martedì 28 ottobre 2014

Stress da test o test da stress?


Stress da test o test da stress? 


Tanto tuonò che piovve. E non è stata pioggerellina di marzo, ma bomba d'acqua inattesa per molti, anche se non per tutti. Al di là delle rassicurazioni un po' scontate sulla solidità del sistema rilasciate dall'industria e dai suoi vigilanti appena pubblicati i tanto attesi risultati della Bce sulle banche del continente, accompagnate da molto italiche lamentazioni sulla severità delle prove e sui "favoritismi" di cui avrebbero goduto i sistemi di altri paesi, siamo a fare i conti con i nostri guai bancari: dalle AQR agli stress test il sistema bancario italiano si dimostra il peggiore di Europa.

Già all'inizio delle prove ben 9 banche deficitarie su 15 la dicevano lunga sulle insufficienze patrimoniali accumulate negli anni precedenti e poi le quattro banche, non certo minori, prive dei requisiti, alla ricerca di aggiustamenti non del tutto convincenti e infine le due rimaste impigliate nella rete (Monte dei Paschi e Carige) che, per dimensioni del capitale necessario al raggiungimento della sufficienza, rappresentano quasi il trenta per cento del complessivo deficit patrimoniale europeo (3 mld su 10 con le altre in short fall di capitale appartenenti a paesi minori dell'Unione). Senza dire del Monte, uti singulus, che con i suoi 2,1 miliardi di fabbisogno ha conquistato la maglia nera. Qualcuno non dovrebbe rispondere alla domanda del perché far rimborsare tanto rapidamente alla Banca più vecchia del mondo buona parte dei Monti Bond, se vi era il rischio che si ritrovasse dopo poco tempo con un deficit patrimoniale tanto elevato?

Eravamo dunque ultimi alla partenza e, pur migliorando, siamo rimasti ultimi all'arrivo. E anche nel confronto con altri sistemi considerati fino a poco tempo fa in maggiori difficoltà del nostro non usciamo bene, dato che la Spagna ha superato le prove molto più brillantemente. Gli aiuti pubblici e quelli europei saranno stati costosi, ma almeno sono stati efficaci.

Quattro delle nostre hanno poi tagliato il filo di lana con eccedenze di poche decine di milioni (dai 20 ai 50), mentre, nel frattempo, la qualità del credito di tutte è senza dubbio peggiorata rispetto al 31/12/2013, dato che l'andamento dei Non Performing Loans nel 2014 ci ha colpito più duramente di altri. Non per eccedere in critiche, ma non fa un po' sorridere che, tra le migliori, sia risultata l'Iccrea, un ossimoro in termini di rischio sistemico, con le 380 BCC del suo sottostante? 

Infine non ci sono margini, se non per le due banche maggiori, per trasformare attivi a ponderazione zero, inflazionati dalla iper liquidità creata con le LTRO, in crediti a maggiore assorbimento di capitale, con il credit crunch diventato ormai strutturale. E ben magra è la consolazione del ridotto peso delle crisi bancarie a carico del contribuente italiano, continuando la nostra economia (e il lavoro) a pagare un prezzo complessivo sempre meno sopportabile.

Non vedo quindi in tutto ciò alcun motivo di positività, anzi credo che ormai il re sia nudo e che si apra finalmente una fase di profonda ristrutturazione e riconversione delle tante e troppo piccole banche, perché c'è da credere che il nuovo controllore di Francoforte non voglia finire come Gulliver prigioniero dei Lillipuziani. 

E sembra che per le banche italiane sia già suonata la campana del giro finale, considerato che hanno le peggiori performance in Europa, nonostante l'eccellente qualità delle cure delle nostre autorità di controllo. 

La cattiva strega della speculazione ha fatto intanto precipitare le quotazioni di tutte, mentre analisi sempre più complesse degli addetti ai lavori su quanto avvenuto hanno cominciato a prendere piede, quando l'unica domanda cui si dovrebbe rispondere è se il nostro sistema bancario, nessuna componente esclusa, sia davvero adeguato alle esigenze del paese. L'Unione si è già pronunciata!

"Sbankor"

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