mercoledì 3 novembre 2021

“Come il gambero”, tratto da "Strana vita la mia" edito da Solferino



Nel recente libro autobiografico (edizione Solferino - settembre 2021), ove ripercorre il suo lungo percorso d’impegno politico, Romano Prodi conclude con delle considerazioni sulla democrazia. Si riporta di seguito uno stralcio dell’articolata dissertazione, intitolato “Come il gambero”; dove, con lucido realismo, è fotografata la situazione socio-politica confusa che tutti quanti noi, indipendentemente dall'allocazione geografica, stiamo vivendo.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

“Non ci dobbiamo quindi stupire che questo peggioramento del quadro internazionale si sia accompagnato al generale indebolimento della democrazia.
Per un lungo periodo di tempo, a partire dalla seconda guerra mondiale, il trionfo della democrazia sembrava inarrestabile. Io sono cresciuto in questo clima e ho percorso tutto il cammino della mia vita politica convinto dell’ineluttabilità della sua vittoria finale.
Questo perché, proprio sotto la spinta degli Stati Uniti, a cui si sono progressivamente associati i Paesi europei, il numero dei governi nati dal suffragio universale era cresciuto ovunque.
Ogni anno i bollettini delle Nazioni Unite ci informavano della continua ascesa del numero di stati che, in modo più o meno irreprensibile, affidavano il loro futuro al risultato delle elezioni.
Tanto diffusa era questa fiducia che divenne comune opinione che tutti i paesi, a partire dalla Cina, sarebbero entrati nel novero delle nazioni democratiche.
Con il progredire del nuovo secolo questo cammino ha invertito la sua direzione di marcia.
Le guerre spacciate come strumento necessario per esportare la democrazia, l’aumento delle diversità e delle ingiustizie, gli innumerevoli episodi di corruzione politica, il crescente numero dei casi di tirannide della maggioranza, la scarsa qualità della classe dirigente e la trasformazione della competizione politica in lotta personale hanno via via indebolito il fronte democratico in tutto il mondo.
Il desiderio di autoritarismo ha fatto proseliti in ogni direzione: dalle Filippine a numerosi paesi asiatici , dalla Russia alla Turchia fino al Brasile e all’Africa, dove ormai sono quotidiane le tensioni causate da Leader teoricamente democratici che vogliono, invece, rimanere al potere oltre i limiti previsti dalle Costituzioni dei loro Paesi.
A questo si accompagna un crescente degrado delle campagne elettorali, sempre più dominate dalla quantità di denaro e dalla potenza di fuoco che i vecchi e i nuovi media riescono a mobilitare, anche attraverso una esorbitante quantità di risorse finanziarie.
Questo processo di decadenza si è simbolicamente espresso nell’ultima campagna elettorale americana, nella quale il tono dominante è stato la demolizione della personalità del candidato concorrente, a cui si è aggiunta l’insinuazione che il risultato elettorale potesse essere addirittura determinato dal sostegno di potenze straniere.
Si è quindi preparato il clima per cui i verdetti delle elezioni sarebbero stati non credibili, in quanto frutto di comportamenti criminali, non importa se originati in patria o all’estero.
Questa atmosfera così avvelenata, a cui si è aggiunta la ristretta differenza di voti in diversi Stati, ha permesso a Trump di aprire un conflitto che si è perfino materializzato con l’assalto al Congresso.
Un evento che non solo ha spaccato ulteriormente il Paese, ma ha indebolito in tutto il mondo la già declinante fiducia nei confronti del funzionamento della democrazia.
Nonostante tutto sono convinto che la plurisecolare democrazia americana sarà ancora una volta in grado di ricostruirsi ma, quando cerco di allargare lo sguardo a tutto il mondo, sono altrettanto convinto che per evitare un definitivo arretramento, Europa e Stati Uniti devono operare insieme, ma in un rapporto paritario e di reciproca fiducia.”

(tratto da "Strana vita la mia", di Romano Prodi con Marco Ascione edito da Solferino)

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