giovedì 5 marzo 2015

IL BLOB DI RENZI SULLA SCUOLA: DODICI MESI DI SLOGAN E FUMO



TEMPI SEMPRE CERTI E MAI RISPETTATI, NUMERI MOLTO PRECISI CHE CAMBIANO IN CONTINUAZIONE.
Nel caso di Matteo Renzi quello che segue rischia di essere un esercizio stancante e ripetitivo. Il premier ha infatti il vizio di parlare spesso e farlo per slogan molto netti che poi provvede a smentire con grande serenità: se qualcuno glielo fa notare, però, lui nega di essersi smentito e dice che l’invidia è una brutta cosa. Come litigare con uno al bar, insomma.
Siccome, però, sulla scuola Renzi ha puntato molto (“ci ho messo la faccia”, direbbe lui), un piccolo riassunto di dichiarazioni serve a fare il punto sulla bolla d’aria in cui vive la Repubblica. Conviene, prima di iniziare, tenere a mente un paio di cose: la prossima settimana il governo approverà un ddl delega con la riforma e assumerà – se tutto va bene – qualche decina di migliaia di precari.
Tutto comincia il 19 agosto: “Il 29 linee guida sulla scuola perché tra 10 anni l’Italia sarà come la fanno oggi gli insegnanti. Noi lavoriamo su questo in #agosto”, comunicava via Twitter da Forte dei Marmi. Le linee guida, poi, arrivavano il 3 settembre con la pubblicazione del documento La buona scuola. Renzi, stentoreo: “Tutti coloro che stanno dentro alle graduatorie a esaurimento devono essere assunti dalla scuola, perché hanno un diritto nei confronti dello Stato”; “noi diciamo basta ai precari e alla supplentite”. Tempi? “Una consultazione popolare dal 15 settembre al 15 novembre”, poi, nella legge di Stabilità, “le prime risorse e da gennaio gli atti normativi”.
Ma quanti sono i precari da assumere e quando? Renzi risponde da Palermo il 15 settembre: “Nella scuola ci sono 149 mila persone che hanno l’obbligo di essere assunte” (più o meno la cifra indicata da La buona scuola); “tutti coloro verso i quali lo Stato ha un’obbligazione saranno assunti a settembre del 2015, col nuovo anno scolastico”.
Finita la consultazione pubblica, Renzi torna a parlare: “È tempo di passare dalle parole ai fatti”. Siamo al 1 dicembre e la Corte Ue ha appena dato ragione ai precari non assunti nonostante avessero oltre 36 mesi di docenza consecutivi: “Dobbiamo recuperare problemi aperti da anni”.
E ancora il 18 dicembre: “Nel 2015 agiremo perché la buona scuola non sia più solo uno slogan ma divenga un dato di fatto”. Intanto nella legge di Stabilità, approvata il 22 dicembre, l’esecutivo da un lato stanziava un miliardo nel 2015 per la scuola e dall’altro cancellava gli esoneri dei vicari dei presidi, le supplenze brevi, 2mila unità di personale Ata, 30 milioni dal Fondo per l’offerta formativa e 100 da quello per le non autosufficienze. Nel frattempo i 3 miliardi e mezzo promessi per l’edilizia scolastica il 12 marzo 2014 sono diventati uno solo: ad oggi ne ha speso circa un terzo.
Il 5 gennaio, comunque, il premier era di nuovo sul pezzo: “Siamo al lavoro sulla riforma più importante per il futuro: da qui al 28 febbraio scriveremo i testi”. Sicuro? Sicuro. Il 23 gennaio: “Da qui a un mese è tutto pronto”. Il 22 febbraio era fatta: “La prossima settimana ci sarà un doppio atto normativo”.
Lunedì 2 marzo i giornali descrivevano il decreto con dovizia di particolari. L’altroieri, 3 marzo, niente decreto, tutto rinviato, ma Renzi è incrollabile nella fede: “Non c’è alcun rischio di slittamento delle assunzioni” (ma esperti e ministero dicono il contrario). Ma quanti sono alla fine? “Per noi è fondamentale assumere oltre 100mila insegnanti”. Non più 149mila allora e neppure per decreto.
Martedì 10 marzo in Consiglio dei ministri arriverà infine un ddl delega: “Sono basita”, direbbe il ministro Giannini. 


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