martedì 27 novembre 2018

La diseducazione sociale, al giorno d’oggi.




La diseducazione sociale, al giorno d’oggi.

In campo medico sottoporsi a un periodico check up, a maggior ragione quando si è in età più avanzata, è una forma di prevenzione minimale utile a poter diagnosticare in tempo patologie degenerative che, talvolta, se non aggredite/tamponate in modo tempestivo, possono essere poi difficilmente curate o debellate.
Il superamento di tutti gli esami clinici consente, pertanto, di accertare la pienezza fisica e mentale del nostro vivere quotidiano.
In campo artistico, ogni tanto è anche utile eseguire una disamina analoga, per costatare l’efficacia dei nostri messaggi e verificare la capacità di sapere ancora comunicare ciò che sta alla base di ogni intento creativo.
Anch’io, dopo qualche tempo, mi sono serenamente sottoposto fotograficamente al vaglio di critici, proponendo un portfolio di immagini abbastanza scontato e di facile lettura.
Anche se criticare la realizzazione di chi ci sta accanto è di gran lunga lo sport nazionale e la predisposizione prediletta da molti, oserei consigliare e sarebbe opportuno, per chi continua ad avere velleità artistiche, verificare ogni tanto il proprio status creativo e trarne le conseguenze per possibili correzioni di rotta o altro.
L’operazione è servita a me, non per competere in una possibile vincita di premi ma, bensì, per testare l’efficacia del modo di propormi oggi, la valenza della mia grammatica attuale e della relativa sintassi attraverso l’utilizzo di foto selezionate in una narrazione.
La scelta poi di sottoporre un unico lavoro a letture di differenti critici mi ha consentito, peraltro, anche di appurare la coincidenza/comunanza di eventuali osservazioni e difetti, nonchè di stabilire il livello di sintesi che, a loro dire, era necessario per rendere meglio leggibile il mio messaggio.
Nello specifico ho, quindi, sottoposto all’esame dei critici immagini relative a una vecchia storia, accaduta nel lontano 1881; un evento che indusse le autorità del tempo a edificare un sito monumentale che restasse a commemorare l’accadimento.
Il fatto ha riguardato la tragedia della Zolfara di Gessolungo e le mie stampe ritraevano il “Cimitero dei Carusi” a oggi (immagini relative messe in coda nello slide show soprastante); fotografie di una testimonianza, fortemente voluta dalla popolazione del tempo, che raccoglie la sepoltura delle giovani salme di tanti piccoli “carusi” deceduti a seguito dell’accidentale scoppio accaduto nella miniera.
Le letture del mio progetto fotografico sono state separatamente effettuate da quattro affermati professionisti del settore (Giammarco Maraviglia, Pippo Pappalardo, Fabio Savagnone e Sandro Iovine); una sintesi, che pure ha stabilito in tutti il riconoscimento della valenza del progetto, ha però messo in luce, per ciascuno secondo un proprio diverso punto di vista, problematiche a me note, quali ridondanze, approssimazione e una incompletezza nel prodotto proposto.
Per chi vorrà meglio approfondire i diversi aspetti critici e ascoltare le articolate fasi dell’analisi che hanno riguardato il mio progetto rimando agli specifici video citati e postati nel mio canale You Tube.
I video, seppur con talune interruzioni tecniche, consentono di avere in quadro assai chiaro delle modalità operative/didattiche che caratterizzano la tipica “lettura di portfolio” nella fotografia.
Non mi dilungo oltre, perché nel caso, la visione rende più di qualunque altra parola scritta.

Buona luce a tutti!
 
 © Essec
 
I “lettori” che hanno preso parte quest’anno all’ottava edizione di TrapaninPhoto sono stati: Sandro Iovine (giornalista, critico fotografico e direttore responsabile FPmag), Gianmarco Maraviglia (fotogiornalista e docente IED Milano), Pippo Pappalardo (critico fotografico e storico della fotografia), Chiara Oggioni Tiepolo (direttore artistico Officine Fotografiche Milano), Orietta Bay (Delegato Regionale Ligure FIAF, Docente di fotografia e critico), Fabio Savagnone (fotografo pubblicitario e fine art), Pietro Collini (medico, fotoreporter).


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