In
un piccolo ma accogliente ristorante romano, dove si mangia roba semplice e genuina,
si possono fare anche incontri strani.
Di recente mi sono ritrovato a pranzare seduto proprio di fronte a uno che somigliava tanto a Sandro Ruotolo, un giornalista molto famoso negli anni novanta e oltre.
Ascoltando passivamente le discussioni che intratteneva coi suoi due commensali, appunto per il fatto di ritrovarmi a pochissimi metri da lui, sembravano non esserci dubbi sulla identità del soggetto.
In un intervallo del suo dialogare con chi lo accompagnava, ho quindi chiesto: “mi scusi se la importuno, ma mi sembra che lei somigli al giornalista Sandro Ruotolo”.
La risposta immediata fu che mi stavo sbagliando perché lui era il fratello gemello. Impreparato a quella risposta, non avendo conoscenza dell’esistenza di un gemello, avanzai il dubbio che forse mi stesse un prendendo in giro, ma lui mi ribadì di essere proprio il fratello.
Stranamente tenne pure a precisare che lui era di Napoli, di contro risposi che io invece ero siciliano, ovviamente, nel caso, non avevano senso sia la sua precisazione che la mia.
Poi, in modo provocatorio il supposto gemello mi invitava ad accettare una sua proposta di scommessa. Si mostrava disponibile a farmi vedere il suo documento per supportare la sua identità e se avesse avuto ragione lui io avrei dovuto pagargli il pranzo che stava consumando. Certamente era alquanto inconsueto questo modo di approcciare con qualcuno che non conosci e ancora di più quando – vedendo che non raccoglievo la sua provocazione – andava pure ad alludere in modo non tanto velato a una presunta mia codardia.
Io questo Sandro Ruotolo lo avevo sempre visto attraverso la TV, nella funzione pubblica di giornalista sagacemente esercitata come inviato speciale nelle tante e famose trasmissioni di Michele Santoro. Trovavo quindi alquanto stravagante questo suo approccio attuato con uno che non conosci e che stava semplicemente chiedendo certezza sulla tua identità.
Nell’attesa che arrivasse la mia portata, per una mia curiosità tirai fuori il cellulare per verificare su internet l’esistenza di un eventuale fratello gemello. La ricerca si rivelò positiva, pertanto, aspettando sempre una piccola pausa nel suo continuo dialogare con chi lo accompagnava, mi inserii per dirgli che avevo trovato la conferma dell’esistenza di un suo fratello gemello e che quindi verosimilmente forse mi aveva appena detto la verità, anche perché non vedevo attorno a noi alcuna traccia di scorta.
La reazione del supposto gemello risultò imprevedibile e assolutamente inverosimile. Irato mi investì dicendo che ero un maleducato, che mi ero proposto senza presentarmi, che non sapeva con chi stava parlando e che in qualche modo lo stavo pure importunando. Per mia educazione mi presentai senza però che la cosa fosse corrisposta. Per come si erano svolti i fatti, nel caso ci fosse stato qualcuno che si era “allargato”, quel qualcuno di certo non ero stato io.
Continuammo pertanto il pranzo cercando di ignorarci vicendevolmente, ma a me non andava per nulla giù questa cafonaggine manifestata da un individuo al quale mi ero peraltro educatamente rivolto con il “lei”, esordendo come detto con la frase “mi scusi se la importuno” e al quale solo dopo averne avuto l’attenzione avevo chiesto la conferma della sua vera identità che, quale personaggio pubblico, peraltro anche famoso avrebbe forse dovuto pure lusingarlo.
Al suo tavolo finirono il pranzo prima e chiesero il conto. Nell’andare via si girò verso di me quello che lo accompagnava e mi aveva sempre rivolto le spalle e che aveva ascoltato tutto.
Ebbi la sorpresa di ritrovarmi di fronte a Michele Santoro, al quale chiesi se ci avevo stavolta azzeccato, lui nel confermare l’identità con simpatica ironia precisò che lui però non aveva fratelli gemelli. Ci stringemmo cordialmente la mano e, ancora turbato per l’irrazionale comportamento del Ruotolo supposto gemello, gli manifestai la mia meraviglia per la reazione inqualificabile subita.
Michele Santoro, nel minimizzare l’incidente, mi invitò a giustificare il fatto e di considerare che il supposto gemello almeno venti volte al giorno veniva fatto oggetto di quella domanda sulla sua identità e che quindi mi invitava a cercare di capire.
Io accolsi pienamente l’invito conciliante di Santoro, ma continuai a sottolineare l’irrazionale comportamento di chi lo accompagnava, precisando pure che nel caso uno ha dei problemi deve cercare di risolverseli da solo evitando di esibirsi in una così incauta “screanza”.
In questa appendice, intanto il Ruotolo, in maniera quasi assente assisteva, continuando a mantenere quella sua posizione di presunto offeso che, a mio avviso, oggettivamente sembrava proprio assurda.
Andarono via e io chiesi a mia volta il conto. Pagai e nell’accennare all’increscioso incidente appena occorso mi venne detto che l’interlocutore con il quale avevo avuto modo di discutere era proprio lui, ma di quale Ruotolo si trattasse chiaramente non mi fu detto e mi rimase il dubbio. Era Sandro o Guido? In un caso o nell’altro rimasi comunque pervaso da una triste compassione per quella reazione assurda.
Sono cose che capitano ai vivi potrebbe pure dire qualcuno, per me questa era stata ancora la riprova del fatto che certi “personaggi, che magari sono stati anche un poco famosi” spesso invecchiano proprio male, poverini loro.
Sulla problematica che stava interessando di certo anche quel vecchio giornalista, chiunque egli fosse, valeva certamente quella stessa efficace citazione che avevo raccolto dalla lettura dell’ultimo romanzo scritto da Gianrico Carofiglio e da cui avevo già preso spunto per scriverci un articolo che può indurre, specie a chi è più avanti negli anni, magari a rifletterci su.
Di recente mi sono ritrovato a pranzare seduto proprio di fronte a uno che somigliava tanto a Sandro Ruotolo, un giornalista molto famoso negli anni novanta e oltre.
Ascoltando passivamente le discussioni che intratteneva coi suoi due commensali, appunto per il fatto di ritrovarmi a pochissimi metri da lui, sembravano non esserci dubbi sulla identità del soggetto.
In un intervallo del suo dialogare con chi lo accompagnava, ho quindi chiesto: “mi scusi se la importuno, ma mi sembra che lei somigli al giornalista Sandro Ruotolo”.
La risposta immediata fu che mi stavo sbagliando perché lui era il fratello gemello. Impreparato a quella risposta, non avendo conoscenza dell’esistenza di un gemello, avanzai il dubbio che forse mi stesse un prendendo in giro, ma lui mi ribadì di essere proprio il fratello.
Stranamente tenne pure a precisare che lui era di Napoli, di contro risposi che io invece ero siciliano, ovviamente, nel caso, non avevano senso sia la sua precisazione che la mia.
Poi, in modo provocatorio il supposto gemello mi invitava ad accettare una sua proposta di scommessa. Si mostrava disponibile a farmi vedere il suo documento per supportare la sua identità e se avesse avuto ragione lui io avrei dovuto pagargli il pranzo che stava consumando. Certamente era alquanto inconsueto questo modo di approcciare con qualcuno che non conosci e ancora di più quando – vedendo che non raccoglievo la sua provocazione – andava pure ad alludere in modo non tanto velato a una presunta mia codardia.
Io questo Sandro Ruotolo lo avevo sempre visto attraverso la TV, nella funzione pubblica di giornalista sagacemente esercitata come inviato speciale nelle tante e famose trasmissioni di Michele Santoro. Trovavo quindi alquanto stravagante questo suo approccio attuato con uno che non conosci e che stava semplicemente chiedendo certezza sulla tua identità.
Nell’attesa che arrivasse la mia portata, per una mia curiosità tirai fuori il cellulare per verificare su internet l’esistenza di un eventuale fratello gemello. La ricerca si rivelò positiva, pertanto, aspettando sempre una piccola pausa nel suo continuo dialogare con chi lo accompagnava, mi inserii per dirgli che avevo trovato la conferma dell’esistenza di un suo fratello gemello e che quindi verosimilmente forse mi aveva appena detto la verità, anche perché non vedevo attorno a noi alcuna traccia di scorta.
La reazione del supposto gemello risultò imprevedibile e assolutamente inverosimile. Irato mi investì dicendo che ero un maleducato, che mi ero proposto senza presentarmi, che non sapeva con chi stava parlando e che in qualche modo lo stavo pure importunando. Per mia educazione mi presentai senza però che la cosa fosse corrisposta. Per come si erano svolti i fatti, nel caso ci fosse stato qualcuno che si era “allargato”, quel qualcuno di certo non ero stato io.
Continuammo pertanto il pranzo cercando di ignorarci vicendevolmente, ma a me non andava per nulla giù questa cafonaggine manifestata da un individuo al quale mi ero peraltro educatamente rivolto con il “lei”, esordendo come detto con la frase “mi scusi se la importuno” e al quale solo dopo averne avuto l’attenzione avevo chiesto la conferma della sua vera identità che, quale personaggio pubblico, peraltro anche famoso avrebbe forse dovuto pure lusingarlo.
Al suo tavolo finirono il pranzo prima e chiesero il conto. Nell’andare via si girò verso di me quello che lo accompagnava e mi aveva sempre rivolto le spalle e che aveva ascoltato tutto.
Ebbi la sorpresa di ritrovarmi di fronte a Michele Santoro, al quale chiesi se ci avevo stavolta azzeccato, lui nel confermare l’identità con simpatica ironia precisò che lui però non aveva fratelli gemelli. Ci stringemmo cordialmente la mano e, ancora turbato per l’irrazionale comportamento del Ruotolo supposto gemello, gli manifestai la mia meraviglia per la reazione inqualificabile subita.
Michele Santoro, nel minimizzare l’incidente, mi invitò a giustificare il fatto e di considerare che il supposto gemello almeno venti volte al giorno veniva fatto oggetto di quella domanda sulla sua identità e che quindi mi invitava a cercare di capire.
Io accolsi pienamente l’invito conciliante di Santoro, ma continuai a sottolineare l’irrazionale comportamento di chi lo accompagnava, precisando pure che nel caso uno ha dei problemi deve cercare di risolverseli da solo evitando di esibirsi in una così incauta “screanza”.
In questa appendice, intanto il Ruotolo, in maniera quasi assente assisteva, continuando a mantenere quella sua posizione di presunto offeso che, a mio avviso, oggettivamente sembrava proprio assurda.
Andarono via e io chiesi a mia volta il conto. Pagai e nell’accennare all’increscioso incidente appena occorso mi venne detto che l’interlocutore con il quale avevo avuto modo di discutere era proprio lui, ma di quale Ruotolo si trattasse chiaramente non mi fu detto e mi rimase il dubbio. Era Sandro o Guido? In un caso o nell’altro rimasi comunque pervaso da una triste compassione per quella reazione assurda.
Sono cose che capitano ai vivi potrebbe pure dire qualcuno, per me questa era stata ancora la riprova del fatto che certi “personaggi, che magari sono stati anche un poco famosi” spesso invecchiano proprio male, poverini loro.
Sulla problematica che stava interessando di certo anche quel vecchio giornalista, chiunque egli fosse, valeva certamente quella stessa efficace citazione che avevo raccolto dalla lettura dell’ultimo romanzo scritto da Gianrico Carofiglio e da cui avevo già preso spunto per scriverci un articolo che può indurre, specie a chi è più avanti negli anni, magari a rifletterci su.
© Essec
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