domenica 17 ottobre 2021
Luisa Vazquez e, in una sera, il riassunto di sei anni a Palermo.
Nel mutevole scenario palermitano comparve un giorno, da turista occasionale, Luisa Vazquez. S’innamorò subito di questa complicata città cosmopolita; Gioacchino fu in verità l’occasione che generò i presupposti della conoscenza, a seguito di uno scambio incrociato di abitazioni fra Palermo e Madrid. Poi il fascino della composita Palermo fece il resto.
La conoscenza con Luisa avvenne tramite l’Imago della sig.ra La Bua. Quando Vincenzo, nel corso di una riunione dei soci, propose una visita a una mostra di Street photography, che aveva avuto modo di vedere e composta da belle foto ambientate nelle vie di Madrid. Una gran bella mostra d’immagini tutte in bianco e nero, intitolata “La Calle”, che per Palermo costituiva allora quasi una novità di genere fotografico. Nell’occasione si fece conoscenza con l’autrice fotografa e in breve si innescò una frequentazione periodica presso l’Imago.
Luisa non perdeva mai un appuntamento delle nostre serate settimanali, anche perché – e lo scoprimmo quasi subito – era particolarmente attratta dalla pasticceria palermitana. A pochi metri dalla sede dell’Imago – in borgata San Lorenzo/Cardillo – nella produzione dolciaria il bar Gardenia eccelleva e in particolare per la “Sfingia di San Giuseppe”, prelibatezza di pastella fritta nella sugna, ripiene e ricoperte di delicatissima ricotta, mista a pezzetti di cioccolata e frutta candita, il tutto barrato con una scorza d’arancia come per i cannoli: una goduria assoluta che per Luisa era meglio di qualunque droga.
Come carattere, all’affabile Luisa si accompagnava un’indole testarda e intransigente, come usiamo dire dalle nostre parti quando parliamo dei calabresi.
La sua apparente irremovibilità però lei l’ha sempre gestita con intelligenza e spesso, rimuginando su sue decisioni istintive, ritornava, per addivenire a un giusto compromesso, rivedendo talvolta, seppur parzialmente, le sue posizioni.
Acuta nelle osservazioni, ha sempre palesato apertamente eventuali punti di vista differenti e spesso difformi dal comune sentire, raramente condizionati da pregiudizi.
La sua cultura e le sue esperienze lavorative mantenevano viva la sua curiosità, costituendo stimoli e molla per rinnovarsi nel preparare progetti sempre nuovi.
I giudizi su chi gli stava attorno erano però sempre azzeccati e bastavano pochi incontri e qualche frequentazione per acquisire una scheda che avrebbe fatto invidia a uno psicologo. Pur rimanendo sempre riservata nei suoi giudizi, se in confidenza esprimeva un’opinione su qualcuno, questa era una fotografia perfetta, nei chiaro scuri e pure nei dettagli.
Luisa conserverà certamente nei suoi ricordi l’automobile con la quale l’amico Greg, ebbe ad accompagnarla più volte all’aeroporto, nelle periodiche partenze per Madrid.
Ogni volta, armeggiando su sedili e ribaltando sponde - per posizionare meglio gli attrezzi del mestiere che alloggiavano stabilmente nel suo mezzo - Greg riusciva sempre a creare gli spazi che necessitavano al trasbordo.
Un’esperienza particolare di Luisa a Palermo era il suo reportage realizzato sullo “Scaro” e che ebbe a raccontarci.
Per una serie di mattine, alzansosi all’alba, ebbe a introdursi con la sua macchina fotografica all’interno del mercato ortofrutticolo, per raccogliere istantanee dei vari momenti del mercato e degli ambienti interni a quel bazar. Uno spaccato in cui nessun altro fotografo, neanche palermitano, si era mai avventurato così apertamente. I lavori prodotti sono conservati, anche se ne ha già fatto una selezione che ci ha proposto una sera. Chissà, forse costituiranno elementi di un progetto per una sua prossima mostra fotografica su Palermo in quel di Valcencia.
Luisa è quella che decide su due piedi di partire per visitare un posto.
Prendendo il bus o il treno, secondo il luogo, per andare magari a Sciacca, a Napoli, Marsala, a Vulcano o chissà dove ancora.
Le è sempre bastato poco per attaccare bottone e con chiunque incontrava istituiva subito confidenze che le sarebbero tornate utili per rendere gradevole il soggiorno nei luoghi.
Del resto la sua facilità a socializzare era collaudata. A Piazza Marina era nota a tutti, alla Vucciria era pressochè di casa, come pure a Ballarò, alla Kalsa e nei vari quartieri storici di Palermo.
Da Ignazio si riforniva per la frutta e verdura, la Taverna Azzurra era una sua meta fissa per la classica “biretta”. Poi, girando per la città, conosceva tanti artigiani, negozi e negozietti per le tante necessità specifiche che aveva da risolvere.
In ogni caso, si muoveva nei luoghi come una di quelle macchine attrezzate di Google che mappano il territorio.
Conosceva ogni peculiarità palermitana, la cioccolateria più buona, il droghiere con i prodotti biologici più raffinati, il macellaio con la carne e le salsicce più saporite, il pescivendolo più attendibile e di fiducia.
Qualche giorno fà Luisa ha insistito con noi affinchè andassimo a mangiare una pizza assieme. Saremmo dovuti essere in cinque, ma la quinta del gruppo era impegnata con gli esami per il giorno dopo e disertò l’incontro. Restammo i soliti quattro, lei, io, Salvo e Greg.
Non ci eravamo ancora rivisti dal suo ultimo rientro da Madrid.
Dopo i convenevoli del ragazzi come va, del cosa avete fatto in questo tempo, Luisa esordì dicendo che quella sera lei avrebbe parlato del futuro.
Nessuno fece caso e il discorso deviò su altro; ognuno ebbe a raccontare qualcosa di nuovo, si sfiorarono temi politici, si parlò ovviamente anche di fotografia.
Poi si creò una breve pausa e io ritornai su Luisa chiedendole cosa intendeva dire col fatto che avrebbe voluto parlare del futuro. La risposta che ne avemmo spiazzò tutti quanti.
Venne a dire: “Ragazzi questa città non m’intriga più, qui a Palermo non trovo più le motivazioni di una volta; ho quindi deciso di ritornarmene in Spagna”.
Restammo per un attimo tutti ammutoliti, i suoi occhi luccicavano mentre pronunciava quelle parole. Tradivano la tristezza per la consapevolezza di lasciare così tanti amici con i quali aveva condiviso tanti bei momenti. La serata trascorse comunque in modo piacevole, parlammo anche del futuro di Luisa, dei suoi nuovi progetti, della mostra che aveva già in mente e che avrebbe realizzato a Valencia.
Non si delineavano però i termini per un vero abbandono, ma solo di un prossimo distacco fisico per la sua destinazione diversa. In quel momento restavamo tutti convinti che avremmo comunque mantenuto integri i legami che si erano naturalmente creati, consolidati da un’intesa improntata alla assoluta esternazione d’opinioni libere che, infine, ci accomunavano sempre; ricomponendo contrapposizioni costruttive, che erano poi dei semplici anche se animati confronti, di modi di pensare diversi.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
domenica 10 ottobre 2021
Presentazione di Daniela Sidari del libro "Fotogazzeggiando" nell'ambito della VI Edizione di "Marenostrum" di Mazara del Vallo
Quando Roberto Rubino, curatore della manifestazione, durante la programmazione della VI edizione di Marenostrum a Mazara del Vallo, si è spontaneamente prestato per proporre il mio libro “Fotogazzeggiando”, nell’ambito del prestigioso appuntamento artistico annuale, ho chiesto all’amica reggina Daniela Sidari d'intervenire per la presentazione.
In verità, come ho anche da subito detto alla stessa Daniela, il mio primo pensiero era stato rivolto ovviamente al comune amico Pippo Pappalardo che, peraltro, ha anche scritto una delle due sapienti prefazioni inserite nel volume (affiancata all'altra concessa dal fotografo/giornalista Nino Giaramidaro), ma la distanza logistica e i tempi di ripresa dalle sue vicissitudini più recenti, non hanno acconsentito di concretizzare l’intendimento.
Comunicato subito a Pippo l’avvenuta accettazione da parte di Daniela, lui ebbe subito ad anticiparmi che non avrei potuto scegliere di meglio. E così poi si è puntualmente verificato.
Nel pomeriggio del 9 ottobre, che ha anche visto l’intervento di Anna Fici nell’illustrare il suo reportage su Porticello esposto in mostra, l’architetto Sidari, dopo aver lungamente descritto le sue originalissime opere fotografiche, anch’esse presentate in mostra nella stessa manifestazione mazarese, ha disquisito sulle sue impressioni ricavate dall’attenta lettura e rilettura del libro, illustrando con una non comune ed efficace acutezza i punti salienti e più reconditi contestualizzati nel volume.
Un libro definibile, senza presunzione, un pò particolare, per la complessità e la composizione articolata di tante tematiche sviluppate in capitoli indipendenti, allorquando fotografia praticata e visitata (in mostre o altro) vengono mescolate in un unico amalgama, anche con forme narrative talvolta diverse.
Dall’operazione affiorano e vengono miscelati, infatti, in un unicum esperienze di vita e vengono anche rievocati tanti personaggi vicini e importanti, frequentati lungo l’escursus di un’intera vita.
Le dosate parole di Daniela, come già accennato, sono riuscite a focalizzare ed esporre costantemente, mettendoli in piena luce, aspetti apparentemente nascosti, inseriti in scritti che molto spesso alludono solamente; lasciando, in ogni caso e sempre, spazi al lettore per le sue riflessioni sugli argomenti e le storie più generali via via trattate.
Per me poi, alcuni passaggi, brillantemente sciorinati dalla relatrice con apparente leggerezza, sono riusciti a toccare quelle corde emozionali che solo una sensibilità attenta riesce a cogliere e sollecitare.
A mio parere, non occorre descrivere altro per raccontare la performance della collaudatissima docente Fiaf Daniela Sidari relatrice che, nell’occasione, è stata ancora una volta protagonista di una sobria ma efficace presentazione. I presenti, in parte sollecitati e coinvolti, possono testimoniare sull’esaustività della sua attenta e oculata operazione, essendo rimasti anche essi stessi intrigati durante l’esposizione.
Credo non necessiti dire altro sull'intervento di Daniela Sidari nella sua veste di critica, anche perchè ogni ulteriore dissertazione potrebbe risulterebbe solo ridondante e apparirebbe assolutamente superflua.
In conclusione ringrazio Daniela anche per l’essere riuscita - senza aver mai preventivamente concordato i termini dei suoi commenti - a mettere in luce tutti i temi essenziali posti a base del progetto editoriale, al quale, in modo molto costruttivo hanno collaborato - con sapienti e preziose prefazioni e postfazione – Nino Giaramidaro, Pippo Pappalardo e Daniele Corsini; personaggi a me vicini che mi onoro di annoverare fra i miei amici e che mi piace ancora una volta ricordare e ringraziare per il supporto e i tanti pareri e consigli.
Una recente recensione scritta dallo stesso Corsini, che ha peraltro anche frequentemente e fattivamente collaborato nella revisione di molti dei testi e ha pure visto nascere, passo passo, l’intero iter dell'ambizioso progetto letterario, aggiunge degli ulteriori aspetti sul volume che è stato presentato. Fornendo altri elementi che possono ben integrare le considerazioni evidenziate dall’architetto Sidari, accessibili, come detto e se si vuole, attraverso un video pubblicato su You Tube.
A conclusione della serata, i fratelli catanesi Antonio e Lorenzo D’Agata, del Gruppo fotografico Le Gru di Valverde, hanno proposto e successivamente illustrato dei loro bellissimi video naturalistici incentrati sull’Etna, che da sempre costituisce la loro meta preferita e dagli stessi vissuta come vera passione a 360 gradi. Dei tre lavori proposti, per uno (Etna ... Riflessi d'Autunno) è possibile la visione tramite You Tube: https://youtu.be/5LmnJMhtwHM.
In un pomeriggio, che ha visto susseguirsi tanti diversi tipi d’interventi, rispondendo pienamente alle attese dell’organizzatore dell’evento mazarese, si è avuto modo di cogliere aspetti diversi del mondo fotografico e della cinematografia, dando modo agli intervenuti di allargare così conoscenze sulle molteplici opportunità artistiche che le stesse possono offrire agli appassionati nei rispettivi e distinti ruoli di autore o spettatore.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
Per chi volesse accedere alle pagine richiamate nel testo, si riepilogano di seguito i rispettivi link:
- Mostra fotografica di Daniela Sidari http://www.fiaf.net/agoradicult/2019/02/17/paesaggi-di-sole-di-daniela-sidari/?fbclid=IwAR1-UG18lkNYxTI0Y5iZshiwybalWAeJX7CpdbTURr4uxwEqGg1A3j_qnFw
- Video della presentazione di "Fotogazzeggiando" https://www.youtube.com/watch?v=l2T2SM4mXys
- Recensione di Daniele Corsini https://www.economiaefinanzaverde.it/2021/05/20/fotogazzeggiando/
- Articolo su Laquartadimensionescritti https://laquartadimensionescritti.blogspot.com/2021/09/talvolta-capita-e-me-e-accaduto-ed-e.html
- Video dei Fratelli Antonio e Lorenzo D'Agata https://www.youtube.com/watch?v=5LmnJMhtwHM
giovedì 7 ottobre 2021
Frasi celebri: "Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare"
Su Il Fatto Quotidiano di oggi risultano due chiavi di lettura riguardanti i recenti risultati delle amministrative 2021 di particolare contenuto, non altro perché assolutamente fuori dal coro rispetto all'unanime opinione espressa da tanti nei media di parte, spesso apertamente asserviti a oligarchie trasversali consolidate.
L’editoriale di Marco Travaglio, prescindendo dalle simpatie che ciascuno di noi può avere riguardo ai suoi scritti, con una sintesi lucida mette a fuoco taluni aspetti indiscutibili sui recenti risultati elettorali.
Un primo punto risulta l’eccessiva esultanza di una massa di cittadini tifosi (di chiave, tipo, juventina o madrilista, fate voi) abituata cioè a vincere, a prescindere dalla qualità gioco e dal rispetto delle regole. In questo senso risulterebbe, infatti, eccessiva, se non irrazionale, l’esultanza della presunta debacle del 5S, per effetto degli indubbi errori palesati da quel movimento, ma anche dell’assenteismo al voto da parte di una fascia sociale delusa e pure, a ragione, demotivata e depressa.
Che all’italiano medio piaccia l’uomo solo al comando cui delegare la gestione del governo è cosa risaputa, ma da qui a rinunciare completamente alla sostanza delle regole democratiche (o apparenti tali) è però segno d’immaturità e di civiltà poco evoluta in un popolo.
L’oligarchia applicata e conclamata - che ormai non ha problemi e difficoltà a esporsi - risulta oggi incompatibile con l'apparente repubblica democratica parlamentare, ma sono in pochi quelli pienamente consapevoli dello stato delle cose.
Qualcuno ha pure imputato l’appecoramento generalizzato anche alla pandemia ancora latente (da non escludere per le variegate patologie neurologiche scatenate), che è stata peraltro fortemente strumentalizzata da certe fasce di appartenenza politica; sarà forse anche esagerato ma, come usava dire il buon Antonio Di Pietro, ma il Covid che c’azzecca in tutti questo?
In ciò il "Fenomeno Draghi" costituisce per gli italiani tutti un miscuglio indistinto fra bullismo, nostalgie del padre padrone e sindrome di Stoccolma ..... ma a parlare di questo ci dilungheremmo troppo e il tutto necessiterebbe di analisi approfondite e ben più complesse.
Travaglio mette pure in luce come la nostra democrazia, ormai malata, è diretta da un apparente bipolarismo che in realtà è un inciucio costante, spesso non coincidente con gli interessi generale dei cittadini. Al riguardo, Destra e Sinistra italiana, in un'apparente alternanza, in realtà percorrono un unico solco.
I buoi o i muli che manovrano l’aratro (fate voi) rispondono ai comandi di chi ormai tiene in mano ben salde le redini. Chi si metterà ordinatamente in scia avrà così la sua piccola pagnotta o la ciotola di riso, che renderà felici per la benevolenza ricevuta e che, come recita ogni favola, consentirà loro di coltivare l'illusione di continueare a vivere felici e contenti. Con il debito pubblico che intanto progressivamente s'ingrossa e resta solvibile in base alla regola di Totò del "Vi pago domani".
Altro aspetto delicato affrontato riguarda l’astensionismo, che costituisce un'evidente antitesi rispetto all'esercizio della vera democrazia. L’utilizzo del voto - associato a regole e trasparenza - sarebbe, in teoria, l’unica arma democratica concessa ai cittadini per controllare il governo della politica, quella con la P maiuscola ovviamente.
La degenerazione partitica consolidata ha invece creato una camicia di forza da far indossare, che tende a rendere matti chi non si adegua al sistema, facendo sì che la Repubblica parlamentare risulti un teatrino di attori cooptati, senza meriti evidenti, se non quello dell’appartenenza.
Non ci sarà poi da meravigliarsi se il livello culturale e l’improvvisazione genereranno automi chiamati solo a spingere bottoni a comando o a manifestare la loro schizofrenia dell’improvvisata onnipotenza, nella casualità del ruolo ricoperto (talvolta pure occasionale), e, parallelamente, assistere a intellettuali e acculturati che sfuggono dalla politica, per la comprovata difficoltà di eventualmente poter poi esprimere il proprio libero pensiero.
Nel nostro paese, intanto, un sistema farraginoso di leggi e regolamenti pieni di cavilli e rimandi ingessa la burocrazia e, paradossalmente, burocrati, lobbies e politici politicanti costituiscono l’asse portante che organizza e gestisce la vita dell'intero paese.
Sempre nell'edizione del già citato giornale di oggi, nel suo spazio abituale, Antonio Padellaro auspica un libro scritto di proprio pugno da Virginia Raggi, che illumini sulla sua esperienza di sindaco della Città di Roma. Chi ha avuto modo di leggere quello a suo tempo scritto dall’ex Sindaco Marino, messo lì dal partito come pupazzo manovrabile e che poi non si rivelò tale, non potrà che avallare questa eventualità che, ormai e sempre più spesso, rimane per un politico eretico l’unica possibilità per poter manifestare a pieno il proprio pensiero. Per poter raccontare (anche se di parte), come aspetto culturale e non più politico, il resoconto personale della esperienza maturata. Sarebbe, in ogni caso, la capacità di ogni lettore, in base al proprio vissuto e al bagaglio culturale personale, saper poi distinguere la vera differenza tra grano e loglio.
Nell’edizione d’ieri del Fatto Quotidiano anche Massimo Fini, un altro dei personaggi fuori dagli schemi che non le manda a dire, si è dilungato con un suo interessante scritto sul fenomeno 5 Stelle a Roma e sulle vicissitudini personali e politiche di Virginia Raggi in particolare.
Per farla breve e non tediare troppo direi che da leggere nella carta stampata c’è sempre tanto; che occorre certamente sempre confrontare le diverse teorie e tesi, anche contrapposte, per poter dire anche che di articoli interessanti di giornalisti con la G maiuscola - e fortunatamente - ne circolano ancora molti.
Per una maggiore comprensione di quanto fin qui espresso, inviterei quindi a andare a leggere gli scritti appena accennati, a prescindere da schieramenti, pregiudizi personali o eventuali appartenenze.
Un’ultima cosa, il Segretario di turno - ora apparso dalla ruota girevole del Grand Hotel PD - un pò straparla e si proclama vincitore in una Waterloo disertata da molti potenziali elettori chiamati a votare nell’ultima tornata elettorale. Da non crederci, ma nulla di nuovo sotto il sole: la malattia persiste! Al riguardo, chissà perché mi tornano alla mente alcune delle parole che Rosaria Costa, vedova Schifani, ebbe a pronunciare a Palermo il giorno dei funerali per le vittime della strage di Capaci e che mi piace citare. Disse, tra l’altro: “Io, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani mio, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato…, chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c’è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare… Ma loro non cambiano… […] …loro non vogliono cambiare…”. L'associazione potrebbe apparire esagerata, ma sul fatto che "loro non cambiano e non vogliono cambiare" la citazione regge.
Oserei concludere suggerendo a mia volta anche ai tanti che, fortunati loro, hanno il privilegio di vivere sempre delle certezze: meditate gente, meditate.
Buona luce a tutti!
© ESSEC