Una volta, sul finire degli anni ottanta, ebbi a realizzare una foto
nelle campagne dei Nebrodi. In uno scenario avvolto dalla nebbia, una figura
rossa indistinta sembrava essere cappuccetto rosso in giro per il bosco. Come
spesso accade anche ai fotografi iniziati battezzai quella come una bella foto
e, seguendo la goliardia del tempo, la presentai in un concorso, dove mi
classificai al primo posto. Della giuria faceva parte anche un amico che,
avvicinandomi durante la cerimonia di premiazione, mi fece intendere d’essere
stato fautore del successo. Quella foto, in quel momento e il premio mi caddero
dal cuore. In un incontro successivo, Melo Minnella, che aveva presieduto
quella giuria, ricordandosi di quella foto mi fece i suoi complimenti, aggiungendo in più
che m'invidiava quell’immagine che avrebbe tanto desiderato aver
fatta lui. Successivamente, quella stessa fotografia mi fu richiesta per il
SICOF di Milano, perché selezionata per essere esposta in
quell’evento nientedimeno che da Lanfranco Colombo.
Tutto questo racconto serve a dire che millantare meriti o
raccomandazioni non è mai una gran cosa, tantomeno un fatto positivo. Ancor peggio
cercare di falsare i risultati per magari privilegiare qualcuno che conosci.
L’accaduto è stato per me un grande insegnamento. Proprio per questo, se sono stato chiamato a giudicare, non mi
attivo mai per conoscere in anteprima gli autori e qualora riconoscessi una fotografia di
un amico, nel caso, non fa alcuna
differenza.
Quanto fin qui esposto l’ho voluto rispolverare perché a parer mio
in qualche modo si accosta a Enrico Genovesi. Ho colto infatti in lui l’onestà intellettuale che
accompagna un vero professionista.
Incontrarlo in videoconferenza mi è sembrato quasi come accogliere
uno della porta accanto. Pur giovane d'età, il suo bagaglio racchiude un arco di esperienza
fotografica che abbraccia per intero il periodo del trapasso tecnologico che negli
ultimi anni ha interessato la fotografia.
Nato fotograficamente nell'era dell'analogico, ha saputo mutare velocemente
pelle, adattandosi con acume nell'attualità del mondo digitale. Nel fare ciò, ha
comunque messo a frutto e mantenuto tutte le esperienze acquisite nell’era passata.
Modestia e umiltà sono state la costante nel lungo incontro che
ci ha regalato, svoltosi nell’ambito degli incontri del martedì organizzati dall’Afa. Pur reduce fresco di un evento Fiaf importante, dove è stato uno dei
dieci incaricati nelle lettura di più di un centinaio di portfoli, non ha mai
lasciato trapelare alcuna enfasi sul ruolo assunto nel panorama fotografico
nazionale.
Nell’incontro ha voluto anzi raccontare, con esempi tangibili, i
lavori che hanno costituito il suo percorso formativo, senza mai omettere alcun
dettaglio tecnico, ogni possibile autocritica o informazione di sorta riguardo
alla galleria d’immagini proposte.
Una sintesi dei tanti progetti sviluppati ha accompagnato il
suo brillante racconto, senza mai tralasciare i risvolti umani e intimi che
hanno caratterizzato alcuni aspetti dei suoi lavori, le sensazioni provate e le
specifiche regole d'ingaggio, laddove erano anche coinvolti personaggi.
Una linea ha sempre collegato tutte le sue fotografie, la
ricerca di umanità nei tanti percorsi battuti per acquisire conoscenze e trarre esperienze da ogni "avventura" fotografica.
Delle serie viste, mai un lavoro ne duplicava un altro, tutt'al più taluni erano solo uniti
da un'attività di completamento.
I temi trattati durante l’incontro sono stati molteplici e in un crescendo, frutto di progettualità ma anche generati, come ha avuto più volte occasione di dire, da occasionali opportunità o incontri non programmati.
I temi trattati durante l’incontro sono stati molteplici e in un crescendo, frutto di progettualità ma anche generati, come ha avuto più volte occasione di dire, da occasionali opportunità o incontri non programmati.
Come gli ho pure precisato in diretta, circa
l’impressione che ne ho ricevuto come osservatore, l'entusiasmo dei racconti traspariva
tutto. In alcuni momenti le sue descrizioni erano come il ripetere il click
di uno scatto, come se stesse realizzando di nuovo quella stessa foto in quel momento.
Rammaricato di non disporre di una fede canonica, cattolica o altra poco importa, una religiosità laica accompagnava, come ha lui stesso anche detto,
tutti i progetti presentati. Una chiave mistica era presente, infatti, non solo nella pulizia
fotografica che contraddistingueva le immagini, ma anche nella pudicità e
nell'etica che si leggeva nettamente in ogni singola foto.
Molto spesso fotografie, che costituivano poesie più che racconti, erano
i pezzi complessi di puzzle abilmente composti.
Non si notavano nei suoi lavori scatti che erano stati frutto di scoop forzati, perchè l'intento che ha costantemente inteso perseguire è sempre stato un
altro.
Il reportage e i suoi derivati hanno sempre costituito il faro nel suo percorso. A ciò si ricollega anche la ricerca empatica, che normalmente dice di raggiungere interagendo col contesto e che coinvolge nelle sue rappresentazioni.
Il reportage e i suoi derivati hanno sempre costituito il faro nel suo percorso. A ciò si ricollega anche la ricerca empatica, che normalmente dice di raggiungere interagendo col contesto e che coinvolge nelle sue rappresentazioni.
La raccolta dedicata al carcere maschile della Gorgona e l’analogo
progetto sulle carceri femminili, oppure l’operazione che racconta il tragitto e
le esperienze della partorienti, sono un'emblematica testimonianza della sua
ricca e variegata produzione.
Di moltissimi suoi lavori - e anche questi prima accennati - sono
state realizzate delle pubblicazioni che hanno riscosso molto
successo, costituendo anche documenti non finalizzati solamente al mondo della fotografia.
Per chiudere, ricollegandomi alla mia ampia premessa anedottica. Sono
sempre convinto che scrivere di qualcosa o di qualcuno deve avere un significato propositivo. Deve esserci, per raccontare, un solo intento: quello di trovare argomenti, allo scopo di aggiungere
qualcosa che risulti implementativo. Scrivere per raccontare il superfluo, come accade talvolta anche nello scattare fotografie,
serve a ben poco.
Nel caso, per quanto mi riguarda, meglio tacere.
Nel caso, per quanto mi riguarda, meglio tacere.
Buona luce a tutti!
P.S. L'immagina che segue è l'attuale copertina del sito di Enrico Genovesi e fa parte di un progetto in corso di realizzazione denominato "Nomadelfia". Accedendo al portale (cliccando anche sulla foto) si potranno avere imformazioni complete sull'autore e consultare una ricca raccolta di immagini, di scritti, dei book fotografici e dei suoi progetti.
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