Berlusconi ieri e, oggi, Renzi più che al Parlamento e ai partiti si rivolgono direttamente all'Opinione pubblica. Che, un tempo, parlava con la voce degli intellettuali, dei movimenti, dei circoli più attivi sui temi di pubblico interesse. Mentre oggi è interpretata dai sondaggi. D'opinione. I leader politici e di governo li commissionano e, se positivi, li diffondono. Altrimenti li nascondono. Comunque, li usano per regolare le proprie scelte e le proprie parole.
Per questo i "sondaggisti" che presentano i loro dati in tv e sui giornali sono così influenti. Perchè, in tempi di crisi delle ideologie, le persone e i leader contano più dei partiti e i sondaggi danno una "misura della fede" nei loro confronti. Mentre chi li realizza ha rimpiazzato i sacerdoti, i profeti. E poi, sondaggi e sondaggisti fanno spettacolo. E i loro numeri, alla fine, condizionano anche i cittadini. Perchè, se in tv e sui giornali affermano e ripetono che gli italiani hanno fiducia o sfiducia nel governo, intendono votare in un modo piuttosto che in un altro, gli italiani, alla fine, ci credono.
I sondaggi, però, non sono la realtà ma un metodo - approssimativo - per raffigurarla. I loro risultati dipendono dalle domande e da chi le fa. E poi, le interviste non coinvolgono la popolazione ma un campione. Chi non risponde, o non è intervistato, non conta nulla. Pierre Bourdieu, per questo, quarant'anni fa, scriveva che l'Opinione pubblica non esiste. Ma i media, la società, i politici la pensano diversamente.
Così si sta affermando una Democrazia dell'Opinione. Dove alcune migliaia di persone votano tutti i giorni e decidono per tutti. Una democrazia "rappresentativa" fondata sulla volontà di "campioni (statisticamente) rappresentativi". Mentre i cittadini, quando va bene, sono spettatori.
Ilvo Diamanti (tratto da: "Password. Renzi, la Juve e altre questioni italiane" - Serie Bianca - Feltrinelli)
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