lunedì 14 luglio 2014

“Tutti sanno, nessuno ricorda. Io so poche cose, ma le ricordo benissimo”


“Tutti sanno, nessuno ricorda. Io so poche cose, ma le ricordo benissimo”. Con queste due frasi Claudio Martelli conclude il suo “Ricordati di vivere”, edito da Bompiani nel 2013. Un libro ricco e in alcuni momenti coinvolgente che definire autobiografico risulta riduttivo.
Quanto scritto costituisce una necessità per Martelli, di far conoscere con chiarezza il suo pensiero, descrivendo, più che raccontando, la genesi e analizzando, trent’anni dopo, la sua storia vissuta.
Anche con luci e ombre giustificabili, il tutto fa emergere la coerenza di un percorso politico, entusiasta e in parte utopico, che ha affiancato felicemente - e per un lungo tratto temporale - il pragmatismo cinico di un Bettino Craxi in ascesa.
Nel raccontare vicissitudini personali ed eventi politici ormai passati alla storia, Martelli illustra le cose secondo quanto visto con i suoi occhi, attraverso la sua cultura, con rara onestà intellettuale, dopo che in lui il tempo ha sedimentato pathos e razionalizzato tessere.
Senza entrare nel merito specifico di talune questioni e convinzioni personali, ancora attuale e lucida appare l’analisi sulla partitocrazia italiana, sulle tare che hanno condizionato l’azione giudiziaria di “mani pulite”, sull’opportunismo operato da un’ampia aristocrazia sociale sempre avvezza ad approfittare delle cadenzate crisi economico-politiche del paese. In questi casi i giudizi di Claudio Martelli sono spesso taglienti, non fa sconti a molti protagonisti del tempo ma al contempo rende onore a tanti personaggi, non necessariamente socialisti, che lo hanno affiancato nei vari momenti ed in ultimo nel suo non indifferente impegno antimafia.
Al riguardo, un ampio spazio è dedicato allo stimato Giovanni Falcone, per il quale spende parole eccelse, scevre di retorica, fornendo un’efficace anedottica che racconta di lui anche per le collaborazioni e le azioni legislative intraprese “post mortem”.
Il racconto della sua formazione, della sua crescita e il ripercorre le varie fasi della sua avventura politica nel partito socialista di Craxi, fa intravvedere personaggi nei reali ruoli istituzionalmente ricoperti in quel complicato e convulso periodo della storia repubblicana. Nel Caso Moro narra delle contrapposizioni di Craxi a Cossiga, Berlinguer e Andreotti, nella vicenda Gladio delle stranezze di Cossiga, nella vicenda Falcone del “democristiano” comportamento del neo Presidente Scalfaro: una visione politica in un film a 3D rivista dopo tempo, insomma.
Si potrebbe dire che la valenza della storia dovrebbe essere quella di indurre a non ripetere gli stessi errori, ma la stessa storia ci insegna che non è così. Accadimenti e processi nefasti dovrebbero costituire memoria, chiavi di lettura per eventi contemporanei e prevenire errori nelle fiducie talvolta concesse incondizionatamente, ma tristemente nella realtà non è così.
In alcuni tratti si ha l’impressione di osservare la politica attraverso il buco della serratura, con una visione che - ancorchè occasionale e parziale - lascia intravedere retroscena ed interni sconosciuti ai più, che fa riflettere e rivedere proprie convinzioni ignoranti.
Una coerenza rara e la sua onestà intellettuale fanno si che Martelli, nonostante tutto e a distanza di tanto tempo, mantenga un riconoscimento assoluto all’amicizia e alla stima di personaggi storici ancorchè caduti in disgrazia: e, in ciò, senza fare confusione fra politica e sentimenti.
Così come è entrato, Claudio Martelli esce dalla scena politica in punta di piedi. Emblematiche risultano, quindi, le parole a chiusura del libro “Tutti sanno, nessuno ricorda. Io so poche cose, ma le ricordo benissimo”.

Essec


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