lunedì 30 dicembre 2024
Street art ....... e Via delle Conce
In una precedente operazione avevo coinvolto diversi amici nella raccolta di argomentazioni diverse sulla street art, con il felice risultato d’essere addivenuto a tante dissertazioni su questo fenomeno sempre più diffuso. Come noto, la street art moderna è una forma artistica che nasce negli Stati Uniti alla metà del secolo scorso, con utilizzo in origine tecniche minimaliste e l’impiego di variegati strumenti creativi, tesi a produrre risultati estetici abbastanza elementari finalizzati a marchiare territori e richiamare attenzione. Da allora ad oggi si è sempre più implementata la qualità dei messaggi visivi che, sviluppando uno spirito emulativo fra i giovani, si sono caratterizzati come fenomeni rappresentativi di ribellione rispetto a un politicamente corretto, sempre più improntato al pieno rispetto dell'identità politica, etnica, religiosa, sessuale, sociale, ecc. dominanti. Tendendo, quindi, a scalfire quanto lentamente consolidato dalle rigidità regolamentate dalle varie borghesie. Norme di legge tutelano l’estetica di edifici e strutture. L’art 24 “Decoro dei fabbricati e scritte sui muri” prevede, ad esempio, il divieto d’imbrattare con scritte, affissioni o disegni i muri degli edifici pubblici e privati. Articoli del codice penale prevedono ammende e pene per affissioni abusive. Sono stati tanti i graffitari che, avendo violato il rispetto degli articoli dei codici, si sono ritrovati coinvolti in procedimenti amministrativi e penali, fino a essere chiamati al ripristino dei luoghi e al risarcimento dei danni. Sono stati gli Street artist che hanno aperto la strada per i murales nazionali. Per grandi linee, l’attenzione degli artisti impegnati nel campo si andava variamente a caratterizzare. I writer, ad esempio, cominciavano ad aggredire muri prossimi alle principali vie di comunicazione e, soprattutto, carrozze di treni, disegnando su ogni cosa scritte stilizzate. Altri creativi andavano ad interessarsi di capannoni fatiscenti e edifici di centri storici decadenti per realizzare opere che si andavano ad inserire in spazi che venivano a costituire veri e propri musei a cielo aperto. In entrambi i casi si era sempre trattato di una ricerca per l ‘utilizzo di spazi e obiettivi facilmente accessibili, utili a poter rendere maggiormente visibili i loro propositi creativi. La caducità delle opere, poi, ha da sempre legato all’attualità ogni realizzazione artistica. Per esse non è mai stata prevista una particolare tutela atta a rallentarne il degrado naturale. Con lo scopo sotteso di voler In qualche modo ribadire il concetto ciclico naturale e tragico di ogni esistenza: dal nulla la nascita, una vita, la sua lenta decadenza, il degrado e, infine, la morte, con un ritorno al nulla preesistente. Comunque inserito alla logica quantistica della fisica, sublimata dal ricordo dell’esperienza creativa, da trasmettere ad altri per chi ne era stato casualmente testimone. La spettacolarizzazione del fenomeno ha fatto poi da volano nel generare i molti graffitari che hanno cominciato a diffondere il fenomeno, viaggiando in un apostolato laico nei vari contesti. Emilia, Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia cominciarono così a divenire i luoghi prescelti dai vari artisti che, come contagiati da un virus comune, si sono ritrovati a dover lasciare una propria traccia nei luoghi, trasformando via via in veri spazi espositivi suggestivi quelli che erano ambienti in origine degradati e fortemente desolati. La bellezza estetica della lenta operazione implementativa ha, così, prodotto mutazioni di contenuti culturali nei contesti sociali, con accettazioni del fenomeno da parte delle comunità locali. Venivano così a svilupparsi atteggiamenti di tolleranze atte a modificare i risvolti penalistici che ancora interessavano il fenomeno. Oggi, anzi, amministrazioni comunali più attente, hanno iniziato pure ad assegnare appositi spazi a graffitari e writers per consentire di realizzarvi liberamente le loro opere. L’attento Marino, ex Sindaco di Roma, ad esempio, ebbe a consentire il nascere del complesso artistico di “Tor Marancia”, assegnandolo in gestione al relativo condominio popolare, riuscendo così a produrre un riscatto a un ambiente fortemente degradato e noto per lo spaccio di droghe. In Emilia venivano nottetempo presi d’assalto dagli artisti molti capannoni industriali e tanti luoghi abbandonati che davano origine alla creazione di pagine artistiche socio-politiche spettacolari e di evidente efficacia comunicativa. Napoli e dintorni veniva anch’essa a scatenare le fantasie più disparate, miscelando figure assurte a mito con eroi moderni: dalla maschera di pulcinella, alle allegorie politiche e sociali, dallo sport ai fenomeni sociali correnti. Nell’ambiente a me più vicino un’iniziativa tra artisti di Palermo e Lecce ha di recente prodotto un gemellaggio e un interscambio artistico volto a abbellire scatoloni abitativi popolari e periferici delle rispettive città. In tutti i casi si è intesa cavalcare l’immediatezza comunicativa dei messaggi visivi. Un fenomeno ormai conclamato attraverso la fotografia artistica, quella impegnata sulle infinite tematiche sociali. L’interesse per la street art, diventando anche oggetto di attenzione fotografica, produceva la testimonianza. La documentazione fotografiche delle opere artistiche, lentamente veniva quindi a storicizzare visivamente le stesse, alterando in qualche modo il concetto di fatiscenza d’origine che comunque continuava a persistere nella realizzazione creativa attraverso la caducità fisica. Quasi naturalmente in ogni città si sono venuti a caratterizzare - quasi automaticamente – luoghi; prescelti e destinati a ospitare le creazioni collettive. I ricambi artistici, che talvolta si riciclavano, talvolta venivano a sovrapporsi a installazioni preesistenti, sbiadite per le intemperie o ormai pressoché cancellate. A Roma, oltre al Quadraro, San Lorenzo, Garbatella, Trullo, Torpignattara e Pigneto, luoghi annoverati a tali spazi espositivi sono anche presenti nel quartiere Ostiense e lungo la via del Porto Fluviale in particolare. Come accennato, le opere di street art non sono destinate a rimanere eterne. Lungo via del Porto Fluviale sono infatti svaniti o vengono via via a sgretolarsi disegni storici importanti; come quelli immediatamente riconoscibili di Carlos Atoche o la meravigliosa composita, imponente e complessa opera “Oltre il segno, dentro la materia” disegnata dal mitico Blu sull’edificio di una ex caserma dell’aeronautica occupata. Oggi, recenti interventi di ristrutturazione sembrerebbero destinati a cancellarle completamente o quasi ...... a lavori ultimati si potrà valutarne l’impatto e ogni conseguenza. Nell’azione di questo restauro di certo risulta del tutto già cancellato l’esistente che figurava ancora nel sottopasso ferroviario di via delle Conce. Questo luogo poteva ben essere annoverato a esposizione d’opere d’arte contemporanea. Nato in origine con disegni pittorici estintisi, si era nel tempo trasformato in una particolare location - quasi un vivaio, se intesa come galleria artistica - affollata da un’infinità di poster, pittorici, stencil, sticker, e altro che, oltre a riproporre opere correlate a concetti filosofici fondamentali del convivere civile, prendevano di mira fenomeni d’attualità e il contemporaneo. Anche attraverso formule artistiche sperimentali. Via delle Conce ha quindi e da subito rappresentato una bacheca pubblica per giovani artisti in erba, impegnati a voler esprimere propri ideali, un loro punto di vista, spesso dissacrante ma sempre simbolico, esplicito e rappresentativo. Tornano utili, al riguardo, ascoltare due lectio filosofiche di Umberto Galimberti pubblicate su You Tube sulle ricerche della verità e della felicità insesa come "eudaimonia" . Propositi da sempre presenti nell'età adolescenziale di ogni individuo. Un tazebao di ideali, di utopie, di protesta, d’espressioni liberamente espresse in uno spazio free e privo di censure; destinato a raccogliere comunque tutti e tutto. Con idee convergenti, allineate, trasversali, contrapposte, in ogni caso costituenti sempre occasioni e opportunità per espressioni libere del mondo giovanile. Oggi il sottopasso risulta triste, uniformemente intonacato, anonimo. Un luogo storicamente ricco di memorie dove è stata cancellata tout court ogni traccia delle opere esistenti. In un sol colpo, l’intervento di restauro, ha ripristinato il destino che accomuna tutti i murales: quello di restare solo nella memoria, di coloro che hanno avuto l’opportunità di averli ammirati durante la loro breve esistenza.
Buona luce a tutti!
Nessun commento:
Posta un commento
Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.