lunedì 29 giugno 2015

Analisi comparata



Vorremmo brevemente mettere a confronto due testi usciti in settimana che, pur avendo in comune l'argomento delle condizioni del sistema bancario italiano e dei suoi organismi di vigilanza, sono quanto di più distante si possa immaginare circa autori, stile, scopo degli scritti, platea dei destinatari, contenuti.

Il primo è il discorso, in inglese, tenuto da Ignazio Angeloni membro italiano del Supervisory Board della BCE, alla Commissione Finanze e Tesoro del Senato; il secondo è il volumetto, pubblicato per Chiare Lettere, di Elio Lannutti dell'Adusbef, titolato "La Banda d'Italia" e sottotitolato "la prima vera inchiesta su Bankitalia, la super casta di intoccabili che governa i nostri soldi".

Come criterio di comparazione abbiamo scelto quello di valutarne l'efficacia in termini di aiuto al cittadino alla comprensione del contesto istituzionale in cui vive, rafforzandone il livello di consapevolezza in veste di consumatore di servizi bancari. Insomma un piccolo apporto in termini di educazione civica.

L'intervento di Angeloni è la sintetica ricostruzione del quadro che, a partire dal novembre scorso, data di avvio dell'Unione Bancaria Europea, si va edificando attraverso nuovi organismi di vigilanza, omogenei processi valutativi degli intermediari, periodiche verifiche delle condizioni delle banche a rilevanza sistemica, modalità di esercizio della ordinaria attività di supervisione, messa a punto delle politiche di intervento in caso di crisi bancarie e delle forme di tutela dei risparmiatori. Fanno da complemento all'azione sui singoli intermediari le politiche macroprudenziali, volte ad assicurare l'equilibrio delle variabili macroeconomiche per contenere i rischi dell'intera industria bancaria e finanziaria. Il metro di misura di sostenibilità dei rischi a livello di singolo operatore fa riferimento ai requisiti patrimoniali di cui agli accordi di Basilea, mentre viene ribadito che elemento essenziale di funzionamento del nuovo sistema di supervisione resta la trasparenza dei comportamenti di tutti gli attori in gioco.

Emerge da questa rappresentazione un quadro articolato eppure integrato di governo europeo di un'industria il cui scopo è quello di far affluire in misura adeguata risorse finanziarie al mondo della produzione e dei servizi. Angeloni misura anche le distanze del sistema nazionale da questo quadro, soffermandosi sui disallineamenti emersi nella fase della valutazione complessiva, comprendente la cosiddetto asset quality review e gli stress test. Mentre il rafforzamento patrimoniale di 7 banche italiane, risultate in prima battuta deficitarie, si è positivamente concluso, rimangono ancora critiche le situazioni di due di esse. La situazione generale non consente quindi di esprimersi in maniera definitiva sulla robustezza di una parte non secondaria del sistema, avvertendo che vi sono ancora rischi non adeguatamente governati e una ridotta propensione a fornire credito all'economia, dato l'elevato ammontare dei prestiti non performing, che ci vede al primo posto in Europa.

Il rinnovamento del quadro regolamentare che si profila con le direttive comunitarie di prossimo recepimento determinerà inoltre sostanziali cambiamenti dell'ordinamento italiano, con il diretto coinvolgimento del risparmiatore. Il Supervisory Board della BCE è quindi attento a monitorare la situazione del sistema bancario italiano nelle sue peculiari criticità.

Il libro di Lannutti appartiene invece al genere dei pamphlet scritti con intento scandalistico (di chi, scandalizzandosi, intende nel contempo scandalizzare), enfatizzato da un linguaggio senza mediazioni, per dimostrare che l'antidoto al coacervo di interessi in conflitto che sistematicamente opererebbero nel sistema bancario italiano con la finalità di danneggiare i risparmiatori siano la trasparenza dell'informazione, l'azione delle associazioni dei consumatori, il rigore di qualche magistrato.

Con questa intenzione, egli prende di mira gli ultimi tre governatorati di  Banca d’Italia, per dimostrare i rapporti collusivi dell'Organo di vigilanza con le banche vigilate e i numerosi conflitti di interesse autoalimentatisi nel tempo, traducendosi in politiche gestionali opache a danno sia dei risparmiatori sia dei prenditori di credito.

A sostegno di questa tesi, viene portata una serie di episodi attinenti a specifici interventi (o omissione di interventi) di vigilanza bancaria, nonché a profili organizzativi e gestionali della Banca d’Italia, in una girandola di azioni improprie facenti capo a soggetti esterni (commissari straordinari di banche in default) e interni (dirigenti e funzionari) all'istituzione.

I casi a carico dei singoli governatori sono: per Fazio la vicenda Banca Popolare di Lodi (2004-2005), per Draghi quelle di Monte dei Paschi e Carige (2008-2011), per Visco e i suoi più stretti collaboratori la gestione degli AQR e degli stress test (2013-2014) introdotti dalla BCE, nella prospettiva dell'Unione Bancaria.

Come si vede, si tratta di argomenti noti, dei quali si è a lungo discusso, e sui quali altri precedenti interventi dell'autore, come egli stesso riconosce, hanno spinto la Banca d’Italia alla querela.

A contorno vengono descritti episodi di rilievo minore, tutti comunque ricondotti al tema della collusione, per disegnare un quadro complessivo a tinte fosche, che il lettore interpreta come contesto di sostanziale illegalità.

Non ci si può nascondere che di fronte ad alcune vicende, raccontate secondo la più assoluta certezza e dovizia di particolari (nomi, date, circostanze) non si resti sconcertati e portati a riconoscere d'impulso che nell'ambiente che il libro descrive vi siano molte cose da correggere. Poi a una lettura più attenta emergono incongruenze e approssimazioni che alimentano perplessità di senso opposto.

Sta di fatto che se alcune delle critiche sembrano lecite, è obiettivamente difficile assecondare una visione talmente distruttiva, senza interrogarsi sulle sue implicazioni, a cominciare dalla fiducia nei riguardi di un intero sistema di vigilanti e vigilati.

Come è spesso destino dei pamphlet, anche questo, dopo un probabile effetto shock tra i suoi più o meno numerosi lettori, potrebbe finire presto dimenticato, senza alcuna effettiva utilità, a meno che, come si propone qui di seguito, non si dia a una tanto cruda rappresentazione un diverso indirizzamento per verificarne definitivamente l'attendibilità.

Secondo la logica che ci siamo prefissi, vale a dire quella della comparazione dei due scritti per valutarne l'utilità per il cittadino, vorremmo infatti avanzare la proposta di invertirne la destinazione.

Potrebbe essere quanto mai utile la pubblicazione del testo Angeloni sui giornali e su altri mezzi di comunicazione e forse anche la diffusione nelle scuole, affinché in questa particolare fase di profondo rinnovamento regolamentare dell'industria bancaria seguita all'avvio dell'Unione Bancaria Europea si alimentino conoscenze strutturate e ad ampio raggio del quadro in fieri.

Una maggiore consapevolezza dei cittadini-risparmiatori non può infatti prescindere dal soddisfacimento dei bisogni informativi su temi che presto li riguarderanno direttamente. Basti pensare al coinvolgimento dei risparmi nei processi di bail-in, per il salvataggio di banche in crisi, ma più in generale all'impatto della nuova regolamentazione sulla qualità e sui costi dei servizi bancari, anche per la stretta relazione tra Unione Bancaria e Area Unica dei Pagamenti Europei, cosiddetta SEPA, anch'essa avviata nel 2014.

La proposta speculare è quella di sottoporre il testo Lanutti alla Commissione Tesoro e Finanze di Camera e/o Senato, per valutare se, nell'aspra critica all'operato della Banca d'Italia, vi siano elementi tali da configurare un vulnus istituzionale. Circostanza che potrebbe prendere corpo, dato che la narrazione è finalizzata a una rappresentazione d'insieme, che rischia, tra l'altro, di danneggiare proprio le esigenze conoscitive del cittadino.

Se il detto latino secondo il quale "Oportet ut scandala eveniant" è sempre da tenere nella massima considerazione, siamo infatti portati ad osservare che approcci critici siffatti difficilmente possono aiutare nella difesa dei sacrosanti diritti dei consumatori, accrescendone al contrario il grado di confusione e facendo riemergere nella nostra italica mentalità la domanda del "cui prodest".

Per sgombrare il campo dai dubbi, vale a dire volendo dare rilevanza a tutto quanto riportato nel libro, verrebbe addirittura da pensare alla necessità di un'inchiesta parlamentare sulla Banca d'Italia, volta a chiarire definitivamente l'esistenza o meno dei conflitti di interessi endemici che, secondo il Lanutti, ne caratterizzerebbero l'azione. Ma ci sembrerebbe un po' troppo. Non di teoremi c'è bisogno, ma di chiarezza su singole circostanze, come ci ricorda anche oggi l'articolo del Corriere della Sera sulla storia della ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena.

Sarebbero, invece, da attendersi, ricorrendone i presupposti e sempre per esigenza di chiarezza, azioni giudiziarie di difesa da parte sia della Banca sia di coloro che nominativamente vengono chiamati in causa nel libro.

Considerazione finale: a coloro che in vari ambienti, anche a mezza voce, sollevano lamentele nei confronti dell'Unione Bancaria a causa della perdita di sovranità nazionale ovvero di regole di vigilanza troppo rigide e poco rispettose delle nostre peculiarità bancarie, vorremmo una volta per tutte ricordare una nota espressione, appena riadattata alla circostanza "È l'Europa bancaria, bellezza!" e aggiungere anche "finalmente!".

Daniele Corsini e Davide De Crescenzi 

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