martedì 23 maggio 2023

(Non) voglio (mica) la luna…basta un selfie!

Ma perché le persone si fanno, spesso in maniera compulsiva, i “selfie” (dall'inglese self-portrait photograph, ovvero "autoritratto fotografico")?
Gran parte di noi, incluso chi scrive, è stata tentata dal selfie, ritraendo il volto in vari contesti e sfondi mozzafiato.
In effetti con l'avvento degli smartphone e dei “selfie” la fotografia ha subito una trasformazione significativa.
Per la prima volta nella storia dell'umanità, dopo intere esistenze pensate a non sapere che aspetto si aveva, oggi vengono “auto-ritratti” quotidianamente milioni e milioni di visi.
La tecnologia degli smartphone ha permesso di scattare foto in modo rapido e facile, rendendo immediatamente disponibili le immagini e ha cambiato il modo in cui le persone concepiscono e praticano la fotografia. Con i selfie si è passati da essere fotografi a essere principalmente soggetti fotografati.
È diventato un fenomeno di massa, uno strumento di auto-espressione, un mezzo condivisione/documentazione della nostra vita, fino a rappresentare uno dei tratti distintivi dello spirito del tempo attuale. Questo ha portato a una sorta di eccesso di foto di noi stessi.
Ha reso possibile documentare la propria presenza in luoghi iconici, non facili da raggiungere, e condividerlo con gli altri tramite la pronta pubblicazione sui social media.
Una sorta di prova della propria esperienza e dei viaggi compiuti e, in ultima analisi, un segno della nostra esistenza.
I selfie rappresentano una sorta di “vessillo" (“la nostra bandiera sulla luna”) che sventoliamo virtualmente per mostrare dove siamo stati e cosa abbiamo fatto.
Una forma di narcisismo diffuso, su cui i social network basano il proprio successo.
In qualche modo essi sono anche la conseguenza dell’aspirazione naturale a lasciare un’impronta della nostra esistenza o, meglio, dell’immagine di noi stessi, la migliore possibile, beneficiando di una cornice affascinante.
Siamo noi i protagonisti della foto, ma è il contesto, almeno nelle intenzioni, a rendere quell’immagine unica.
Che sia un modo per esprimere un desiderio nascosto e praticamente impossibile da realizzare?
Con la diffusione delle nostre immagini digitali speriamo di ricalcare quella evocativa, famosissima e storicamente indelebile della prima impronta umana sul suolo lunare?
Non abbiamo una risposta certa a questa domanda; per ora ci possiamo limitare a osservare da quaggiù l’astro lunare, magari ricordando il quesito leopardiano:
“Che fai tu luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, contemplando i deserti; indi ti posi”… magari immortalando il tutto con un bel selfie!



© Pasquale Tribuzio

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