martedì 26 agosto 2014

Antonio Billeci: “Oggi vi presento il grande frocione”


C’è modo e modo di attuare il proprio ruolo di insegnante ed ogni allievo, nel tempo, ne conserverà sicuramente la valenza, non solo in relazione ai ricordi ed alle concettualizzazioni di fondo che avrà assimilato ma, soprattutto, in funzione della originalità ed efficacia dei tempi e dei modi prescelti dal docente di turno.
Una mattina il mitico professore Antonio Billeci, iniziando la sua ora di lezione di ragioneria, disegnò alla lavagna un grandissimo rubinetto da cui sgorgavano al posto dell’acqua una serie di conti e sottoconti economici, sotto un grande colapasta che setacciava il tutto. Ultimato l’emblematico  disegno si rivolse a noi dicendo: “vi presento il grande frocione[1]; oggi, ragazzi, parleremo del Conto Economico”. Nonostante fossimo già avvezzi alle genialità del nostro imprevedibile docente, una risata generale accolse il proclama del giorno.
Nello specifico, in questo caso, il messaggio era che, a completamento di quanto fino ad allora studiato sulle scritture di partita doppia, da quell’unico condotto transitavano tutte le componenti economiche (negative e positive) di una contabilità aziendale che filtrate, in ultimo generavano un unico elemento: l’utile o la perdita d’esercizio. Quindi, a fine anno, sarebbe stata un’unica voce di sintesi filtrata attraverso il conto “Profitti e perdite”, positiva o negativa, che avrebbe portato a pareggio un bilancio.
Era uno dei suoi tanti modi creativi per catturare l’attenzione di noi allievi ancora acerbi ma, soprattutto, di farci associare concetti fondamentali del programma scolastico a figure e schemi più comuni, ma penetranti in fantasia, che avrebbero cesellato per sempre le nostre giovani menti.
I bravi maestri si apprezzano spesso solo quando si è cresciuti. Nel caso dell’amato professore Billeci, sono tanti gli aneddoti che riaffiorano. Per la storia, l’ultimo suo anno di docenza all’istituto tecnico Francesco Crispi di Palermo coincise con l’anno del mio diploma. Venimmo a sapere successivamente che continuò il suo insegnamento all’’ISIDA di Palermo,  curando la formazione postuniversitaria di futuri dirigenti.
Solo in occasione di un ritrovo di ex alunni, fatto moltissimi anni dopo, ebbe a confessarci che la sua vera passione era sempre stata la filosofia. Ci disse che aveva sempre fatto parte di un gruppo impegnato in studi e ricerche in materie filosofiche e che, in questa veste, aveva pubblicato diversi articoli e libri.
Ricordo che nel corso di un ricevimento di professori ebbe a dire di me ciò che conservo come uno degli apprezzamenti più belli mai ricevuti: “in una classe di orbi, il ragazzo ci vede con un occhio solo”.

ESSEC


[1] Nel gergo palermitano per “frocione” s’intende la portata di liquido che un rubinetto riesce ad erogare nella sua massima apertura.


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