giovedì 15 dicembre 2022

Rivisitare le proprie produzioni creative



Un esercizio che potrebbe tornare utile sarebbe quello di rivisitare le proprie produzioni creative, riposizionandosi con la mente indietro nel tempo, per cercare di rileggere aspetti attualizzando le visioni nell’oggi.
In una forma ridotta e limitata a sé stessi, sarebbe un po’ come andare a rileggere l’autore nella forma più autentica. Paradossalmente è come se lo stesso autore andasse a riposizionarsi traslandosi all’indietro, ripercorrendo magari in altra chiave quelle che potrebbero identificarsi come le sue significative fasi formative, con la rimodulazione dei relativi pro e contro che alle stesse sarebbero inevitabilmente annessi.
Potrebbe così capitare o di disconoscere le origini creative di talune operazioni, o anche, simulando una rigenerazione pure secondo il processo creativo di quel tempo, intravvedere nuovi aspetti, magari attraverso il semplice riesame delle metodologie praticate per svilupparli.
Nuovi orizzonti si potrebbero anche aprire, provando magari a collegare tecniche di sperimentazione attuate e indispensabili per le verifiche di percorribilità, specialmente se rimaste solo teorizzate o ancora financo da provare.
Potrebbe pure accadere, quindi, di venire a scoprire, a posteriori, dei possibili risvolti rimasti potenziali, come sospesi in un limbo; intravvedendo, con l’esperienza e la cultura dell’oggi, aspetti in origine mai focalizzati o semplicemente sfuggiti all’attenzione.
Del resto anche idee rimaste consciamente scartate conservano tracce di sottostanti logiche che, magari sfiorate da nuove visioni, potrebbero aprire spiragli di luce, di possibilità praticabili e non viste o, a quel tempo, apparse non meritevoli.
Così, combinazioni e conseguenze logiche di colori e armonie di suoni rivisitate potrebbero venire a prefigurare messaggi diversi e, sviluppando nuove intuizioni, potrebbero mettere in luce aspetti che, elaborati seguendo nuovi metodi e tecnologie aggiornate, consentirebbero visioni differenti.
Nella maggior parte dei casi, rileggendosi all’indietro, si tende principalmente a riscoprire inevitabili molte superficialità o lacune che però, anche se dimenticate o rimosse, hanno costituito una parte integrante del percorso che ci ha portato all’oggi e a quel che siamo riusciti a realizzare.
Sono i famosi baule, i contenitori che conservano i tanti oggetti del passato che accumulano esperienze e ricordi. Tenendo sempre a mente che, specie nel mondo artistico, mediocrità o eccellenze possono prescindere dalla consapevole volontà dell’autore e che le mode e le tendenze costituiscono il vero metro di giudizio; come pure che le grammatiche e le sintassi differenti delle culture insite in civiltà susseguenti, parallele, contigue, contrapposte, secondo le ovvie logiche temporali, costituiscono le chiavi per definire la bellezza, che non sarà mai assoluta, ma sempre specifica e relativa al tempo e al luogo corrispondenti.
Innumerevoli e indefiniti sono e saranno pertanto le coordinate e i confini delle tappe che vanno a convivere nel corso degli anni e a susseguirsi, costituendo dei riferimenti sedimentati per il singolo individuo, per i gruppi e per le popolazioni tutte.
Si formano e si modificano di continuo in questo modo tante scuole di pensiero, con usi e costumi, ideologie e religioni, che condizionano, orientano e indottrinano su percorsi preordinati o preconcetti, legati a disegni immaginati, o anche fantasiosi quanto si vuole, ma sempre indotti da un insieme di regole fisse.
Come ama ricordare l’amico Pippo, sono indefinibili pertanto le barriere (fisiche o psicologiche) che andranno a condizionare e che accompagnano, incanalandoci (includendoci e escludendoci) lungo il cammino delle nostre cadenzate esistenze.
Posizionandoci secondo quelli che risultano i limiti/confini che si riterranno più consoni e che inconsciamente ci rassicurano, se assunti come modelli e stili di vita del vivere comune; mantenendoci sociologicamente nel gruppo a noi più idoneo che, quasi in automatico, riterremo naturalmente a noi è più affine.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

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