domenica 6 luglio 2025

“Rosalia Oltre la Fede”



Venerdì scorso, a Palazzo Bonocore, ho avuto l’opportunità di partecipare al vernissage della mostra fotografica annessa alla presentazione del libro, efficacemente coordinata da Amelia Crisantino e che ha visto la partecipazione del sempre effervescente e acuto Salvo Piparo.
La mostra sarà visitabile fino al 21 luglio con ingresso e libero. Ogni giudizio e qualunque considerazione sul libro fotografico “Rosalia Oltre la Fede” (Edizioni: Torri del Vento) di Giacomo Barone e Gianluca Marrone sarebbe del tutto superfluo, per il semplice fatto che occorre essenzialmente sfogliarlo da sé – possibilmente magari più di una volta – per riuscire a farsi una propria idea precisa.
Intanto la mancata indicazione dell’autore di ogni singola opera dimostra l’affiatamento non comune che lega i due fotografi i quali, trascurando l’attribuzione delle rispettive immagini hanno puntato essenzialmente a cercare d’inserire le giuste tessere di un mosaico volto a una narrazione unicivoca, senza frapporre inutili distrazioni.
Questo libro su Santa Rosalia è composito, ricco di dettagli e per questo, a mio parere, forse è rivolto principalmente al palermitano d.o.c..
Rappresenta, infatti, un caleidoscopio che si sofferma a raccontare le tante sfaccettature semantiche incluse nell’annuale evento: sia nelle ricercate estetiche che nelle considerazioni più intime sottese. Mostrate in un tutt’uno nell’attimo sintetizzato da un click.
Gratitudine è un termine a Palermo poco conosciuto, perché i palermitani in media sono “faccioli” e usano vendersi a chi offre di più.
Nel caso la storia dell’assunzione di Santa Rosalia a patrona, bastò il supposto miracolo che pose termine alla peste per rinnegare in un sol colpo sia le patrone preesistenti poste ai Quattro Canti (Agata, Cristina, Ninfa e Orsola) che lo stesso Benedetto il Moro, riscattato solo recentemente da Igor Scalisi Palminteri col maestoso murales dipinto che si erge nella piazza dell’Albergheria.
Le attese ogni anno sono tante e per ogni amministrazione il Festino rappresenta un impegno non indifferente. Quindi, il "Viva Palermo e Santa Rosalia", oltre a costituire quasi un grido liberatorio diventa anche un auspicio scaramantico, tipicamente laico, affinché per la sindacatura di turno tutto possa poi andare bene.
Tornando al libro, azzeccate si rivelano la prefazione di Amelia Crisantino - che racconta la storia della santa - contrapposta allo scritto su Nofrio tarantanchiolo di Salvo Piparo posto alla fine e dal quale piace citare un frase: “Arriva la festa di Rosalia, santa vergine amurusa e come ogni anno a lei, in punta di piedi, Nofrio chiede la grazia, lì dove cofanate di babbaluci, fave e coniglio, coppe di lupini e bancali di angurie rosse tagliate a metà, gli fanno da contraltare.”
Un testo che anch’esso costituisce innegabilmente una fotografia, questa volta fatta a colori, del tipico palermitano immerso nella unicità della sua profonda “palermitudine”.

Buona luce a tutti!

© Essec

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