giovedì 25 febbraio 2021

Ecco a voi la “Draghi – Giavazzi & Co”.

Copiare del tutto un articolo pubblicato in un giornale in vendita in edicola non è corretto, ma in questo caso, come si dice per i vaccini "espropriabili" – riguardo ai diritti commerciali per copyright e brevetti – procedo a un utilizzo proletario, per un interesse che accomuna tanti e per l’importanza di un argomento, purtroppo, sottostimato o poco posto in evidenza da molti media e dalla quasi totalità della Stampa nazionale.
In ogni caso sembra che copiare da un articolo di un giornale non è corretto, a meno uno non sia il capo di un governo dei “migliori”, che non può sbagliare mai ... e al quale tutto è concesso "per definizione".
Marco Palombi, nel suo articolo di oggi, fotografa con un’ottica - che gli appassionati di reflex di alta qualità definirebbero fantastico, di luminosità assoluta e senza aberrazioni cromatiche - lo stato reale dell’arte della politica italiana in questi giorni.
Nell’articolo di Palombi di oggi si dice: “Con la prossima nomina dell’ex rettore della Bocconi a consulente economico di Palazzo Chigi è forse più chiaro perché Mario Draghi abbia copiato un pezzo del suo discorso alle Camere da un editoriale di giugno di Francesco Giavazzi: una coppia di fatto che, se non altro, fa chiarezza su quale indirizzo si darà il governo dell’ex presidente Bce.”
L’articolo continua con considerazioni personali che preludono all’Addio al Draghi “keynesiano”, “allievo di Caffè”, “liberalsocialista”.
Poi si dice: “questo esecutivo pare nato negli anni Novanta della globalizzazione ruggente e ha al suo cuore un rifiuto radicale della presenza dello Stato nell’economia: forse la differenza più marcata con le pur confuse aspirazioni “interventiste” del governo Conte 2, tra i cui consulenti figuravano economisti come Mariana Mazzucato e Gunter Pauli, entrambi sostenitori di un ruolo attivo del pubblico nel guidare la politica economica e industriale.”
Marco Palombi quindi entra nel nocciolo della questione evidenziando che “Per capire quale cambiamento sia avvenuto a Palazzo Chigi, e come questo influenzerà il Recovery Plan, ci affideremo agli ultimi tre articoli di Giavazzi per il CorSera, i cui e chi sono presenti nel discorso di Draghi.”
Quindi citando il “Francesco Giavazzi pensiero” scrive: “Ha sostenuto il 30 gennaio il professore, con una certa disinvoltura rispetto a sue affermazioni passate, che il problema non è il debito pubblico, ma il tasso di crescita. Per alzarlo dovremo usare il Next Generation Eu, che si compone di due parti: “Un elenco di progetti che soddisfino i criteri indicati e alcune riforme senza le quali è difficile pensare che qualunque piano si traduca in crescita. Evidentemente è il secondo aspetto quello cruciale”. Quali riforme? “L’elenco è chiaramente indicato nello schema redatto dall’Europa: innanzitutto giustizia e pubblica amministrazione”. Insomma, fare le riforme chieste da Bruxelles – dentro ci sono pure liberalizzazioni, privatizzazioni, aumento dell’età pensionabile eccetera – e poi si vedrà.”
L’articolo procede ora, ponendo pure una domanda. “E i soldi? Qui la faccenda si fa interessante: inutile puntare troppo sulle infrastrutture, scrive Giavazzi il 19 dicembre, perché “non sarà certo qualche ponte in più a far sì che il tasso di crescita fletta”. Per capire cosa serve, basta guardare alla “storia economica del Paese” (6 dicembre): all’inizio c’era l’orrida Iri, poi “le privatizzazioni muovendo gli ostacoli normativi, quelli posti dagli Enti locali e alzando i limiti alle emissioni elettromagnetiche (linea sulla quale, per la verità, concorda quasi tutta la maggioranza). Colao, poi, dovrà garantire anche gli americani, che vogliono epurare il futuro 5G dalla presenza cinese.”
Entrando nella spartizione scuola “Cencelli” del potere politico e dei relativi interessi rappresentati dai singoli partiti associati (tipo quelle società col marchio &Co.) partecipanti al “Governo di unità nazionale”, Palombi propone delle sue riflessioni, e scrive: “chi ottiene molto è invece il ministero della Transizione ecologica, che eredita il cuore della politica energetica del Mise (due direzioni generali, centinaia di dipendenti e fondi miliardari). Cingolani presiederà l’apposito Comitato interministeriale che dovrà stendere entro tre mesi il “Piano per la transizione ecologica” per delineare le strategie dei prossimi anni su mobilità sostenibile, dissesto idrogeologico, infrastrutture idriche, qualità dell’aria ed economia circolare. Il Mite dovrà anche indicare quali dei sussidi dannosi per l’ambiente (Sad) andranno tagliati. Insomma, indicazioni un po’ più precise di quelle riservate al comitato di Colao.”
A questo punto sarebbe occorso che, al termine dell’ultimo Consiglio dei Ministri, che aveva indotto allo spreco di molte energie anche nella spartizione/accaparramento delle solite poltrone di sottogoverno, qualcuno avesse detto: Signori, il pranzo è servito, accomodatevi cortesemente nei posti assegnati, non assembratevi troppo e mantenetevi fra voi a almeno un metro di distanza, Lega compresa, per favore. Scusate per l'esclusività che ci stiamo ritagliando per i pochi di noi che, in ogni modo, ci siederemo in un tavolo a parte "riservato". Ai convitati politicanti bastava ora solo sedere ciascuno al proprio posto, servirsi per soddisfare la fame impellente e saziarsi ciascuno alla bisogna.
Il quadro della situazione, in ogni caso, appariva già chiaro fin dall’origine e era già stato immaginato anche in un precedente scritto, intitolato “Il parto cesareo e i gemelli eterozigoti” e cui si rimanda. Riguardo al programma del neocostituito Governo si è pure scritto in altri due articoli postati sullo stesso blog. Inerenti alla relazione per la Fiducia alla Camera e quella fatta il giorno prima al Senato.
Quasi sicuramente accadrà che, una volta spolpato l’osso, certi interessi economici ora impellenti (Recovery Plan in primis) s’affievoliranno e molleranno la presa; con una “normalizzazione politica” del paese. C’è da augurarselo, specie nell’interesse e per un miglior benessere delle future generazioni.
Una triste considerazione occorre però fare, anche al fine di rivalutare, in qualche modo, la valenza educativa di certe favole e racconti di gioventù. Perché, per amor del vero, anche Collodi ebbe a scrivere - e in tempi non sospetti - che il Grillo da lui narrato fece una brutta fine, per un martello scagliatogli contro dal discolo Pinocchio.
In conclusione non rimane che aggiungere, a questo chiaro scritto di Marco Palombi pubblicato oggi, la considerazione a cui spesso inducono tanti romanzi e che invita a dire “meditate gente, meditate”.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

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