Mi chiede Tiziana, nell’omaggiarmi due suoi recentissimi libri fotografici, di scrivere due parole su quanto ha prodotto. Ma come si fa a scrivere qualcosa quando entrambi i volumi recano una prefazione di Pippo Pappalardo? Qualunque considerazione e qualunque cosa si possa dire espone al rischio del ridicolo e appare presunzione. Io, che sono temerario e spesso imprudente, rispondo per educazione alla gentile richiesta e m’imbarco nell’incosciente avventura.
L’occhio attento dell’avvocato Pappalardo è quello del pigmalione che riesce a cogliere efficacemente le potenzialità, spesso recondite e inespresse, di chi si mescola fra i tanti appassionati di fotografia che lo circondano.
Circostanze fortuite ma fortunate, hanno creato l’opportunità di un incontro ravvicinato fra Tiziana e Pippo, ovvero di una collaudata fotografa con uno tra i critici più attenti a cogliere e osservare nel panorama fotografico siciliano e non solo, entrambi facenti capo alla ACAF di Catania .
E’ quindi nata una felice sintonia fra un paziente esperto d’immagini e d’arte e una professionista ospedaliera impegnata in prima linea, che ha sempre coltivato la passione per la fotografia e specificatamente per il reportage.
Dal positivo incontro sono, per l’appunto, appena nati i due prodotti editoriali prima accennati, ricchi entrambi di tanti spunti e contenenti molte immagini fotografiche.
Il primo volume raccoglie un insieme di fotografie, proposte in bianco e nero, mi si dice selezionate da un’ampia massa di immagini, e che sviluppano un racconto intitolato “Girotondo di anime” (belle, aggiungerei io).
Si legge e mi si conferma che l’operazione di selezione non è stata semplice, secondo il principio che, come dicono i napoletani - e specie per gli appassionati di reportage fotografico - tutte le foto prodotte e prese in considerazione nelle scelte “sò pezze e core”.
L’operazione condotta a quattro mani, con quattro occhi e due sensibilità, una più distaccata e l’altra inevitabilmente coinvolta, è riuscita a generare un prodotto di ottima fattura, che si combina perfettamente con il titolo prescelto (non ho ancora capito se preordinato prima o scelto dopo la selezione definitiva delle immagini).
L’aggettivo qualificativo che io avrei aggiunto al titolo (belle) si sarebbe associato al fatto che tutte quante le immagini proposte rappresentano situazioni positive, comprese anche quelle del cimitero, che tendono anch’esse a completare i tasselli dell’ampio racconto.
Il messaggio che fa da filo conduttore è senza dubbio quello che i bambini sono, in ogni angolo del mondo, la positività dell’uomo nascente. Del piccolo uomo/donna che la società e le esperienze negli anni tendono a modellare secondo culture preconcette, che tramandano anche tradizioni non sempre positive. Nel prodotto confezionato, queste negatività rimangono abilmente escluse, per mantenere l’allegria di un girotondo continuo connesso al titolo e che altrimenti resterebbe irrealizzabile.
Chi ne avrà avuto occasione saprà bene che scattare fotografie in mezzo ai bambini è come ripiombare indietro nel tempo, rendersi complici e partecipi a una loro naturale allegria, alla purezza dell’esistenza destinata a perdurare in ognuno lungamente, senza se e senza ma, anche in età adulta, come tappa fondamentale e incancellabile del proprio vissuto.
La soluzione di tutte le immagini in bianco e nero è fondamentale nell’intento e rappresenta una scelta azzeccata. I colori avrebbero distratto e accentuato le eventuali evidenti differenze esistenti fra i contesti sociali dei vari angoli del mondo rappresentati. Così invece l’occhio dell’osservatore è obbligato a soffermarsi e ricercare le anime nascoste nei tanti visi, nei diversi personaggi, concentrandosi su sguardi, su composizioni e scelte operate nei tagli fotografici, voluti per raccontare meglio i messaggi visti e che sono stati colti.
L’altro volume, realizzato sulla tematica patologica del Covid 19, che ci sta attanagliando da oltre un anno, costituisce invece un prodotto diverso; andando a realizzare una perfetta osmosi tra quella che è professione medica e passione fotografica dell’autrice.
Il prodotto riesce a documentare senza alcun dubbio l’aspetto umano e ospedaliero venutosi a creare tra malati e comparti sanitari e la partecipazione intensa fra le due parti in causa.
Quanto è stato rappresentato, realizzato con foto mai invasive, racconta i diversi momenti di degenza di pazienti contagiati sottoposti alle terapie e l’impegno di tutta una folta schiera composita del personale addetto all’assistenza nell’ospedale ove la stessa Sparacino opera.
La competenza professionale ha, peraltro, saputo efficacemente isolare i fotogrammi rappresentativi di un impegno complesso e coordinato, senza mai eccedere in sensazionalismi o scoop d’effetto, che potessero risultare fuori luogo o poco rispettosi del dolore.
Un album fotografico che è certamente riuscito a storicizzare questo nostro tempo e che andrà a costituire in futuro un’importante raccolta completa, a testimonianza, per custodire un valido ricordo.
Non me ne voglia Pippo, se sono andato fuori tema. Nel caso, faceva parte del gioco e rientrava nei rischi che mi sono assunto di correre.
Complimenti a Tiziana Sparacino, per l’eccellente operazione realizzata con il conforto e la supervisione dell’amico comune Pippo Pappalardo.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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