sabato 20 maggio 2023

Giovanni Avena, prete di frontiera

Durante la recente premiazione delle scolaresche vincitrici del Premio Pina e Libero Grassi 2023, l'organizzatore dell'evento ha raccontato una bellissima storia che, come atto di coraggiosa umanità anche in relazione ai tempi, a mio parere merita di essere conosciuta.  Ho pertanto invitato l'amico Cernigliaro a scriverne un testo, che ora vengo a proporre, che sintetizzasse in maniera efficace quell’esperienza vissuta e oggi riemersa dal suo lontano ricordo.

Buona luce a tutti!


© ESSEC

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Giovanni Avena, prete di frontiera

Una vicenda molto diversa, di cui sono venuto a conoscenza di recente, mi ha riportato alla memoria frammenti di un fatto accaduto a Palermo circa mezzo secolo fa, anno più, anno meno, dimenticato in chissà quale antro del mio cervello. Un unico legame: il protagonista era un prete.
Ero un ragazzino, uno scout del Reparto Palermo 3 di via Lincoln, che aveva sede nei locali adiacenti una chiesa che da tanti anni non c’è più. Ma la vicenda che racconto ebbe per protagonista il parroco della parrocchia di via Pindemonte, si chiamava Giovanni Avena. Lì, aveva sede il Palermo 21 e per questo era ben conosciuto dagli scout palermitani.
Ricordo che, a un certo punto, la Curia aveva disposto l’allontanamento di padre Avena dalla parrocchia e dalla diocesi e trasferito in un paesello sperduto di non so più quale regione.
Contro quel provvedimento – chiaramente punitivo - si mobilitarono in tanti. Anche gli scout. Ho ricordo di aver partecipato al “picchettaggio” della chiesa (cose da pazzi… veri) e alle celebrazioni della messa in un ampio magazzino di via Pindemonte, dove si svolgevano anche assemblee pubbliche per decidere le azioni da intraprendere.
Altri frammenti che mi sono tornati alla mente: che quell’allontanamento da Palermo era nato in conseguenza delle sue denunce sullo stato di cose all’interno del manicomio di via Pindemonte e che la mobilitazione di quei giorni si fermò quando lo stesso Avena chiese di farlo.
Riemerso in questi giorni il ricordo di quella vicenda, ho avuto la curiosità di cercare su internet notizie di quei fatti.
Ho così approfondito le informazioni su Giovanni Avena, il quale non era solo uno che esprimeva un pensiero critico all’interno della chiesa (fu uno dei preti che si era schierato a favore del divorzio). Agiva. E cosa aveva fatto di tanto pericoloso per meritare quel provvedimento? Aveva avuto l’ardire, da parroco, di entrare al manicomio di Palermo, scatenando una lunga battaglia per dare dignità umana a quei “pazzi”, che spesso pazzi non erano. E tra questi “pazzi” c’erano anche tanti bambini. Ma Avena non solo aveva denunciato lo stato delle cose in quel “lager”, inimicandosi il potentato democristiano che lo gestiva, ma cercò di ottenere condizioni migliori per quelle creature non considerate nemmeno esseri umani. Tra le altre cose aveva ottenuto che alcuni malati potessero uscire dal manicomio per partecipare alla messa nella sua parrocchia. E sapete che faceva? Lui rinunciava a cinque minuti della sua omelia per dare la parola proprio a loro.
Allora ero troppo piccolo per rendermi conto di essere testimone di una Storia importante. Una Storia che oggi definiremmo di "antimafia sociale".
Solo ora ho scoperto che tra le personalità che frequentarono le assemblee popolari che nacquero a sostegno di Giovanni Avena c’erano anche un giovanissimo Peppino Impastato e un certo Franco Basaglia: ovvero colui che avrebbe chiuso in Italia i manicomi alcuni anni dopo.
Giovanni Avena, l’ex prete disobbediente, si è spento nel 2021.

© Totò Cernigliaro

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