giovedì 9 novembre 2017

Quando i risultati non corrispondono per nulla alle aspettative



Con questo scritto voglio addentrarmi in campi ampiamente dibattuti, che suscitano spesso argomentazioni controverse dove alla fine ciascuno rimane sostanzialmente sulla propria posizione.
Per fare questo devo introdurre una premessa che esemplifichi in maniera plastica una casistica vera, e perciò elenco otto foto con brevi didascalie esplicative riguardo ai contenuti.

Titolo della foto “WhatsApp”. Al di là della composizione grafica, l’azione. Il soggetto appare assorto in un mare oceanico e non vede realtà rappresentate nei quadri esposti  divisi da un muro.

Titolo della foto “Luci e ombre”. Rappresenta la sagoma di un bimbo che sembra contemplare un libro e che voglia ascendere verso un’ombra mistica stagliata in un muro di un’architettura moderna.

Titolo: “Religione & Business”. La composizione prospettica che sublima il significato del cristo crocifisso contrasta con la scritta a latere che caratterizza il pragmatismo reale del mondo cattolico: “Chi accende le candele deve lasciare un’offerta adeguata”.
  
Titolo: “Cartier-Bresson 2017”. L’immagine si ispira ai classici salti immortalati da Henri Cartier-Bresson; felicemente colti e poi ricercati o forse anche costruiti quelli più complessi realizzati successivamente al primo. A prescindere dal pretesto ispiratore bressoniano l’immagine, con le complesse convergenze verso un unico punto indirizzato da una luce, vuole rappresentare concetti esistenziali sempreverdi.


Titolo: “Cretto: La creazione”. La composizione proposta costituisce uno dei rari casi d’incontro fra la Street Art e la Land Art. Realizzata a Gibellina, il murales di “Julieta” evidenzia un distacco di frammenti dal corpo che, volando, attraversano la  finestra per andare a costituire gli elementi del sudario “Cretto di Burri”.


Titolo: “Torno subito”. La foto, scattata a Mazara del Vallo gioca fra scritti e immagine. Le due scritte “torno subito” e “non chiediamo acrobazie” enfatizzano oltremodo la ricerca di Denise Pipitone, la bambina scomparsa alcuni anni fa e sempre presente nella attesa di un ritorno da parte dei cittadini mazaresi.

Titolo: “Terza età”. Apparentemente banale l’immagine vuole rappresentare una finestra protetta da inferriate, con ante che si aprono verso l’interno e che inquadrano una persona anziana in penombra, intenta a pranzare in assoluta solitudine …… anzi in compagnia di un ospite virtuale costituito dalla immagine che appare in televisione e posta a capotavola.

Dulcis in fundo “Foto Ricordo”. Una immagine che intende rappresentare l’importanza dei valori e del ricordo. I due giovani intenti a fotografare con il loro cellulare il murales realizzato per “non dimenticare” costituiscono esempio di continuità di personaggi e messaggi consegnati alla storia.

Ora veniamo al punto. Queste otto mie immagini sono state proposte al “circuito Ponente Ligure” che si articola in tre Concorsi fotografici coordinati (cfr. statistiche). Otto fotografie presentate per concorrere in tre concorsi significa che per ciascuna ci sarebbe stata almeno una possibilità su ventiquattro di essere scelta. Di fatto, nessuna di esse è risultata solo ammessa.
Questo articolo non vuole essere polemico ma vuole indurre a riflettere e a rileggere con attenzione un mio precedente scritto “https://angolinodelfotoamatore.blogspot.it/2017/07/fotografia-giurie-giurati-concorsi-e.html”. Del resto, l’avere esposto una mia esperienza diretta, consente ad altri di verificare l’essenza del mio scritto e se del caso, trarne le conseguenze.
Per inciso, la fotografia in B/N intitolata "Cretto: La creazione" ha vinto il primo premio quest'anno ad Anghiari e nel Circuito non ha neanche superato la soglia minima di ammissione. Il tutto mi induce ad attendere con curiosità il volume della manifestazione che andrà in stampa e che andrò a ricevere.

Buona luce a tutti.

© Essec 

11 commenti:

  1. Una foto più bella dell'altra...fattore b.
    Tofrati

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  2. Caro Toti, io ho più volte espresso la mia opinione al riguardo. Ho scelto da sempre di non partecipare a concorsi, in quanto ritengo che significhi consegnarsi nelle mani di una giuria (generalizzando il termine), che a me personalmente non ha dato mai la serenità di affidarmici. Ho visto il risultato di tantissimi concorsi e quasi mai mi sono trovato d'accordo sulle scelte fatte dai giurati. Le foto sono ipoteticamente anonime, ma io sono palermitano e quindi ho pochissima fiducia in questo. Ovviamente un altro motivo della mia scelta, è quello che riconosco la mia (diciamo così) insufficienza artistica. Inoltre penso che un fotoamatore dovrebbe esulare dal rincorrere onorificenze varie.......

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  3. Avevo letto il tuo scritto di pochi giorni fa su “Giurie-giurati-concorsi“ e mi era piaciuto molto ma … non potevo assolutamente immaginare che quel tuo modo di vedere si potesse
    “materializzare” proprio a te.
    Toti, questo che evidenzi è certamente un fenomeno che si ripete e si ripeterà ancora fintantoché non si creano delle figure capaci e qualificate per giudicare un’immagine.
    In ogni concorso patrocinato, deve essere inserita almeno una figura così formata.
    Per carità … potrebbe anche non bastare ma ritengo che sia un passo da fare con immediatezza.
    Personalmente partecipo poco ai concorsi fotografici e fatti come questo, da te magnificamente esposto, mi lasciano parecchio dubbioso.
    Se ho ben capito .. tu non lamenti il fatto di non aver vinto premi o di non aver avuto alcuna segnalazione ma che le tue immagini sono state tutte scartate da ben tre diverse giurie.
    Su otto foto ……. Boh !!!!
    Almeno un’ammessa …. magari quella che ha vinto il concorso nazionale di Anghiari ci poteva anche stare.

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  4. Premesso che le mie partecipazioni a concorsi sono finalizzate a valutare la validità del mio operato fotografico che, come in tutti, è soggetto a evoluzioni/involuzioni secondo le occasioni e le opportunità che si riescono a cogliere, le mie considerazioni tendono a suscitare riflessioni e dibattiti per migliorare opportunità e crescite collettive. I riferimenti allo specifico evento che mi ha riguardato sono stati da me enfatizzati per dare luce a una problematica discussa che continua a rimanere d'attualità.
    Nello specifico, condivido le osservazioni e i suggerimenti di Zico e Salvo che ben focalizzano aspetti e punti deboli dei concorsi fotografici.
    Un punto però comune a tante giurie e non attenzionato, ben noto a chi ha avuto opportunità di parteciparvi, è quello della sudditanza verso "blasonati" o presunti tali a cui vengono spesso concessi eccessivi margini d'influenza e di decisioni.
    Ma questo riguarda altri aspetti inerenti alla personalità dei giurati e alla loro indipendenza di giudizio.
    Ben vengano comunque figure di garanzia formate, per garantire ulteriormente integrità ed obiettività di giudizio, anche se in ultimo resterà sempre e comunque soggettiva qualsiasi scelta e decisione.
    In ogni caso occorre tenere presente che per il fotoamatore nel partecipare ai concorsi vincere non dovrà costituire obiettivo preminente nè costituire ossessione.
    Anche se ai tempi nostri è decaduto, resta per me valido il principio di Pierre de Coubertin sul fatto che l'importante è partecipare, ma il tutto in una competizione sana che offra pari possibilità a tutti.

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  5. Ritorno nel risponderti a ricordi lontani di quando strappai un terzo posto ad un concorso internazionale di San Marino (ben 400.000 lire di premio) con una foto non male per quei tempi e che proposi ad una competizione senza premi alla parrocchia del mio paese in cui, nel gradimento collettivo di giuria e popolo si classificò al quindicesimo posto su quindici partecipanti. Mi posi le tue stesse domande allora e non ci trovai una soddisfacente risposta, non esisteva neanche internet e quindi non potei sottoporre il problema a nessun altro che non fosse una ristretta cerchia di amici.
    Gli anni passarono inesorabilmente, tra alti e bassi il fenomeno si ripresentò regolarmente ma nel frattempo ero invecchiato anch’io e tanta vita avevo visto scorrere, tanti artisti primeggiare e molti altri che ci avevano provato, cadere miseramente nella polvere. Di una cosa mi convinsi, che le foto di molti grandi non sono molto dissimili da quelle di tanti sconosciuti, che lo status di artista o di maestro non possiamo concedercelo da soli ma anche gli altri che ce lo concedono, saldamente ancorati al loro essere a tratti culturalmente elevati o indegni di questa vita pregiata, riescono a condizionare le sorti del mondo e a trovare il bello nel turpe e il male nell’eccellenza. Fattene una ragione amico mio, al di là di ogni bella foto a dire altrui restano uno sguardo colto, una stretta di mano, un sorriso, a dir tuo, che ridimensionano i falsi miti con la sola forza della dignità.

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  6. Sui concorsi fotografici….

    La fotografia, una passione per chi la coltiva, un opportunità per chi la usa. Una disciplina che richiede come tutte le altre anni di studio e applicazione, metodo e confronto, già, il confronto, perché senza confronto non esiste fotografia né fotografo. Chi cattura la luce ,e anche il buio, non può esibirsi in una forma di masturbazione metafisica che preveda il godimento di un immagine in perfetta solitudine, una foto deve essere mostrata, esibita quantomeno ad amici e conoscenti ma se si cerca un più valido motivo di confronto, se la passione inizia a bruciarti dentro, non resta che una sola cosa da fare, i concorsi fotografici.
    Sui costi e sulle finalità dei concorsi si rimanda ad altra discussione mentre invece delle “modalità” di fruizione ma soprattutto di gestione ne vorremmo parlare adesso.
    Parlando di fotografia mi si perdoni se per mia ferrata convinzione e per mio probabile limite caratteriale, considero fotografi solo coloro che usano una macchina fotografica propriamente detta e non piccole fotocamere inglobate in smartphone e affini, non per una avversione tout court verso il mezzo “foto-telefonico” ma semplicemente perché il peso e i volumi di una discreta attrezzatura sono proprie di veri appassionati. Ma andiamo oltre.
    Chiunque partecipi ad una competizione ha sicuramente il desiderio di vincere, non è vero il vecchio adagio “l’importante è partecipare”, nessuno invia foto ad un concorso per il gusto di esserci, ognuno spera di trovarsi nella rosa dei premiati e per questo è obbligato a sottoporre le proprie opere ad una giuria esaminatrice. Parlando di giurie iniziamo ad accorgerci che tutte le rose hanno le spine e alcune di queste fanno tanto male. Facendo salvo il diritto di ogni fotografo a vedersi commentare le proprie foto da persone qualificate, scopriamo invece che molto spesso queste giurie sono composte da membri improvvisati e di dubbia competenza fotografica, ci troviamo il sindaco, l’assessore, il farmacista, il parroco, la maestra, piuttosto che imprenditori, negozianti, ristoratori spesso annoverati tra gli sponsor della kermesse. Tutte persone meritevoli di stima, lavoratori e grandi professionisti nei loro ambiti ma basta questo per renderli competenti anche in fotografia ? Talmente competenti da entrare nei membri di una giuria che esaminerà centinaia di foto di gente dal pelo bianco, veri squali che si nutrono da anni di immagini e nuotano nel loro liquido con disinvoltura ? Un giuria di queste fattezze mancherà proprio di quello che ci si aspetta, di quell’autorevolezza che gli consentirà di allungare lo sguardo oltre il solito gatto, il solito tramonto, la solita cartolina. La competenza a cui ognuno spera di affidare le sue opere deve essere certificata o dimostrata sul campo, si gareggia per vincere vero, se si perde sotto il giudizio di un professionista nel mondo dell’immagine te ne fai una ragione ma se a decretare la tua sconfitta è un assessore ai lavori pubblici o chicchessia che non riesca a formulare neanche una chiara motivazione di ciò che ha premiato e che vada lievemente più in là del noiosissimo…….minchia che bbbellla…..è tutto il sistema che merita di essere rivisto e l’unico consiglio che mi sento di dare a chi mi legge è sempre lo stesso, partecipate a concorsi prestigiosi, affidate le vostre foto a gente competente, confrontatevi con i migliori che per anni vi faranno mangiare polvere ma che nel tempo diventeranno dei riferimenti da superare e che supererete solo se il vostro impegno e la vostra dedizione sono stati pari o superiori al loro.

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  7. Concordo con te caro Toti e anche con gli altri commenti,una soluzione oltre quella esposta nei commenti potrebbe essere quella, come hai fatto tu, e come faceva la Gasperini, di corredare le foto con una breve didascalia, così anche il farmacista o l'assessore come dice Giampà,può capirne il senso di quello che uno ha voluto realizzare, ma capisco perfettamente che così la fotografia non diventerebbe più anonima, e allora cosa fare? Lodardi per il suo operato? Se è questo che vogliono allora ben venga, ognuno rimane sulle sue posizioni senza mettersi a confronto con gli altri, ed egoisticamente mettersi a capo del suo ego, tanto siamo "fotoamatori" i "maestri sono e lasciamoli a gli altri" che ci tengono. Un abbraccio Angelo Battaglia.

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  8. Concorsi fotografici? L’affermazione della propria capacità su quella altrui: Dio ce ne scampi e liberi!

    il mio personalissimo pensiero suggerisce la necessità di CONDIVISIONE, NON di COMPETIZIONE!

    Giorni fa mi sono imbattuto in un articolo di Silvia Garis, e da cui ho tratto un pensiero che ho fatto mio: "esprimersi è fondamentale per l’essere umano ed è bellissimo condividere ciò che creiamo con altre persone, ma sarebbe bello tornare a farlo solo per il piacere di farlo e non per un ultimo goal che nasconde il desiderio di essere riconosciuti come speciali".

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  9. ciao Toti
    come diretto interessato in quanto ero un componente di una delle tre giurie del Circuito del Ponente Ligure, vorrei esprimere il mio parere. Premesso che nei nostri concorsi specialmente qui al nord, non mettiamo mai gente di comodo nelle giurie , ma giurati di comprovata esperienza con decine di giurie alle spalle. Non demonizziamo i concorsi e le giurie che fanno il lavoro con la massima trasparenza e serenità, solo perchè non siamo ammessi o premiati, prendiamolo come un gioco, a volte va bene altre male, io stesso faccio circa 50 concorsi all'anno fra UIF, Fiaf e internazionali, la stessa foto può passare da un riconoscimento internazionale ad una non ammissione ad un concorso UIF o viceversa e non per incapacità di questa o quella giuria. Io personalmente non amo sollevare polveroni, non mi faccio domande o quant'altro, semplicemente ripropongo le stesse immagini ad altri tre quattro concorsi, se neanche a questi vengono prese in considerazione deduco che quello sia un genere che non incontra i gusti delle giurie e li ritiro. Nel tuo caso se su 9 giurati con la votazione che si passava con due si su tre non hai ottenuto nessuna ammissione, vuol dire che il messaggio che tu hai dato con quelle immagini era di difficile interpretazione e non immediato, tieni anche presente che quando ci sono oltre 200 partecipanti il tempo che si dedica a ciascuna immagine e di 10-15 secondi, per cui se l'immagine non è di forte impatto visivo, perde già in partenza.Non possiamo permetterci come si può fare in una mostra di cercare di capire cosa ci voleva trasmettere questo o quel autore, per cui se il messaggio non è immediato sei fregato. C'é poi da valutare anche il livello dei vari concorsi, negli internazionali solitamente l'asticella si pone molto in alto ed è quindi più difficile essere ammessi. Dal mio cuore posso dirti che mi dispiace di questo tuo insuccesso, sai quanto ti stimo e ti apprezzo come persona, ma questa volta non posso condividere questa tua presa di posizione, quello dei concorsi è un aspetto troppo controverso e complesso o li ami come sono, o non li fai e li demonizzi, ad ognuno di noi la scelta.
    Un forte abbraccio Amico mio.
    Bruno Oliveri

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  10. Premesso che dalla mia personale esperienza, nella qualità di organizzatore del Concorso Nazionale di Fotografia Città di Castelbuono Premio giovani Enzo La Grua, prossimo alla XIX edizione, ben conosco le difficoltà che si incontrano, sotto tanti punti di vista, nella loro realizzazione la cosa a cui ho sempre prestato particolare attenzione è la composizione della “GIURIA”.
    Un momento molto impegnativo per la scelta dei membri, diversi da una edizione all’altra e di cui solo io rappresento l’unico elemento fisso, capaci per la loro peculiarità nel potersi esprimere in maniera libera su punti di vista diversificati, conseguentemente alla propria specificità professionale, fotogiornalista, critico d’arte, fotografo professionista, fotoreporter, etc.
    Non voglio entrare nel merito dei concorsi organizzati dalle varie Associazioni Fotografiche, di cui non condivido alcuni criteri velatamente evidenziati in delle considerazioni pubblicate, vorrei, però, ribadire che la partecipazione al concorso fotografico dovrebbe solo costituire un elemento di stimolo, di vetrina e di incontro ed in conclusione averne l’apprezzamento con un riconoscimento ritengo possa essere un elemento di soddisfazione, come è da non sottovalutare la comunicazione da effettuarsi a mezzo stampa, sia cartacea che online sia dell’ evento fotografico che dei partecipanti.
    Condivido il pensiero di Bruno Oliveri quando afferma che a volte succede che una immagine fotografica pur essendo completamente perfetta, su ogni punto vista, possa risultare non efficacemente d’impatto nell’attrarre l’attenzione dei membri della giuria. Da non dimenticare che in quella fase i membri della giuria si trovano ad essere bombardati da una sequenza di immagini, soprattutto nel primo giro di selezione. Succede che una bellissima immagine (il mio concetto di “bellissima” è da intendersi sempre nel senso lato del termine fotografico) non rientri nella rosa delle premiate ma resti fra le selezionate alla della restando oggetto di discussione fra intenditori. Situazioni di questo tipo me ne sono capitate e mi hanno efficacemente appassionate in dibattiti successivi. Personalmente ne sono uscito felicemente soddisfatto quando in qualche caso del genere, e qualche rara volta è successo anche a me, la fotografia fosse stata recuperata dal gradimento pubblico.
    Toti, conoscendoti mi stupisco per quanto ti sia espresso a proposito della giuria del circuito “Ponente Ligure” , conosci anche il mio punto di vista a proposito, che ho precedentemente ribadito e mi ristupisco nell’aver preso conoscenza che tu, ultimamente, abbia partecipato anche ad altri concorsi avendo sempre disertato il mio, ad eccezione della XVII edizione…
    Colgo l’occasione per salutarti assieme a Giampà e Cristaudo che ho avuto il piacere di averli avuto come partecipanti.

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  11. Caro Bruno, non me ne volere, tutte le mie argomentazioni tendono esclusivamente a sollevare e risolvere eventuali difetti, qualora se ne prenda coscienza.
    Tutto è migliorabile. Errare è umano, perseverare è diabolico.
    Quando ho integrato il mio scritto con il secondo intervento (che sicuramente avrai pure letto: http://laquartadimensionescritti.blogspot.it/2017/11/non-solo-il-vento-ma-anche-delle.html), non avevo ancora visto il tuo commento che ho reso poi visibile, pertanto anche in risposta a quanto riferisci, ti esplicito il metodo selettivo adoperato qui al “SUD” e che ho avuto di modo, più volte, di sperimentare:
    1) Giuria di regola composta da cinque elementi;
    2) Viene fatta una visione propedeutica delle opere presentate al fine di stabilire il livello globale delle stesse; segue un successivo esame analitico, articolato in diversi step:
    3) In un primo passano le foto selezionata con due ammissioni su cinque giudicanti;
    4) In un secondo tre assensi su cinque consentono all’immagine di andare avanti nella selezione;
    5) poi quattro su cinque e, per stilare la graduatoria definitiva delle foto (premiate e segnalate) fra quelle rimaste, ciascun giurato esprime un voto individuale per ogni singola immagine rimasta, scrivendo i giudizi in un foglietto che redige in forma anonima;
    6) la sommatoria dei singoli punteggi determina la graduatoria definitiva che, nel caso, viene solo modificata per escludere la possibilità che uno stesso autore possa incassare più di un premio (vale nel caso il punteggio per la foto migliore).
    Questo metodo con selezioni progressive assicura intanto almeno due visioni a tutte le immagini partecipanti al concorso (la visione globale e la prima selezione), esclude certamente quelle con scarso impatto visivo (ma dopo essere state viste due volte) e consente alle altre immagini dei giudizi più attenti negli ulteriori livelli selettivi.
    Con tale sistema può succedere – ed è capitato - che fotografie non molto prese in considerazione, specie se concettuali, siano approfondite dai giudici e, con esami più attenti, colte nel loro significato; in alcuni casi riuscendosi financo a classificare in finale fra le migliori.
    A scanso di equivoci mi preme ancora una volta precisare che le questioni da me sollevate si riferiscono ai metodi e prescindono in ogni caso dalle persone coinvolte.
    Potremo pure restare ciascuno nelle nostre convinzioni e a me, indipendentemente da concorsi a premi e quant'altro, rimarrà sempre intatta la passione per la fotografia!

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