L'Unione bancaria ci porterà fortuna
(Daniele
Corsini, Davide De Crescenzi)
Continua la fase di autoflagellazione sugli stress test delle
banche italiane e sulle sonore bocciature ricevute da ben nove di esse in sede
europea. Si invoca di tutto pur di trovare una comprensibile giustificazione e
un tiepido lenimento a quanto accaduto, ma l’impressione è che siano lacrime di
coccodrillo.
Decisamente questa fase è la peggiore e sarebbe ora preferibile
mantenere un basso profilo dopo che le uova sono state rotte. Invece si
continua a parlare di complotti internazionali, di economia in crisi, dei
vantaggi consentiti alle attività in derivati, comunque almeno in parte
bilanciati con la rimozione dei filtri prudenziali sui titoli di stato, della
quota di crediti all'economia più rischiosi delle attività finanziarie ecc. Ed
è sorprendente giungere ad affermare - tanto per salvarsi l'anima - che le
crisi di MPS e Carige sono casi di mala
gestio, come se ammettere che nel nostro sistema hanno
scorazzato tranquillamente banditi contribuisca a rafforzarlo.
In ogni caso non dobbiamo dimenticare l'enorme ammontare di
crediti anomali che pesano molto più che in altri sistemi e che a qualche considerazione
di imprudenza debbono pure portare. Dal 5% del 2007, l’incidenza dei crediti
deteriorati lordi (sofferenze, incagli, ristrutturati, scaduti e sconfinanti) è
triplicata e la notte prima degli esami (a fine dicembre 2013) era al 16% sul
complesso dei crediti, raggiungendo, in valore assoluto, quasi 300 miliardi di
euro. Più che impreparati, all’esame siamo arrivati nudi alla meta e nonostante
avessimo accatastato oltre 400 miliardi di titoli di Stato (di cui 140 tra il
2012 e il 2013) che alleggeriscono le attività ponderate per i rischi, secondo
la tassonomia di Basilea.
In verità gli stress test dimostrano che il sistema bancario
italiano è sottocapitalizzato e quindi non in grado di fornire credito al
sistema economico. E dobbiamo ricordare che lo era, nel confronto con le banche
europee, anche quando la crisi non era deflagrata e i metodi di misurazione meno
sofisticati. Fa anche sorridere che le autorità di controllo si limitino a dichiarare
che non vi saranno interventi pubblici per rendere migliore la situazione di
alcune grandi banche, dato che non ci si debbono dimenticare gli sprechi andati
a favore di grandi debitori, quali Ilva e Alitalia (ricordiamo per pudore solo
i più recenti, e non certo trascurabili, quanto a impatto sulle disastrate
finanze pubbliche) e quindi indirettamente delle banche creditrici. Non è
denaro pubblico anche quello?
Vi è un'altra verità purtroppo. I test della Bce e dell'Eba sono
di natura comportamentale ovvero prudenziale. Se i manager di una banca
vogliono perseguire una certa politica aziendale devono accantonare a
patrimonio risorse predeterminate. Questo principio si applica
indipendentemente dalla struttura più o meno efficiente del sistema creditizio
considerato. E' in definitiva la logica degli accordi di Basilea. Devi fermarti
se il semaforo è rosso, ma se di semafori non ce ne è o ce ne sono tanti non
importa. Puoi proseguire.
Per le banche italiane ai problemi comportamentali si associano
quelli strutturali che investono, al momento, anche banche non incluse nella vigilanza
europea, ma pur sempre rilevanti per la nostra economia (basta leggere la
lista, anche con nomi illustri, dei commissariamenti): assetti inadeguati di governance, conflitti di
interesse, eccessivi costi di struttura, ROE da anni molto basso se non
negativo nel 2013, frutto di politiche, ai tempi delle vacche grasse, espansive
oltre le nostre forze. Un localismo italico esaltato a prescindere, ma con
visibili punti critici anche quando se ne voleva vedere solo gli aspetti
positivi. Si pensi ad esempio ai ridotti investimenti in tecnologia! Per cui, a
ben guardare, la crisi ha senza dubbio peggiorato le condizioni di molti, ma
non è l'unica responsabile della attuale situazione.
Dire che questo stato di cose non impone una soluzione pubblica,
vale a dire una guida esterna per la ristrutturazione dell'intero settore
bancario non è cosa saggia. Perché oramai non possiamo più permetterci un
sistema siffatto. Da qui l'invito a procedere speditamente alla sua
riconversione industriale, esercitando poteri che l'Unione bancaria non lesina
certo alle Autorità nazionali ove proiettate al rafforzamento delle
infrastrutture finanziarie di ogni singolo paese.
Luciano De Crescenzo nel recente libro "Ti porterà fortuna. Guida insolita di Napoli" racconta del suo esame di analisi matematica con il celebre matematico Renato Caccioppoli. Lo scrittore
fece una pessima prova e il professore, con fare tra il cinico e l'ironico (ahi, gran virtù
dei professori antichi),
lo congedò con un 21 di "scoraggiamento" invitandolo a cambiare facoltà.
Forse è proprio così per il nostro sistema finanziario. Se
vogliamo per forza sostenere che siamo passati, siamo passati a stento e il
voto finale è un invito - neanche troppo nascosto - a voltare decisamente
pagina o a cambiare mestiere.
(Daniele
Corsini, Davide De Crescenzi)
Come al solito splendido ..... una scrittura leggera ed efficace come una "pic-indolor" ..... ovvero significativo come l'ombrello di cipputi!
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