giovedì 13 gennaio 2022
Sciacquare i panni in Arno – Omaggio al Prof
Sciacquare i panni in Arno è un modo di dire che si deve al Manzoni, il quale lo usò per indicare la sua volontà di sistemare il testo de “I Promessi Sposi” per adattarlo il più possibile alla lingua fiorentina, allora considerata la lingua italiana per antonomasia. Più in generale, quindi, questa espressione sta ad indicare l’intenzione di usare nei testi scritti dei termini e modi più corretti.
Come qualche tempo fa ebbi modo di dire, questa è una tecnica a cui io ricorro di frequente, prospettando al mio amico Prof la pubblicazione di alcuni dei miei articoli nello spazio web - fiorentino per l'appunto - da lui curato.
Chi mi segue nel blog ha avuto già modo di accorgersi come spesso nella mia scrittura si annidano frasi contorte, anche per l’utilizzo di periodi troppo lunghi, che talvolta distolgono l’attenzione, mettendo financo il bilico il proseguimento della lettura.
Con l’intento di voler dettagliare sempre più sui termini dell’argomento, infatti, si innescano frequentemente dei veri e propri mini loop fuorvianti che, più che chiarire aspetti, confondono e girano nel ribadire concetti già esplicitati.
Come fosse dotato di una bacchetta magica, arriva l’intervento del mitico Prof, il cui nome corrisponde a quello di un saggio antico profeta ebreo che significa "Dio giudica", il quale genera un’efficace alchimia letteraria che elimina scorie e lubrifica i testi. In brevi attimi, per incanto, in un batter di ciglia, i concetti espressi diventano fluidi con semplificazioni o utilizzi di parole che risultano piacevolmente scorrevoli e invogliano alla lettura.
Rapportato alla fotografia, quanto detto, si evidenzia in una analogia altrettanto importante; in particolare, riguardo a talune funzioni differenziate presenti fra i soggetti che praticano la materia. Accade, infatti, che di frequente dei bravi fotografi trovano difficoltà a esprimere il loro reale talento e per vari motivi.
Eccessive produttività che si accavallano, disallineamenti fra idee e forme di comunicazione, scarso distacco oggettivo nel saper valutare e selezionare quanto viene proposto e tanti altri motivi generano confusioni che interdicono nelle scelte, anche se oculate per l’autore.
Per aiutare negli intenti, la funzione di un critico d’arte, di un bravo professionista nel campo dell’editing, di un bravo editore o, più semplicemente, di un lettore di portfolio fotografico, possono costituire buone soluzioni per il fotografo e per qualunque artista in genere che non sia autoreferente.
In qualunque collaborazione o confronto, costante e insostituibile rimarrà il sano approccio fra le parti, che dovrà essere improntato, come viene ripetutamente detto ma non sempre praticato, al rispetto reciproco e all’umiltà. Basi minimali e indispensabili per il raggiungimento di un obiettivo che possa essere classificato come il migliore risultato percorribile in quel momento.
Tutte le parti in causa sapranno comunque che qualunque presunta eccellenza in prospettiva rimarrà relativa, perché ogni opera rimane circoscritta al giudizio assegnato nell’ambito operativo del momento cui si riferisce. Tutto potrà, quindi, essere messo in discussione nel tempo.
Importante pertanto rimarrà la disponibilità di tutte gli attori coinvolti, che dovranno rimanere sempre aperti a rivisitazioni e revisioni nelle acque limpide dei vari fiumi che andranno a scorrere.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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