“Tutti
sanno, nessuno ricorda. Io so poche cose, ma le ricordo benissimo”. Con queste due
frasi Claudio Martelli conclude il suo “Ricordati di vivere”, edito da Bompiani
nel 2013. Un libro ricco e in alcuni momenti coinvolgente che definire autobiografico
risulta riduttivo.
Quanto
scritto costituisce una necessità per Martelli, di far conoscere con chiarezza
il suo pensiero, descrivendo, più che raccontando, la genesi e analizzando, trent’anni
dopo, la sua storia vissuta.
Anche
con luci e ombre giustificabili, il tutto fa emergere la coerenza di un
percorso politico, entusiasta e in parte utopico, che ha affiancato felicemente - e
per un lungo tratto temporale - il pragmatismo cinico di un Bettino Craxi in
ascesa.
Nel
raccontare vicissitudini personali ed eventi politici ormai passati alla
storia, Martelli illustra le cose secondo quanto visto con i suoi occhi,
attraverso la sua cultura, con rara onestà intellettuale, dopo che in lui il
tempo ha sedimentato pathos e razionalizzato tessere.
Senza
entrare nel merito specifico di talune questioni e convinzioni personali, ancora
attuale e lucida appare l’analisi sulla partitocrazia italiana, sulle tare che
hanno condizionato l’azione giudiziaria di “mani pulite”, sull’opportunismo
operato da un’ampia aristocrazia sociale sempre avvezza ad approfittare delle cadenzate
crisi economico-politiche del paese. In questi casi i giudizi di Claudio
Martelli sono spesso taglienti, non fa sconti a molti protagonisti del
tempo ma al contempo rende onore a tanti personaggi, non necessariamente
socialisti, che lo hanno affiancato nei vari momenti ed in ultimo nel suo non
indifferente impegno antimafia.
Al
riguardo, un ampio spazio è dedicato allo stimato Giovanni Falcone, per il quale
spende parole eccelse, scevre di retorica, fornendo un’efficace anedottica che
racconta di lui anche per le collaborazioni e le azioni legislative intraprese
“post mortem”.
Il
racconto della sua formazione, della sua crescita e il ripercorre le varie fasi
della sua avventura politica nel partito socialista di Craxi, fa intravvedere personaggi
nei reali ruoli istituzionalmente ricoperti in quel complicato e convulso periodo
della storia repubblicana. Nel Caso Moro narra delle contrapposizioni di Craxi
a Cossiga, Berlinguer e Andreotti, nella vicenda Gladio delle stranezze di
Cossiga, nella vicenda Falcone del “democristiano” comportamento del neo
Presidente Scalfaro: una visione politica in un film a 3D rivista dopo tempo,
insomma.
Si
potrebbe dire che la valenza della storia dovrebbe essere quella di indurre a
non ripetere gli stessi errori, ma la stessa storia ci insegna che non è così.
Accadimenti e processi nefasti dovrebbero costituire memoria, chiavi di lettura
per eventi contemporanei e prevenire errori nelle fiducie talvolta concesse
incondizionatamente, ma tristemente nella realtà non è così.
In
alcuni tratti si ha l’impressione di osservare la politica attraverso il buco
della serratura, con una visione che - ancorchè occasionale e parziale - lascia intravedere retroscena ed interni
sconosciuti ai più, che fa riflettere e rivedere proprie convinzioni ignoranti.
Una
coerenza rara e la sua onestà intellettuale fanno si che Martelli, nonostante
tutto e a distanza di tanto tempo, mantenga un riconoscimento assoluto
all’amicizia e alla stima di personaggi storici ancorchè caduti in disgrazia:
e, in ciò, senza fare confusione fra politica e sentimenti.
Così
come è entrato, Claudio Martelli esce dalla scena politica in punta di piedi.
Emblematiche risultano, quindi, le parole a chiusura del libro “Tutti sanno,
nessuno ricorda. Io so poche cose, ma le ricordo benissimo”.
Essec
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