martedì 3 aprile 2018

Poi venne il tempo dei computers e dei files registrati e poi ancora fu l'avvento del protocollo elettronico.



Solo chi ha avuto un passato da "amministrativo" può capire l'importanza dei riferimenti e il valore della raccolta di lettere tipo che arricchivano i tanti possibili precedenti.
Ricordo che era il tempo in cui tante "minute" difficili da interpretare venivano passate per le stesure a macchina da scrivere; tempo in cui dei bizzarri capiufficio per una mezza battitura mal riuscita chiedevano - e più volte - di ripetere la scrittura; magari per fare una più bella figura cambiando solo un termine nella loro frase o togliendone la sola congiunzione. Qualche altra volta solo per fare una "soverchieria" al collaboratore antipatico, ancorché pasticcione. 
Poi chissà perché più erano in alto in grado e più avevano una pessima grafia nello scrivere ..... veri e propri geroglifici obbligavano quasi sempre a interpretazioni stenografiche che venivano felicemente assimilate solo dopo ripetute letture.
I "riferimenti" indicati erano di diverso tipo a seconda che l'estensore della missiva fosse l'autore in primis o solo il battitore esecutivo della minuta. Nel primo caso si aveva una "/xx" nel margine sinistro della lettera, nel secondo veniva esposto invece un  "/xx/yy". 
Le sigle in questione servivano per consentire ai capi d'individuare con immediatezza i responsabili dell'istruttoria per ogni eventuale possibile verifica successiva.
I dirigenti, nell'apporre a loro volta le sigle di avallo propedeutiche alla firma del direttore, avevano anche modo di constatare quindi l'affidabilità di chi aveva istruito la pratica, confortati anche dall'esperienza negli anni di servizio dell'incaricato nel relativo settore.
Capitava anche che qualcuno talvolta truccasse un pò il gioco e, con la scusa di correggere un refuso o di cambiare un termine o un aggettivo, ribattesse come fosse sua la lettera multandone quindi i riferimenti con i propri. Con ciò faceva due operazioni in una, manipolando il lavoro di un collega a latere o in subordine ne annullava il prodotto originale (nel caso, infatti, non comparivano più i doppi riferimenti "/xx/yy"): a far questo erano perlopiù le "primedonne" e gli smaniosi proiettati a far ad ogni costo carriera.
In altri casi, dei superiori invece mantenevano sigle di subalterni pur snaturando del tutto il contenuto sostanziale delle lettere; in questi casi accadeva pertanto il contrario, ci si nascondeva con la sigla di un altro nel cambiare ogni cosa.
Poi c'erano i "raccoglitori di precedenti" e i "collezionisti di belle frasi". Questi ultimi, in particolare, custodivano ermeticamente chiusi nei loro inaccessibili cassetti una miriade di appunti, una raccolta di periodi, scopiazzature di corrispondenze "firmate", cui attingere furtivamente nell'allestire lettere d'effetto per fare bella figura con le direzioni. 
Del resto perché scervellarsi a trovare nuove soluzioni se qualcun altro più dotato aveva già felicemente predisposto ottimi semilavorati riciclabili per ogni scopo?
Capitava molto di frequente, quindi, che dai cassetti svuotati di "abili scrittori", intanto promossi e trasferiti, uscissero inaspettatamente fuori brani appuntati che, adeguatamente assemblati, avrebbero potuto costituire dei veri e propri poemi. 
Erano i tanti cavalli di troia che i colleghi rimasti vedevano spesso abbandonati nelle tante spiaggie rimaste deserte.
Poi venne il tempo dei computers e dei files registrati e poi ancora fu l'avvento del protocollo elettronico. Un nuovo tempo che cristallizzò il passato, rendendo mitici quei lontani ricordi.
 © Essec

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