giovedì 8 maggio 2025

"Io Sbirro a Palermo" di Maurizio Ortolan



Come mi capita sempre più di frequente, questo è l’ennesimo libro che ho incontrato per caso e che consiglio vivamente a tutti di leggere. In special modo ai siciliani.
Tra quanto ho avuto opportunità di consultare in materia, “Io sbirro a Palermo”, scritto da Maurizio Ortolan” (Editore Melampo, 2018), l’ho trovato non solo interessante, molto utile ma, oserei dire anche, un libro esemplare.
Con una scrittura efficace, sobria e scorrevole l’ex Vice ispettore, senza mai perdersi in panegirici, viene a raccontare un ampio tratto del suo vissuto, dedicato a importanti compiti istituzionali favoleggiati da tanti. Relazionando con coinvolgente realismo su momenti che lo hanno visto protagonista diretto nei ranghi dell’attività di polizia investigativa impegnata nella lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso.
Quanto raccontato da Ortolan, se fosse stato redatto da uno scrittore di professione, potrebbe quasi venire a costituire una stesura di vicende romanzate.
Le sue sono invece le narrazioni di esperienze vissute in prima persona nello svolgendo dei vari incarichi lavorativi, infine culminati nella partecipazione alla cattura del latitante capomafia corleonese Bernardo Provenzano.
La naturalezza descrittiva delle vicende e dei personaggi non si accompagna a nessuna particolare enfasi. Neanche nel descrivere i personaggi che ha incontrato e con i quali ha collaborato; comprese le mitizzate figure di Falcone e Borsellino, descritte mettendone a fuoco i caratteri, nell’ambito dell’umanità che ha personalmente colto.
Per quanto mi riguarda, molte pagine mi hanno rivelato, peraltro, i risvolti dell’attività dei comparti speciali che, per un breve periodo, sono stati vicini anche a miei incarichi di collaborazione con l’A.G..
Nel leggere i suoi racconti, rivedo quell’entusiasmo e quella partecipazione attiva dei soggetti che ho pure io conosciuto nel mio piccolo, che si sono sempre palesati per impegno non comune nello svolgimento delle loro indagini coordinate dai magistrati di riferimento.
Le circa duecento pagine scorrono in una lettura leggera e avvincente che, però, inducono a riflettere, perché includono anche questioni che riguardano aspetti della vita comune di ogni individuo.
Fra le tante considerazioni dell’autore mi hanno pure colpito due periodi che non possono non essere condivise pienamente.
Il primo evidenzia che “fare carriera partendo dal basso comporta più tempo, ma impari a fare di tutto, a capire meglio le difficoltà di un lavoro e i problemi di chi lo deve svolgere, sei in grado di spiegare come si fa e come vuoi che venga fatto, e poi la strada maestra per imparare a comandare è iniziare obbedendo”.
Il secondo, che mette in evidenza l’umiltà che accompagna spesso personalità robuste che danno sicurezza e certezze a noi cittadini comuni: “Vengo definito un analista, mentre sono un semplice poliziotto, un generico, ma di quelli che preferiscono la ragionevolezza e i fatti alle ipotesi illustrate con compiacimento, ma senza uno straccio di pezza d’appoggio”.

Buona luce a tutti!

© Essec

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