Comunque la si pensi, la Brexit un merito lo ha di sicuro:
imporci un cambio di prospettiva, farci vedere le cose da un altro, spiazzante
punto di vista.
Populista chi? Ammesso e non concesso che il temine “populismo” –
cioè attenzione al popolo e alle sue esigenze, esaltazione dei suoi valori –
sia necessariamente negativo, sono più populisti l’Ukip e i conservatori pro Leave,
che hanno cavalcato i sentimenti antieuropei e soprattutto anti-immigrazione;
oppure Cameron, che ha promosso il referendum sull’uscita dall’Ue nel 2014 (all’indomani
del successo di Farage alle Europee), lo ha promesso per vincere le elezioni
nel 2015 e poi lo ha realizzato nel 2016, non prima di aver cercato di disinnescarlo,
ottenendo da Bruxelles trattamenti speciali su welfare, immigrazione,
politica economica e finanziaria? Non è populista un premier che usa un
referendum così importante per mero calcolo politico interno (essere rieletto
contro gli euroscettici dentro e fuori il suo partito)? Solo che poi il popolo
ha scelto altrimenti.
Disastro quale? L’uscita dall’Ue o la permanenza nell’Ue? Non sappiamo
ancora quali saranno le conseguenze reali del Leave, che peraltro
avverrà non prima di due anni, ma gli economisti – gli stessi che hanno
già dato pessima prova di sé, non prevedendo la crisi globale e non formulando
ricette efficaci per uscirne – ipotizzano scenari nefasti. In compenso, i
cittadini europei conoscono perfettamente i costi del Remain, con tutti
i sacrifici insiti nelle politiche di austerity: licenziamenti, tagli
delle pensioni, riforme del lavoro con abolizione di diritti, vincoli alle
imprese… In Italia la legge Fornero, il bail-in, il Jobs Act, i paletti al Made
in Italy agroalimentare. La Grecia, che giusto un anno fa disse no
al piano dei creditori internazionali per poi alzare bandiera bianca, continua
ad avere il debito pubblico e il tasso di disoccupazione più alti d’Europa
(24,2%).
Cattivi chi? L’Ue o i governi nazionali, che vendono alle
rispettive opinioni pubbliche decisioni che hanno concorso a prendere? Che
tagliano l’art. 18 “perché l’Europa ce lo chiede”, ma non realizzano il
reddito di cittadinanza anche se “l’Europa ce lo chiede”? Sono cattivi ed
egoisti i cittadini britannici, che scelgono l’exit perché spaventati
dall’arrivo dei migranti, o la grande e civile Ue che non riesce a dimostrarsi
solidale di fronte a una migrazione – e a una strage in mare – epocale, che non
riesce a gestire l’arrivo di 250mila uomini, donne, bambini, mentre paesi ben
più piccoli come Giordania e Libano fanno fronte a oltre 1 milione di profughi
ciascuno?
Democratici chi? La Brexit è stata illuminante anche per capire
la concezione della democrazia di molti nostri rappresentanti istituzionali e
commentatori. Se la sono presa con gli elettori, rinnegando nei fatti il metodo
democratico, con aberrazioni tipo: “Ho paura che la democrazia si possa perdere
se usata male” (Monti), “Elettori disinformati producono disastri epocali. Per
votare servirebbe esame di cittadinanza” (Gori), “Brexit. I limiti della
democrazia diretta: il popolo è sovrano ma non necessariamente consapevole e
sapiente” (Castagnetti), “Certo la democrazia diretta non è infallibile”
(Lavia, L’Unità), “Si è creata un’assurda convinzione basata sul fatto
che quello che viene deciso a maggioranza sia democrazia” (Zevi, giornalista).
Fino alle apoteosi sul presunto voto dei vecchi britannici contro i giovani (in
realtà solo 1 giovane su 3, il 36%, ha votato): “Invece di vietare il voto alla
gente nei primi 18 anni di vita, perché non negli ultimi 18?” (Dini, Vanity
Fair, ritwittato dall’ex Min. Melandri), e il capolavoro del docente di
Demografia all’Università Cattolica di Milano Rosina, che ha parlato di
“necessità di allentare il vincolo che impone che il voto di un ottantenne
valga come quello di un ventenne su temi che condizionano soprattutto il futuro
di quest’ultimo. Tanto più in un’Europa che invecchia”. Gli anziani (che per
Rosina non hanno né figli né nipoti, dunque sono egoisti, meschini, al loro
confronto Ebenezer Scrooge è un chierichetto) dovrebbero votare solo su
pensioni, sanità ed eutanasia? Che sinceri democratici a giorni alterni: se il
risultato è quello sperato gli elettori sono maturi e consapevoli, diversamente
sono un branco di ignoranti; se c’è il referendum sulle trivelle “Astensione”,
se c’è quello costituzionale “Al voto!”; se vince il sì “Trionfa la
democrazia”, se vince il No “Trionfa il populismo”. ItExit.
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