mercoledì 11 ottobre 2023
Pietro Tramonte, inventore di una biblioteca del popolo a Palermo, per una cultura riciclabile alla portata di tutti
“Scoprire come appaiono le cose quando sono state fotografate e come le modifichi il fatto di essere state fotografate. Spesso accade che una volta fotografate le cose assomiglino ad altre fotografie, sia che si tratti di foto che sono state scattate, sia che si tratti di foto che attendono ancora di essere realizzate”.
È una delle tante asserzioni contenute nell’ampio saggio “L’infinito istante”, nel quale Geoff Dyer effettua una lunga disamina di tantissime fotografie/pitture collegate, contaminate, emulate e talvolta messe anche a paragone, associandole all’intendimento narrativo e alla sottostante filosofia di molti fotografi famosi che hanno molto influenzato e talvolta scritto importanti capitoli nella storia della fotografia.
Indipendentemente dalle tante opinioni, è altresì certo che – specie nell’analogico - il risultato dello sviluppo della pellicola impressionata è sempre stata una spasmodica attesa (in parte l’attesa rimane anche nella post produzione del digitale di adesso, per verificare al computer la presenza di eventuali mossi indesiderati, sfocature, elementi di disturbo o altro). Ed è pure vero che, nell’immaginario del fotografo d’ieri e come in quello di oggi, ben precisi fotogrammi rimangono immediatamente impressi nella memoria perché già da subito pensate come fotografie azzeccate.
Un occhio attento sa, infatti, riconoscere al volo la potenzialità di una scena, di un fenomeno, di un accadimento improvviso ma previsto, di una propria invenzione creativa estemporanea.
Quando, però, del contenuto di certe immagini – specie nel concettuale - si è chiamati a dare troppe spiegazioni può anche accadere come per le barzellette, prive di acutezza e talvolta insipide nella reale efficacia.
Non sempre chi crea è felice nel riuscire a mandare messaggi specifici, specie se ricorre a troppe metafore o eccede nelle allusioni; miscelando talvolta disordinatamente troppi elementi che così facendo si confondono e diventano non facilmente distinguibili.
Ma la bellezza del gioco artistico è anche quella di perseverare nel continuare a buttare piccole pietruzze nell’acqua stagnante e magari stare ad aspettare, per vedere l’effetto che fa.
Capita, quindi, che qualcuno colga già il gesto - individuando le caratteristiche della mano che le getta - ovvero che alcuni si accorgano della cosa solo quando cerchi concentrici cominciano ad allargarsi.
Ma c’è anche chi rimane distratto e si accorge solo dell’increspatura, senza riuscire a capire l’origine dell’azione e magari permane indifferente nell’ascoltare la risacca delle piccole onde che s’infrangono ai bordi della pozza d’acqua, senza capire né chi è stato a lanciare il sasso e nemmeno il perché.
Ambizione di molti rimane quella di riuscire a inglobare in un’opera una narrazione coinvolgente e una musica sottesa fatta da equilibri compositi che si completano e si esternano contemporaneamente attraverso la loro osservazione.
È indubbio che l'ignoranza non potrà di per sé costituire automaticamente per alcuno una colpa. Ciò per il semplice fatto che potrebbe discendere o anche essere stata influenzata dal contesto sociale che modella ogni crescita individuale; per ciascuno specifica e unica, magari legata alle opportunità economiche famigliari, dal contesto socio-politico in cui si vive, a partire dal livello del corpo insegnante che ci ha nutrito culturalmente nel corso degli anni e fin dalle scuole d’infanzia.
Anche per questo motivo l'ignoranza non dovrebbe mai generare imbarazzo. Tutti quanti, senza eccezione per nessuno, non potremo mai essere onniscienti e ignoreremo sempre tantissime cose e, anche se il bagaglio culturale di cui siamo dotati potrà essere più ricco, nella vita non si finirà mai d’apprendere; indipendentemente da quanto siamo in condizioni di poter noi dare agli altri.
La casualità è un’altra importante componente variabile che prescinde da qualsiasi condizione. Porta ad avere incontri imprevisti con personaggi strani o, per meglio dire, non consoni alle usuali normalità domestiche. Soggetti che appaiono quasi inesauribili per la carica che li anima e l’entusiasmo che sono capaci empaticamente di trasmettere.
In questa casualità imprevedibile il Pietro Tramonte che ho avuto modo di incontrare è un giovanile uomo della classe '48, al quale piace vivere in mezzo alla gente e che si è inventato dal nulla una realtà seguendo l’istinto in un’impresa quasi utopica.
La sua Biblioteca Privata Itinerante è un’invenzione che contrasta con tutte le regole del commercio moderno, che riporta alla donazione e baratto, a sistemi assolutamente non consoni al modello sociale di sviluppo di oggi, improntato al consumismo capitalistico basato sul lucro.
La sua operazione, grazie al sapiente utilizzo dei social, lo ha fatto assurgere a un fenomeno turistico anche per i tanti crocieristi che lo cercano e incontrano girando per i vicoli del centro storico di Palermo e con i quali dialoga grazie alle conoscenze linguistiche acquisite.
Oltre ad assolvere a una sua missione culturale, col suo fare dispensa accoglienza, entusiasmo per continuare a conoscere e intanto rallegrare le genti.
La storia insegna che sono tanti i folli che si ribellano o si sono ribellati all’andazzo ordinario omologato. Qualche volta, sappiamo che seppur fisicamente eliminati, sono riusciti a creare proseliti, fondando magari religioni.
Si seguito un link che documenta il mio incontro e che forse riesce a dare, in qualche modo, un’idea del personaggio: https://youtu.be/WScftPRVK7Q?si=YOyXwpZW2E-uZMe_
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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