venerdì 2 maggio 2025
Recensione inattesa .... ricevuta da Celestino Quinto per "Pesi e Contrappesi"
Nell’incontrare lungo l’esistenza variegati soggetti a noi simili l’umanità concede spesso delle sorprese.
Sono le opportunità che consentono di scoprire il “lato oscuro della luna” (se di altri o di sé stessi, poco importa) che quasi naturalmente siamo portati a non vedere; che ci nascondono aspetti sconosciuti, sgradevoli o piacevoli a secondo i casi o dei momenti.
Talvolta ciò succede anche nel leggere libri, specie se di contenuti letterari che rappresentano veri e propri messaggi in bottiglia, che alcune volte autori amano indirizzare al mondo che li circonda, con chiavi di lettura, spunti d’interesse, punti di vista, velleità o recondite aspirazioni.
L’amico Celestino oggi mi ha voluto rendere partecipe delle considerazioni che ha ricevuto da una sua conoscente che ha appena terminato di leggere il suo libro “Pesi e contrappesi”.
Il testo della missiva riporta: “ieri sfogliavo un libro fotografico multimediale fatto da un amico e, mentre leggevo la prefazione su una frase trovo il commento... questa non è mia è copiata... l'importante come diceva Picasso è copiare bene. Poi aggiungeva che è sempre stata sua abitudine appuntarsi le frasi che lo colpivano al fine di un successivo riutilizzo.
E così mi sono ritrovata nel tuo libro dove parli dell'eredità delle frasi fatte lasciare nel cassetto da chi se n'è andato... quando l'avevo letta non ci avevo dato molto peso, ma sentire ieri la stessa cosa detta dall’amico mi ha lasciata stupita di questa prassi; a questo punto, comune di una certa generazione. O forse sono io che l'ho associata ad una generazione e, come sempre, causa la mia ingenuità, non mi accorgo che anche chi è intorno a me ha fatto e fa spesso la stessa cosa.
Ne approfitto per dirti che il tuo libro nel suo complesso mi è piaciuto, forse più per il fatto che tra le righe, e non nemmeno tanto nascosto, ha fatto uscire un Celestino (o chi per lui) che non avrei immaginato... dedito al lavoro, giusto, perseverante, analitico e puntiglioso nonché indomito.
Traspare poco, invece, della sofferenza vissuta sin dall'origine degli eventi; mi riferisco a ciò che ti ha spinto alla decisione estrema e a tutto ciò che ne è conseguito.
Nelle conclusioni Ario lascia trasparire la delusione e la conseguente sua resa, ma non parla del suo stato d'animo... arriva? A me è arrivato o forse ho solo trasferito su di lui quello che stavo/sto vivendo in questo periodo... se lo avessi letto un mese fa non ti so dire cosa mi sarebbe arrivato.
Di fatto, tutta la sofferenza vissuta me l'hai poi riassunta in cinque parole al telefono.
Ciò premesso so che lo scopo per cui hai scritto il libro era quello di condividere l'ennesima storia della lotta tra Davide e Golia e allora ecco cosa penso...
Mi è piaciuta molto l'alternanza tra cronaca e dissertazioni; queste ultime, dalla narrazione molto scorrevole e di facile lettura, alleggeriscono le parti di cronaca che spesso risultano ostiche, specie per i non "addetti" al lavoro, che rischiano di perdersi ed a cui è richiesta quindi più fatica per comprendere.
Molto utile allo scopo la schematizzazione fatta da Omero dell'intera vicenda.... e, proprio mentre pensavo mi sto perdendo, è lui a farmi il riepilogo.
Un po' meno, a mio avviso, l'aiuto dato dal "riepilogo per riordinare le idee", che richiede una lettura molto attenta in quanto pieno di contenuti tecnici.
La Conclusione è più nelle mie corde, in quanto la cronaca lascia spazio, a mio avviso, al contenuto umanistico; inoltre trovo molte affinità con Ario, sarà per questo che mi è piaciuto.
P.S. ... In alcuni casi ho dovuto utilizzare il dizionario... in quanto hai usato termini che non avevo mai sentito e non solo nelle parti tecniche e li la mia ignoranza ha ringraziato.”
Sono molto contento di aver ricevuto da Celestino questa inattesa lettera pervenutagli dalla sua lettrice.
Il contenuto della recensione, a mio parere e forse anche per coloro che hanno letto “Pesi e contrappesi”, schematizza e sostanzialmente centra i punti sottostanti all’intero progetto che, peraltro, ho avuto modo di conoscere fin dagli inizi. Pensato per cercare di raccontare vicissitudini complesse e congestionate, sicuramente difficili da rappresentare, calmierate con accortezza per poterle rendere piane e comprensibili anche ad altri.
Con il costrutto strutturale scelto, ovvero quello di alternare il filone narrativo principale, quasi un memoriale, con delle piccole “dissertazioni”, per lo più costituite da aneddoti o ispirate a fatti realmente accaduti, sapevo che Celestino intendeva proprio creare delle opportune pause per inventare oasi d'ossigenazione (letteraria), rispetto alle più impegnative apnee; spesso comportanti usi di terminologie specialistiche, ricorrenti a tecnicismi espositivi poco comuni.
Buona luce a tutti!
© Essec
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