domenica 20 gennaio 2019

Letizia Battaglia a Livorno dal 19 gennaio al 15 marzo 2019


Letizia Battaglia, classe 1935, è una donna dal carisma irresistibile, una di quelle figure che mentre raccontano la storia, la scrivono. Dal 19 gennaio a Livorno, nei Granai di Villa Mimbelli-Museo Civico Giovanni Fattori, cinquanta dei suoi storici scatti - raccolti in una mostra che ha per titolo il suo nome - permettono di approfondire il lavoro e il ruolo di Letizia Battaglia, annoverata tra le protagoniste assolute della fotografia contemporanea.
Promossa dalla Fondazione Carlo Laviosa nell’ambito del progetto Fotografia e Mondo del Lavoro e realizzata in collaborazione con il Comune di Livorno, la mostra, di grande impatto, per le caratteristiche intrinseche al lavoro di Battaglia apre finestre su temi molto diversi tra loro, ma complementari: dalla storia della fotografia a quella del giornalismo, passando per la storia sociale e politica d’Italia, giungendo ad interrogare, implicitamente, i musei di oggi.
Abbiamo posto tre domande a Serafino Fasulo, curatore della mostra e direttore della Fondazione Carlo Laviosa, per conoscere più da vicino la figura di Letizia Battaglia e questo ente.
Quali aspetti del lavoro di Letizia Battaglia vuole approfondire la mostra? 
«Quando nel 1970 Letizia Battaglia si trasferisce a Milano da Palermo, scrive per varie testate. I giornali le chiedono fotografie a corredo dei suoi articoli ed è dunque per necessità che diventa fotografa. Letizia è la prima donna a lavorare ufficialmente in una redazione giornalistica e fotografa di tutto: matrimoni, bambini, manicomi. Non viene da una scuola professionale e non ha una conoscenza approfondita della macchina fotografica. Tuttavia ha una grande consuetudine con le arti figurative che ha sempre seguito fino a farne una costante del suo universo culturale e sa esattamente come costruire un’immagine. Una fotografia rivela molto anche dell’autore e per Letizia Battaglia scattare significa darsi al mondo. La sua capacità di registrare la realtà con lucidità, anche se in situazioni estreme ed in maniera asciutta, non priva in alcun caso i suoi scatti di una forte ed intensa portata emozionale. Dietro ad una fotografia importante ci sono un pensiero ed una predisposizione empatica ad incontrare l’altro, sia che si tratti di una persona, di un paesaggio o di un oggetto. La mostra non segue pertanto né un andamento cronologico né tematico ma vuol sottolineare come un grande fotografo non si forma sui manuali d’istruzione ma su altri presupposti che sono l’empatia, il suo bagaglio culturale e la capacità di mettersi in gioco».
Quali elementi del suo lavoro l'hanno resa una delle fotografe più rilevanti della scena contemporanea?
«Il lavoro di Letizia Battaglia, una giovane di 83 anni, è stato spesso sommariamente etichettato come testimonianza sugli omicidi di Mafia ma ciò è riduttivo. La Battaglia è stata sì una fotografa di trincea (nomen omen) ma ci ha illuminati ed arricchiti anche con la sua incessante ricerca della bellezza e della dignità: le sue foto restituiscono il pathos delle tragedie greche, il dolore ed il sublime. Le linee guida dell’inquadratura conducono il suo occhio verso gli elementi più importanti della scena ma non le impediscono di andare a scoprire, nelle zone d’ombra, dettagli che aggiungono significato, mistero e inquietudine per una realtà incerta e dolorosa. Tutto questo è presente anche nelle foto che non riguardano direttamente la Mafia e che ritraggono le donne e soprattutto le bambine, le feste religiose, l’aristocrazia siciliana immobilizzata in tableaux gattopardeschi, la Palermo che "puzza”, quella che lei ama. Un’epopea dei vinti. Non si può comunque negare che le foto dei morti di Mafia l’abbiano resa celebre ma bisogna chiedersi come mai le sue foto siano rimaste impresse nella memoria collettiva mentre quelle di una miriade di giornalisti che hanno fotografato gli stessi eventi siano finite nel dimenticatoio. La sua è una foto di cronaca che attiene all’evento e al contempo lo trascende per raccontare la lotta eterna tra il bene e il male.
Letizia Battaglia è divenuta una delle figure più rappresentative del reportage, prima donna europea ex aequo con l'americana Donna Ferrato ad essere insignita a New York nel 1985 del Premio Eugene Smith per il fotogiornalismo (assegnato annualmente a fotografi che si siano distinti per un punto di vista innovativo in ambito sociale, economico, politico o ambientale). Da tempo non è più considerata una giornalista ma è stata inserita tra le figure più rappresentative dell’arte fotografica».
 (Silvia Conta) 



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