giovedì 20 aprile 2023
Come a voler fare un selfie ...... editoriale
Come a voler fare un selfie ...... faccio un po' di pubblicità a due iniziative editoriali che stentano a decollare ...... non escluso anche perchè forse giudicate non sufficientemente interessanti o per il semplice fatto che ormai scrivono tutti.
Per cercare di attrarre attenzione, propongo di seguito le prefazioni e le postfazioni di entrambe le iniziative editoriali. Magari potrebbero incuriosire qualcuno che così potrebbe più facilmente leggerle. Chissà? Boh?
Nel caso qualcuno volesse procedere all'acquisto, per quanto ovvio, preciso che l'ordine diretto fatto alla casa editrice comporta un maggiore ritorno economico (importante per l'intento benefico degli eventuali utili conseguiti).
https://susiledizioni.com/autori/clemente_toti--619.html
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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Capita talvolta di sentire il bisogno di scrivere, ma non tanto per impegnarsi a svolgere un particolare compito “intellettualoide”, bensì per rispondere a un’esigenza propria di voler raccontare o semplicemente per rispondere così alla necessità di riordinare idee su certi argomenti.
Com’è risaputo la scrittura ha molto spesso un “potere liberatorio” che consente, anche, di mettere in fila una serie di aspetti su questioni di cui si intende trattare; in queste circostanze c’è poi il vantaggio che il tutto avviene senza interlocutori diretti che possano interagire e, quindi, distrarre. Lo scrivere, infatti, coinvolge solo se stessi, allontanando dal rischio di un contraddittorio sempre più fuorviante e pretestuoso e, quindi, molto spesso inconcludente.
Del resto il vizio che pervade la società di oggi è quello di parlare, parlare, e ancora … parlare ... bla, bla, bla, ... intervallati da … io, io, io … essenzialmente proferiti per esternare solo proprie convinzioni, non sempre supportate da analisi sufficienti, spesso basate sul sentito dire o da letture/ascolti di titoli di media, generici e privi di documentazioni valide o, ancor di più, da necessarie verifiche o approfondimenti.
Oggi sono pochi e sempre meno gli individui propensi a esercitare il buon ascolto. Minoranze praticano le letture e altre, se leggono, distorcono talvolta l’essenza dei messaggi o, peggio, non riescono a comprendere pienamente il senso reale di quanto hanno appena letto e il vero significato delle informazioni che credono di aver appreso.
Nella fotografia, che è anch’esso un fenomeno sociale sempre più praticato, oggi di moda e su cui emergono nugoli di “esperti”, accade pressappoco la stessa cosa.
Allora, da qualche tempo, ho trovato più utile dissertare, scrivendo su mie convinzioni, piuttosto che avventurarmi e perdermi in dialoghi con altri che – generalmente prevenuti e ricchi di certezze - quasi mai consentono di approdare a un utile costrutto.
Sulle cose che scrivo tempo fa un amico ebbe a osservare che “scrivo come parlo”; io l’ho preso da subito come un complimento e anche per questo ho continuato, divertendomi pure in questa mia nuova sperimentazione.
Nei capitoli che seguono, il lettore non potrà quindi attendersi di trovare specificità o testimonianze di conoscenze dottrinali, volte ad arricchire il “bagaglio nozionistico” sulla fotografia; per questo rimando a consultazioni di manuali specifici di taglio squisitamente scientifico o ad avventurarsi in altri libri particolari, magari scritti da professionisti bravi e ampiamente riconosciuti come tali.
Le mie dissertazioni, che l’amico Pippo definisce elegantemente “nugae”, costituiscono quindi una serie di appunti, dei veri e propri post-it sui quali ho annotato considerazioni semplici che talvolta non riguardano solo il mondo della fotografia; opinioni su questioni mai date per scontate o volte esclusivamente a essere pienamente condivise. Per questo motivo, intitolandolo, per l’appunto: “Fotogazzeggiando”, ho voluto attribuire al volume un titolo un po’ bizzarro, che vuole invitare principalmente il lettore a delle sue personali riflessioni e che non assegna agli argomenti trattati un valore definitivo o troppo impegnativo. Considerazioni opinabili e più dedite al cazzeggio insomma.
Buona lettura.
Salvatore Francesco Clemente
Ringraziamenti al lettore.
Da sempre, quando vado a visitare un luogo espositivo, non cerco mai di leggere le indicazioni sull’autore prima di averne contemplato l’opera, passando in rassegna per intero la proposta.
Di taluni artisti famosi si riconosce subito la mano, magari alla luce di reminiscenze scolastiche o nuovi studi, in altri casi si rimane subito attratti dall’efficacia del messaggio visivo.
Un analogo atteggiamento mi accade quando vado a scegliere un libro da leggere, specie se si tratta di uno scrittore a me sconosciuto.
In questi casi non mi lascio neanche catturare completamente dalla visione della figura che è stata apposta in bella mostra in copertina, per rendere accattivante il libro, e nemmeno dalla veloce lettura di quanto è generalmente riportato sinteticamente nella quarta di copertina, che in qualche modo tende a fornire gli elementi che secondo l’editore caratterizzano lo scritto.
La scelta che da subito mi fa capire l’eventuale affinità dell’autore ai miei gusti letterari è legata alla fluidità nella lettura della sola prima pagina, del saggio o del romanzo che sia.
La chiave di qualunque libro, a mio parere, sta nel fatto che leggerlo deve in ogni caso costituire in primo luogo un piacevole diletto, a prescindere quindi dal contenuto, e se poi anche lo scritto riesce pure ad arricchirci con un qualcosa che resti o che ci induca a riflettere è ancora meglio.
Se tu lettore sei arrivato fino in fondo a questa raccolta di semplici considerazioni e di piccoli aneddoti, mi ritengo lusingato, a prescindere da ogni eventuale messaggio che sono riuscito a trasmettere.
In conclusione trovo utile e mi piace ricordare quanto ha scritto, riferendosi al mondo dell’arte nel suo complesso, il famoso critico e curatore Francesco Bonami, nel suo libro “incontri ravvicinati nella giungla contemporanea”. Nell’argomentare sui tanti artisti che ha incontrato nel corso degli anni, tra le tante cose evidenzia tre aspetti. In particolare osserva che “il mondo dell’arte è un mondo a parte, è una piccola famiglia incestuosa, dove quasi tutti vogliono poche cose, sempre le stesse: successo, visibilità, soldi.” Inoltre dice che “il mondo dell’arte è come la sala degli specchi” dove “ognuno vede la propria immagine riflessa.” Infine afferma che “la giungla dell’arte, più che pericolosa è fastidiosa, molti dei suoi abitanti non mordono, ma pungono come insetti.”
Tutti i concetti sopra esposti dal Bonami mi sembrano pienamente condivisibili e, in qualche modo, abbastanza in sintonia con i contenuti, talvolta bizzarri, di questa raccolta.
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Parafrasando il tormentone di Natale in casa Cupiello “te piace ‘o presepe?” (Luca lo chiede al figlio Nennillo infinite volte. La risposta è sempre la stessa: NO!), sarebbe qui il caso di esordire chiedendo al lettore: “te piace ‘a street art?” Ma, perseguendo l’intento di voler sempre sperimentare coinvolgendo nell’operazione anche altri amici, ho avviato questo progetto che si aggancia con l’arte fotografica.
Da qualche tempo amo fotografare la street art che, come genere, in qualche modo si avvicina al reportage di strada, oggi più noto come street photography.
Diversi amici mi hanno più volte sollecitato a realizzare qualcosa utilizzando parte delle innumerevoli fotografie che continuo a raccogliere sul tema. Ma poiché ritengo che scrivere su materie che si conoscono poco, può risultare presuntuoso e che qualsiasi cosa si possa venire a dire potrebbe rimanere sempre parziale, esponendosi a posizionamenti di parte limitati, ho pensato di affrontare la questione, raccogliendo il suggerimento dell’amico Pippo, vestendomi cioè da “Flâneur”. È un termine francese, reso celebre dal poeta simbolista Charles Baudelaire, che indica il gentiluomo che vaga oziosamente per le vie cittadine, senza fretta, sperimentando e provando emozioni nell’osservare il paesaggio. Pertanto ho cercato di coinvolgere nell’operazione altri autori, cercando di raggruppare idee e impressioni variegate senza censure, su un fenomeno che ormai imperversa come un’affermata espressione artistica, ancorché oggetto di discussioni.
In progetti del genere, riuscire a trovare adesioni, con programmi peraltro indefiniti, risulta assai complicato ma, battendo e ribattendo, alcuni ci hanno creduto e hanno accettato di collaborare. Il tema fisso era per tutti, quindi, “la street art”, senza vincoli, indirizzamenti o suggerimenti. Ciascuno completamente libero di poter esprimere il proprio pensiero e di spaziare a proprio modo, mettendo magari a frutto esperienze e peculiarità specifiche, professionali e di vita.
Nessuna pretesa artistica dottrinale, quindi, o alcun inquadramento scientifico è stato previsto nell’approccio all’argomento e, come regola comune, quanto raccolto è stato lasciato integro secondo il conferimento originario.
A prodotto ultimato mi ritengo oggi soddisfatto del risultato sviluppato, perché ricco di varietà nei contributi, risultati pienamente rispondenti alle originarie aspettative. Credo, quindi, che l’operazione possa ritenersi riuscita, almeno per l’intento immaginato, avviato, come detto, con un largo canovaccio progettuale via via maturato in divenire.
Penso che, altresì, chi ha partecipato potrà ritenersi anch’esso soddisfatto nell’aver contribuito con un suo prodotto testuale, che ha consentito di costruire l’insieme pensato. Un ringraziamento va quindi a tutti i coautori, con l’auspicio di poter magari condividere una prossima analoga avventura che andremo a trovare, con idee e contributi nuovi meritevoli di sviluppo collettivo.
Postfazione
Cercando sul web, inserendo il termine “origine”, ci si imbatte su uno scritto articolato su Wikipedia, secondo cui “in ambito religioso e teologico, con il termine creazione si indica l’opera di una o più divinità che, per propria volontà, dà luogo al creato, ossia con un atto deliberato porta all’esistenza ciò che prima non esisteva. Questo processo potrebbe essere concepito come istantaneo, oppure esplicandosi in un cammino evolutivo più o meno complesso, riferibile sia all’origine del mondo che dei singoli esseri viventi”.
Escludendo l’accezione “divinità” e riconducendo il tutto a un aspetto laico, è bastato buttare una piccola pietra nel grande lago culturale in cui quotidianamente ci si abbevera e si naviga, per ottenere da un folto gruppo di amici i contributi necessari per realizzare un’opera, seguendo degli schemi meditati da tempo, che forse necessitava soltanto che qualcuno l’avviasse.
Quanto fin qui proposto vuole, in qualche modo, costituire un esempio sperimentale che intende mettere a confronto opinioni diverse su un fenomeno comune come quello individuato.
La scelta sulla tematica Street Art ha voluto anche essere un pretesto per facilitare la stesura di testi liberi, su un argomento oggi popolare che non ha ancora consolidato delle basi dottrinali e definito delle solide scuole di pensiero.
Qualcuno mi ha fatto notare che il modello assunto si sarebbe pure potuto anche applicare alla fotografia, alla creatività e all’arte in genere.
Forse, a mio parere, in questi altri casi sarebbero potuti venir meno le spontaneità di esprimere le proprie opinioni, muovendosi in campi e materie che già risultano dibattuti e definiti con ricche bibliografie di studiosi e critici d’ogni tempo.
La Street Art è un fenomeno molto attuale e relativamente giovane che, seppur oggetto di approfondimenti scolastici in tesi di laurea e in qualche sparuto libro, offre ancora ampissimi spazi per approfondimenti e discussioni.
Ringrazio vivamente, quindi, tutti i coraggiosi che hanno voluto cimentarsi, assecondando la mia idea di scrivere sulla materia e che non si sono creati alcuna inibizione nel manifestare un proprio punto di vista, pur consapevoli del rischio di esporsi a critiche e confronti.
A lavoro fatto, la sintesi di tutti i testi scritti, a mio parere, alla fine è riuscita a illustrare un argomento abbastanza ampio attraverso esposizioni variegate di idee e punti di vista liberi, concordati solo sulla indicazione del tema comune che si era chiamati a svolgere.
Il risultato della composita operazione può, ad ogni modo, tornare utile sia a chi è intrigato dal fenomeno che a coloro che non hanno mai osservato con attenzione le tante nuove correnti di pensiero artistico e le varie forme espressive non ancora definite, moderne e – anche per questo - in continua evoluzione.
P.S. Tutti i testi pubblicati in questo volume, come pure le fotografie sono state offerte gratuitamente dai rispettivi autori.
Chi ha aderito all’iniziativa condivide pure la proposta che, in caso di pubblicazione, sia prevista la devoluzione dei proventi economici netti, con versamenti periodici, all’organizzazione Onlus Emergercy (https://www.emergency.it/), una volta assorbiti i costi anticipati per le produzioni editoriali.
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