venerdì 25 giugno 2021
Se ci sono due coglioni, il sospetto è che possa esserci un terzo intruso … ah ah ah!
Oggi Marco Travaglio chiude il suo editoriale così: “Cosa intendeva esattamente Grillo quando chiese a Conte di fare il capo politico, visto che ora pretende di decidere al suo posto la linea politica, la segreteria e la comunicazione? Ha presente la differenza tra capo politico e prestanome, portaborse, badante? L’affermazione “non sono un coglione”, detta dall’interessato, vale quel che vale. Ma qualunque capo politico accettasse di farsi dettare la linea politica, la segreteria e la comunicazione da un altro non sarebbe un capo politico: sarebbe un coglione. Come se ne esce? In due soli modi. 1) Gli eletti e gli iscritti ai 5Stelle votano sulla nuova piattaforma (“uno vale uno”) per decidere chi fa il capo e chi fa il coglione. 2) Conte si grillizza per un giorno, manda tutti affanculo e se ne torna a fare l’avvocato e il professore, dopo quattro mesi di volontariato senza stipendio, riconsegnando i 5Stelle a Grillo: è lui che li ha fondati, è giusto che sia lui ad affondarli.”
Un ragionamento ineccepibile rispetto a quanto sta oggi accadendo in casa 5 Stelle, dove da qualche tempo Grillo non azzecca più una mossa, adombrando così il sospetto che la vera mente lucida di tutto l’ambaradan utopistico venutosi a realizzare, forse era proprio Roberto Casaleggio o che i problemi personali tuttora non definiti gli precludono la ragione.
A veder bene l’azione istintiva di Grillo appare naturale e non mostra nessuna originalità rispetto a tutti quei cambiamenti che hanno sempre interessato circoli, associazioni, fondazioni e, più in generale, tutto quello che è sempre nato da iniziative private volte a realizzare dei progetti sociali e che s’intendono spesso blindare con statuti scolpiti come fossero dei "comandamenti" e di cui poi ci s’innamora fino a tal punto da crederle creature proprie. Tanto da far nascere gelosie rispetto a nuovi, vissuti come abusivi, che vorrebbero intaccarne le regole o, ancor peggio, avere la pretesa di variarne gli indirizzi o di assumerne lecitamente la guida.
Il grande progetto rivoluzionario dei 5 Stelle, che mantiene in sè principi ancora validi e condivisibili, rischia così di decadere miseramente in pregiudizi che palesano paradossalmente una paura per la democrazia. Mostrando così la scarsa emancipazione in coloro che si erano proposti di voler fondare una società diversa e più giusta, in un contesto politico che intanto si trasforma.
Paradossalmente l’illuminismo originario trova ora evidenti limiti nel non saper vedere il futuro, temendo pure che chi vuol portare avanti i fondamentali ideali possa perfino rivelarsi un intruso, interessato a impossessarsi di una “creatura” non sua.
L'affiorare di gelosie per i consensi che si sono inevitabilmente riversati in chi è stato capace, fa inevitabilmente così venir meno la valenza di quella meritocrazia decantata, che ha sempre costituito un elemento di fede politica intoccabile per il Movimento.
Quindi accade che, persa la lucidità di saper discernere fra lealtà e nuove strategie per adeguare il movimento ai tempi, espressioni buttate a caso inducano a straparlare mischiando parole senza senso. Sperando tristemente nella sola fedeltà dei tanti assurti al ruolo di parlamentare solo per caso e che, non disponendo di capacità proprie, non hanno comunque un futuro politico. Che tristezza.
In questo caso pare appropriato quel suggerimento che spesso si consiglia, per dire a Beppe: “prima di parlare, la prossima volta, prenditi i tuoi tempi e ..... magari, almeno, conta fino a dieci”. Anche perchè qualcuno poi valuta e l'elettorato fluido dei nostri tempi non è costituito solo da mentecatti.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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