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Il provincialismo culturale costituisce l’humus ideale che permette di coltivare tante diffuse forme patologiche sociali.
Adeguatamente diffuso rappresenta un elemento importante anche nel capitalismo alterato d'oggi che, al di là della perenne crescita e dello sviluppo economico, punta a mantenere costanti, negli individui, frustrazioni e invidie eternamente inappagabili e drogate che necessitano sempre del raggiungimento di continui e fatui successi.
Lo sciovinismo nazionalista fa spesso da ulteriore corollario.
Il senso di appartenenza e lo schieramento aprioristico, infatti, tranquillizza e stempera insicurezze che pervadono quelle masse che trovano più facile riconoscersi in fazioni e tifoserie dedite a sostenere qualcosa/qualcuno solo su immaginate basi fideistiche … spesso somatizzate e praticate come fossero degli innamoramenti o dei dogmi.
In tutto questo s'innescano anche pericolosità di testimonianze che, talvolta, ricordando e affermando accadimenti e circostanze piene di dettagli, come fossero vere, possono condizionare - e talvolta fino a stravolgerle - le vite e le esistenze altrui.
In relazione a quest'ultimo argomento, può certamente tornare utile, per qualche sana riflessione, quanto è riportato da Francesco Parisi nel suo libro “La Trappola di Narciso” (pubblicato nel 2011 da Le Lettere), pur trattando nel volume aspetti inerenti alla fotografia.
Gli interessanti stralci che di seguito si riportano, si soffermano sui possibili rischi legati alle “False Memories”.
Scrive Parisi: “Le false memorie possono essere o memorie fortemente distorte di fatti realmente accaduti o memorie che rievocano episodi mai avvenuti nella realtà … Le false memorie sono molto comuni e non costituiscono una forma patologica del ricordo, tutti noi le abbiamo e spesso riusciamo anche ad accorgerci introspettivamente del fatto che ciò cre ricordiamo potrebbe non essere vero …… Le false memorie possono riferirsi al contenuto o al contesto, possono creare un ricordo distorto di un evento a cui abbiamo assistito (false memorie testimoniali) o possono addirittura creare ricordi di fatti della nostra infanzia che non sono mai accaduti (false memorie autobiografiche).”
Parisi continua sostenendo che: “La ragione per cui tali fenomeni accadono è in realtà molto semplice e si spiega in ragione del fatto che la memoria non funziona come la metafora mente/cervello ci vorrebbe far credere: non esistono pezzetti di informazione che si costituiscono e si depositano in uno spazio isolato, esistono piuttosto processi che, nel formarsi, includono una gamma piuttosto ampia di sistemi interagenti, che provvedono alla codifica, alla registrazione, all’immagazzinamento e al recupero dell’informazione …… In questo complesso circuito neuronale è naturale che qualcosa possa andare storto.”
In una società come quella attuale, che assiste, senza le dovute reazioni, allo sproloquiare di tanti opinionisti e di molti esaltati che coltivano esclusivamente certezze, quanto riportato dal professor Parisi potrebbe certamente indurre a coltivare anche dei sani dubbi che, magari, lascino anche spazi e possibilità a opinioni diverse.
Il mitico Luciano De Crescenzo, cultore del "Dubbio", avrebbe certamente fatto affiorare tante argomentazioni da poter proporre in merito alle scivolose questioni che tratteggiano tante idolatrie, vissute talvolta come pericolose certezze.
Il suo modo di filosofeggiare e la sua fervida fantasia potrebbero comunque aiutarci a immaginare quale sarebbe potuto essere un suo eventuale pungente saggio scritto al riguardo.
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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