mercoledì 15 febbraio 2023
Populismo & populisti
Ogni tanto soffermarsi sulle questioni che riguardano più direttamente la società in cui viviamo aiuta a capire meglio la realtà di tutti i giorni.
La politica, oggi tanto vituperata, spesso viene vista da molti come una entità estranea che non li riguarda. È questo il motivo che induce i cittadini dei paesi democratici a non utilizzare al meglio l’opportunità sociale fortunata che si offre loro: quella di poter, in qualche modo, condizionare e decidere a chi delegare la gestione del contesto socio-economico in cui ci si muove.
Ogni contesto sociale ha una cultura propria che costituisce la sintesi di tante esperienze autoctone consolidate. Le diversità presenti nel mondo sono un po' o anche conseguenza parallela dell’evoluzione morfologica della terra, correlata alla stessa millenaria deriva fisica dei continenti.
La scienza ci insegna, infatti, che la specie umana contemporanea viene dalla specializzazione e adattamento dell’Homo sapiens. Il suo lungo processo evolutivo, come specie distinta e la sua diffusione sulla Terra, di conseguenza tratta una serie di materie interdisciplinari connesse, che includono antropologia, fisiologia, primatologia, archeologia, geologia, linguistica e, infine, genetica.
Quest’ampia premessa è ben sufficiente a far comprendere meglio le diversità intrinseche connaturate a razze e culture che affollano il pianeta Terra. Differenze che trovano logiche e origini idonee a giustificare la babele che il globalismo d’oggi ha esaltato, nell’aver più strettamente interconnesso - con una tecnologia per molti aspetti illusoria e sicuramente incompresa da coloro che hanno la facoltà di decidere sul futuro che ci attente – i destini del mondo.
Tralasciando questi aspetti esistenziali primordiali, dei quali rimane solo il prendere atto, volando più basso, può rivelarsi interessante soffermarsi sulla quotidianità contemporanea più vicina a noi che più ci interessa; magari occupandoci solo del piccolo nostro orticello che è l’Italia.
Lasciando perdere gli insegnamenti della storia, l’attualità dei nostri giorni mostra una involuzione socio-politica che appare quasi naturale, causata dall’utilizzo costante e dai diversi fronti, di quelle ellissi grammaticali o retoriche che determinano omissioni di segmenti discorsivi recuperabili – e solo per alcuni più esperti - attraverso l’integrazione di conoscenze esterne.
Di fatto gli attuali uomini politici, orientati a detenere le leve del potere, costituiscono un mondo avulso dal contesto sociale che sono chiamati a gestire e rappresentare e, consciamente o meno, teorizzano nella maggioranza programmi di marketing volti a soddisfare (almeno a parole) desideri delle masse. Ne deriva la classica differenza fra teoria e pratica specie nel caso in cui accade che l’ala che cavalcava la protesta riesce a scalzare il precedente governo del paese. Nell’attualità può quindi accadere - e succede - che un partito di chiara opposizione, impegnato a promettere di voler girare come un calzino l’assetto sociale che non soddisfa, una volta raggiunto il potere, persegua con una certa indifferenza la continuità naturale che deriva dalle interconnessioni incancrenite che vincolano e impediscono una qualsiasi opzione per altre scelte.
Alleanze, comunanze di interessi di oligarchie reali, sono condizioni che ostacolano sempre i vari “Franceschiello” che illudono nel tempo. In Italia, negli ultimi anni, il M5S eveva fatto credere in molti su un vero cambiamento, oggi però anche il partito di Fratelli d’Italia si avvia a ripercorrere in parte lo stesso sentiero.
C’è chi li etichetta tutte le opposizioni come delle forme di populismo – e forse lo sono, in parte - ma non da intendersi in modo spregiativo, bensì come una necessità delle masse che si ritengono non rappresentate dalle oligarchie esistenti le quali, nella loro solita e costante azione parassitaria, invadono tutti i campi sempre adattandosi ai tempi (conservatori, progressisti o di protesta).
Non occorre fare nomi, ciascuno saprà associare figure ai teorici utopisti, agli illuminati, agli opportunisti cialtroni e a quant’altro lo scenario offre. Trovo pertanto interessante soffermarmi sui fenomeni più attuali che riguardano l’astensionismo, il populismo e la protesta in genere che, alternandosi nei ruoli, ha temporaneamente vestito sempre il compito riserato all’opposizione politica. Il così detto populismo del resto c’è sempre stato da che mondo e mondo. Solo la presenza nello scenario politico di personaggi avveduti, poi riconosciuti come “statisti”, ha spesso tenuto ai margini l’ampiezza del fenomeno.
Del resto si sa che la politica costituisce una sintesi e che presuppone compromesso. Il problema nasce, quindi, quando la classe dirigente si allontana vistosamente dalla realtà sociale che è chiamata ad amministrare. Quando cioè la distanza fra problemi reali in campo è talmente marcata da essere percepita come noncuranza da parte di moltitudini significative di cittadini.
Nell’attuale classe politica i “Marchesi del Grillo” abbondano e la loro tracotanza e sicumera non può certo costituire per tutti quanti una figata, specie quando le cose non vanno bene e il cittadino non trae alcun vantaggio diretto come vassallo, valvassore o valvassino del Principe eletto.
La politica d’oggi è coniugata solo al presente, il passato è visto come una noiosità storica, mentre il futuro non interessa tanto specie se riguarderà solamente altri che oggi non votano. In tutto questo l’etica costituisce un optional visto quasi come stupidità in un’agorà politica blindata quasi del tutto e ormai arroccata. Nessuna novità prospettica può costituire pertanto oggetto di politica; storie di guerre e rivoluzioni hanno testimoniato e continuano a testimoniare la relatività che caratterizzano le miopie della specie umana.
Ma il populismo recente merita forse di una maggiore riflessione, nell’analisi almeno, anche perché per le problematiche in campo e le prospettive future, nel breve periodo sarà destinato a ripresentarsi con ciclicità sempre più frequenti. Le sue incarnazioni sono costituite da “fenomeni politici” temporanei di poca durata, proprio per l’insita difficoltà connesse all’attuazione di possibili soluzioni.
Restando in Italia, nato nel 1944 e scioltosi nel 1953, già il “Fronte dell'Uomo Qualunque” (Guglielmo Giannini: 1891-1960) è stato un movimento postfascista e, successivamente, un partito politico che intendeva portare avanti istanze liberal-conservatrici, populiste, anticomuniste e legate all'antipolitica, in polemica sia col fascismo sia con tanti partiti antifascisti del tempo. Il fenomeno raccolse un significativo consenso nazionale con il voto di chi era sfiduciato dal sistema partitocratico e dallo scarso interesse che la politica mostrava verso i reali problemi della gente, dell'uomo qualunque appunto.
In po' allo stesso modo il Movimento 5 Stelle ha inteso perseguire gli stessi intenti ideali. Nato quasi come una provocazione verso la classe politica del nostro tempo, il comico Beppe Grillo e l’informatico Gianroberto Casaleggio, raccogliendo anche loro il malcontento diffuso della gente - e delle nuove generazioni in primis - si sono inventati un movimento (ottobre 2009) che, abilmente veicolato mediaticamente, ebbe a raccogliere risultati eclatanti e ben oltre ogni rosea aspettativa.
Nelle politiche del febbraio 2013 al M5S alla Camera va il 25,55% dei voti e il 23,79% al Senato. L’onda lunga continua e il Movimento 5 stelle risulta il vincitore indiscusso delle elezioni politiche 2018 con il 32% dei voti, mentre il centrodestra conquista la posizione di prima coalizione con il 35%.
Per quanto ovvio, l’impreparazione fattuale a ricevere un consenso di tale portata veniva inevitabilmente a comportare elezioni a parlamentare di candidati estemporanei, rappresentanti delle variegate caratteristiche semantiche dell’italiota. Le dogmatiche regole imposte dai fondatori da un lato ormai fanno parte della storia del movimento e fatto sì che soggetti “ortodossi”, oltre a moltissimi opportunisti, hanno in breve incamerato i tanti privilegi di parlamentare e abbandonato (anche perché talvolta ritrovatisi espulsi) il movimento ormai incanalato a diventare partito.
L’eccezionale risultato politico ha però comportato una trasformazione della natura originaria del movimento che, da partito di pura opposizione (Vaffa), si trovava ora a assumere il difficile ruolo di dirigenza politica del paese.
Per quanto comprensibile e naturale, una cosa è fare opposizione “dura e pura”, altra cosa è ricoprire incarichi ministeriale, assumere la Presidenza del Consiglio nazionale e spesso decisioni impopolari (o spesso pilotate per tali perché contrapposte a Lobby). Nel tempo trascorso ciascuno avrà avuto modo di verificare da sé i fatti, valutando in positivo, in negativo o in maniera equanime ogni scelta, anche in relazione alle vicissitudini sanitarie del paese e all’azione politica condotta a livello internazionale.
Tranne qualche isolata eccezione, che potrebbe solo confermare la regola, è anche storia il fatto che esponenti 5S (non escluso forse o anche perchè ancora giovani nel ruolo) non si sono mai ritrovati coinvolti in truffe, corruzione e reati tipici dei parlamentari più disinvolti, spesso pure imprestati alla politica. Altro aspetto, ampiamente pure riconosciuto anche dalle opposizioni, è anche il fatto che il M5S è riuscito a incanalare il malcontento di molti cittadini, che hanno riversato le loro attese sul movimento per la soluzione dei loro problemi e del paese in genere.
Venendo all’attualità più recente, al grande successo riportato dal partito di Giorgia Meloni si contrappone quasi nell’immediato l’imponente astensionismo nelle elezioni regionali appena concluse. Il suo partito, nonostante gli anni di opposizione presunta e l'essersi preparato a gestire l'annunciato successo, presenta però vistose carenze di organico e qualche eccesso di familismo.
A prescindere dalle diverse problematiche che attanagliano dirigenze di partiti che ormai si contorcono su eterne lotte intestine per leadership spesso di breve durata, l’allontanamento dal voto non può costituire elemento di tranquillità per nessun fronte e ad alcuna appartenenza.
Come il fenomeno dei 5 Stelle ha dimostrato, il voto fluttuante nella realtà italiana è ormai una regola e, per quanto è facile dedurre, se anche nel breve periodo qualcuno fosse in grado dell’alchimia capace di ripetere in altra veste un rinnovato accadimento “populista”, il 60% dell’astensionismo potrebbe facilmente diventare immediatamente una nuova maggioranza nel paese.
Tutto questo nel bene e nel male, come ha avuto modo di dimostrare tristemente a noi italiani la storia del ventennio mussoliniano socialista (??) e come potrebbe accadere per una qualunque altra avventura.
Tutto quello che si presenta fluido spesso può anche costituire una insidia difficile da gestire specie se simile a un magma soggetto a consolidamenti irreversibili.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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