lunedì 22 luglio 2024
“Il potere piace proprio perché suscita invidia”
Nicola Carraro e Alberto Rizzoli sono due cugini che, in un libro scritto a quattro mani, intavolano una corrispondenza volta a raccontare storie incrociate che hanno interessato la loro famiglia.
Ne viene fuori un ricco racconto della dinastia Rizzoli, vissuto in comune anche per il prolungato impegno di entrambi nell’impero editoriale creato dal loro nonno Angelo Rizzoli con la sua intraprendenza e l’indiscutibile talento.
Tra le righe si ha anche modo di leggere il tenore di vita, le opportunità e i privilegi riservati a tutti i rampolli del capitalismo e dell’alta borghesia, con annessi oneri e onori; che non sempre poi riescono a consolidare e a mettere in sicurezza i patrimoni di cui sono divenuti quasi inconsapevolmente eredi.
Le pagine del libro, che sostanzialmente raccontano cento anni di una dinastia vista dal suo interno, filtrano gli eventi attraverso i sentimenti percepiti e direttamente respirati dai narratori.
Due angoli visuali, quindi, focalizzano sia i più importanti episodi che gli accadimenti comuni, esponendo con lealtà e reciproco rispetto in forma epistolare eventuali differenti punti di vista.
Così ciascuno rievoca i momenti, attendendo dall’altro di ricevere verifiche o completamenti con informazioni mancanti, nel reciproco intento di far rivivere, nel raccontarsi e raccontare, le figure che hanno inevitabilmente condizionato e modellato la loro crescita.
Al momento della stampa del libro da parte della Mondadori (2015), con il titolo “Rizzoli – La vera storia di una grande famiglia italiana”, i due autori, nati rispettivamente nel 1942 e nel 1945, erano entrambi ultra settantenni, con esperienze e maturità pertanto sufficienti per saper positivamente discernere, anche sulle differenti scelte operate dai loro genitori, una volta venuto meno il padre (per loro, il nonno).
Specie per il loro tenore di vita, le loro storie si possono forse traslare ad altre realtà consimili. Per immaginare le vite condotte in altre famiglie analoghe appartenenti all’alta borghesia, anch’esse spesso emerse e affermatesi nel panorama economico industriale del dopoguerra, al nord come al sud.
La chiave di lettura con cui approcciare dovrà, quindi, essere essenzialmente rivolta all’interesse di poter procedere verso una forma di arricchimento culturale e non già al desiderio di cercare di spiare dal buco della serratura; seppure sollecitati da pregiudizi etico-sociali, invidie classiste o altri propositi di basso profilo.
L'utilità nel leggere questo libro sarà quella, cioè, di venire a colmare ignoranze, per dare possibilmente delle risposte a tante curiosità recondite e magari poter allargare indirettamente le proprie conoscenze. In questo caso attraverso i vissuti di individui più fortunati che avranno avuto occasioni per opportunità non abituali, ovvero, più semplicemente, esperienze estranee ai più comuni mortali.
In proposito, comunque, in questi casi a spingerci nella curiosità e nella voglia di conoscere, sintomatica rimane la citazione del mitico Luciano De Crescenzo che recita: “il potere piace proprio perché suscita invidia” (dal suo primo libro “Zio Cardellino”).
Buona luce a tutti!
© ESSEC
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