lunedì 10 luglio 2023
“Che confusione”, cantavano i Ricchi e Poveri
Una cosa di cui non si parla quasi mai o sulla quale non si approfondisce abbastanza sono i risultati delle giurie dei concorsi e la reale valenza delle classifiche e dei tanti premi che proliferano sempre più, per dare maggiore spazio all’irrefrenabile edonismo sempre più crescente.
È di questi giorni lo scalpore suscitato nei media, per una luce che si è accesa nel corso dell’intervista ai giurati del famoso e prestigioso evento letterario Premio Strega.
Un non secondario personaggio politico facente parte della giuria, infatti, ha candidamente palesato un eclatante scivolone, nel momento in cui ha candidamente ha ammesso di avere votato per il libro vincitore pur non avendolo neanche letto.
In verità non credo si tratti di un fatto originale e che questo non potrà essere annoverato come unico caso. Sono, infatti, tanti gli interessi che condizionano premi e concorsi.
Così accade, con sempre maggiore frequenza, che vanità e insipienza siano spesso le principali protagoniste nel gioco del mettere in piedi, senza adeguate basi, tanti giganti dai piedi d’argilla.
Allargando il raggio d’azione ad altri spazi artistici, nel seguire dibattiti e conferenze, di frequente emerge in alcuni la convinzione che nell’arte è fondamentale e quasi pressoché indispensabile possedere un bagaglio teorico e nozionistico per poter realizzare una qualunque proposta artistica.
Spesso viene pure messo in secondo piano il talento che costituisce l’elemento che sempre contraddistingue rispetto a panorami scialbi, standardizzati, contemplativi, ripetitivi e pieni di paletti o regole che imbrigliano ogni idea che intendesse percorrere una nuova strada o iniziare una qualunque diversa avventura.
Molto di frequente capita però sentire anche alcuni affermati artisti dire d’essersi dedicati successivamente a studi e ad approfondimenti, per crescere, affinarsi e perfezionarsi nel settore artistico che li vedeva già protagonisti e li riconosceva attori. Come capita normalmente in ogni percorso di crescita, in ogni branca umana che poi necessita di acculturamenti ulteriori e di aggiornamenti continui.
Un’altra confusione che si genera spesso è anche la mancata netta distinzione che occorre fare fra due figure artistiche, naturalmente e dialetticamente contrapposte, che in verità si completano a vicenda: l’artista/autore e il critico d’arte.
Dove il primo propone secondo la propria fantasia e spontaneità creativa, seguendo il proprio naturale istinto (talento connesso al bagaglio culturale di cui comunque dispone), mentre il secondo procede all’analisi critica filtrandola con gli studi e i molteplici approfondimenti condotti sulla specifica materia e non solamente.
Paradossalmente potrebbe anche affermarsi che un artista è riconosciuto tale, per quanto riesce già ad esprimere e comunicare, in quanto particolare animale artistico dotato di talento, il critico è invece un appassionato studioso che ama approfondire, conoscere e a cui, spesso, piace scoprire e valorizzare talenti (mettendo da parte invidie e gelosie che possono attaccare entrambi: Salieri docet!).
Per concludere occorrerebbe porre l’attenzione anche su un fatto non secondario, ovvero che molto difficilmente e solo di rado un ottimo critico potrà risultare altrettanto bravo come artista, ma riflettere anche sull'aspetto speculare, ovvero che la stessa considerazione vale anche invertendo i ruoli.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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