martedì 14 marzo 2023
“Così è se vi pare” anche in fotografia
Un aspetto frequente in fotografia è il caso in cui un lavoro di portfolio viene ad assume dei canoni prossimi al reportage, con una sequenza prevedibile che non offre spunti diversi da quelli che appalesa l’evidenza logica.
C’è chi sostiene che nella sequenza delle immagini occorre intramezzare degli elementi di discontinuità (quasi rottura) e altri che teorizzano sulle tessere di una composizione che, in un portfolio, non devono mai essere delle fotografie troppo definite.
In entrambi i casi, a loro dire, le immagini proposte devono in qualche modo anche prestarsi ad una certa ambiguità, in modo da risultare duttili e idonee a definire interpretazioni completabili con letture diverse.
La sinossi andrebbe, quindi, solo a costituire l’incipit di una storia ed è al lettore di turno che compete l’onere di sviluppare la narrazione completa; valutando, contestualmente, la coerenza e la valenza della grammatica e della sintassi usata dall’autore proponente, pure evidenziando possibili ridondanze e ripetizioni.
In relazione a ciò, potrebbe quasi risultare indifferente il percorso scelto per alimentare il racconto. Se attraverso specifici scatti realizzati ad hoc, in funzione del progetto immaginato, o l’andare ad attingere alle tante fotografie d’archivio, per scegliere quelle immagini attinenti e funzionali alla storia.
A questo punto sembrerebbe che l’aspetto più importante potrebbe essere la formula di sviluppo da adottare per articolare il portfolio.
Nelle diverse lectio gli esperti ci propongono tante possibili tematiche da poter sviluppare.
Nel libro edito da Postcart nel 2015, che costituisce un documento organico su quanto già teorizzato sul tema portfolio fotografico, Augusto Pieroni fornisce delle precise indicazioni su quelle che sono “costruzione e lettura delle sequenze fotografiche”; con schematizzazioni che aiutano anche ogni autore nel severo percorso di editing delle immagini da selezionare per un progetto.
Di recente Silvano Bicocchi ha anche esposto sei tipologie di portfolio fotografici, distinguendoli secondo una contenutistica:
- documentaria,
- narrativa-tematica,
- narrativa-artistica,
- creativa,
- concettuale,
- post-fotografica.
Per rendere comprensibili le anzidette distinzioni, ha pure mostrato delle esemplificazioni corrispondenti ai progetti sviluppabili secondo ogni specifica tipologia.
Può così capitare che nuove formule di portfolio possano anche rivolgersi oggi più alla grafica, o che si ricorra a forti manipolazioni digitali (con photoshop o ad altri stratagemmi e strumentari compositivi), enfatizzando - magari all’occorrenza e oltremodo - le storie visualizzate nell'intento d’approssimarsi il più possibile alle sinossi scritte. Perfino allontanandosi anche dall’uso standardizzato di quelle che costituivano una volta le peculiarità dei fotogrammi di base.
È anche vero che nella creatività e nell’arte in genere tutti i potenziali vincoli sono relativi e, pertanto, “così è se vi pare” avrebbe appuntato Luigi Pirandello soffermandosi sull'argomento (1), e …. poiché anche nei dibattiti e confronti paritari “ogni testa è tribunale”, in ogni caso ciascuno resterà sempre libero di poter ideare ciò che vuole per cercare di sostenere quella che per lui è la sua ragione.
Nell’occasione evidenzio un aspetto abbastanza comune, che capita di frequente a molti di noi quando ci ritroviamo ad assumere il ruolo di discente.
Capita che nell’assistere alle lezioni, seguendo il chiaro schema logico del docente, al momento tutto ci appare comprensibile e quasi quasi fino al punto che, in relazione a quanto appreso, qualsiasi argomento trattato potrebbe sembrare facilmente accessibile. Nel nostro caso, anche riguardo all’adozione della formula che può apparire più idonea nell’attuazione di un progetto ideato, da realizzare attraverso un portfolio fotografico.
Ma, passato l’attimo legato all’immediato apprendimento, cimentandosi poi all’andare a realizzare l’opera, si scopre che tra la teoria e la pratica permane una bella differenza; sorgono molti dubbi e incertezze, fino a rimanere spesso attoniti e impotenti pur nell'intento di voler proseguire. Per non parlare degli immancabili "bios cognitivi" che possono poi venire a condizionare la formulazione di un nuovo progetto; ma questa è un'altra storia.
Nulla di nuovo sotto il sole quindi, succede un po’ a tutti e costituisce una cosa normale anche l'insuccesso, che deve essere accettato e al quale presto molti di noi si abituano tranquilli.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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(1) L'inconoscibilità del reale, di cui ognuno può dare una propria interpretazione che può non coincidere con quella degli altri.
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