mercoledì 10 maggio 2017

La fototessera. Un solo viso per tanti documenti



 

Nella maggior parte dei casi, l’immagine applicata sulla Carta d’Identità non solo non risulta gradita al soggetto, ma, paradossalmente, non soddisfa nemmeno il fotografo che l’ha realizzata. Furono le Forze dell’Ordine e gli organi di Polizia ottocenteschi i primi a ritenere utile conservare una fotografia segnaletica dei malviventi. In questi casi, tuttavia, veniva utilizzato ogni tipo di immagine come le foto ricordo o i gruppi di famiglia e, talvolta, perfino quelle più truculente scattate “post mortem” ai banditi uccisi durante la cattura. 

Appaiono immediatamente evidenti le differenze tra il classico ritratto fotografico ed una comune fototessera, infatti, quest’ultima, pur rappresentando un volto in primo piano, deve avere delle caratteristiche precise ed indispensabili che non permettono alcun apporto artistico, ma consentono solo un risultato neutro e spesso antiestetico. 

Sono ritenute valide solo le fotografie in bianco e nero ed a colori che rispettano le norme internazionali ICAO – ISO (ISO/IEC JTC 1/SC 37 N506). Oltre al tipico formato della stampa (mm.40x33mm.), è fondamentale che la ripresa debba essere frontale e l’espressionevaga”. Non devono essere presenti oggetti, arredi o altre persone e lo sfondo chiaro serve ad impedire a chiunque di modificare i contorni del volto “pasticciando” barbe o capigliature improbabili. Gli occhiali sono ammessi, ma la montatura, come l’acconciatura dei capelli, deve lasciare interamente visibili entrambi gli occhi. Fino a pochi anni addietro, per molti anziani, la coppola o il basco calato sulla fronte, rappresentavano accessori inseparabili come per molte signore un vezzoso foulard o un severo “scialle all’uncinetto”, sennonché, sulla fototessera,  non potevano venire indossati dai loro affezionati possessori. 

Come se non bastassero questi imprescindibili parametri, anche l’illuminazione non deve produrre ombre visibili e l’impossibilità di ammorbidire la carnagione del soggetto ricorrendo ad un delicato effetto flou, stronca definitivamente ogni velleità creativa da parte di chi si trova dietro l’obiettivo e mortifica le ultime vanità anche delle modelle più carine e solitamente attraenti. 

I fortunati individui in possesso di un bell’aspetto sono certamente avvantaggiati davanti al fotografo, ma, comunque, è alla portata di tutti ottenere un certo miglioramento attraverso la scelta dell’abbigliamento e dei colori più adeguati alla propria personalità e ad una postura rilassata, ma composta. E, infine, se, indipendentemente dalle circostanze e dall’ambiente in cui si trova, il soggetto fotografato “viene sempre bene!” definiamolo pure, con un po’ d’invidia, fotogenico. 

La bravura del fotografo, in quasi tutte le occasioni in cui una o più persone devono stare ferme “in posa”, sembra proprio che consista non tanto nella preparazione tecnica, quanto nella personale capacità  di fare dimenticare ai soggetti la presenza dell’apparecchio con cui li sta inquadrando. 

Andrea di Napoli (L’Inchiesta Sicilia, 10 maggio 2016)


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