sabato 3 gennaio 2009

Sull'uguaglianza delle razze

L'ammissione dell'uguaglianza delle razze diviene il fondamento di un eguale giudizio dei popoli e, per di più, del singolo. E il marxismo internazionale non è altro che il trasferimento, fatto dall'ebreo Carlo Marx, di una idea che in realtà c'era già da molto tempo, ad una data professione di fede. Se non ci fosse stato questo avvelenamento ampiamente divulgato, non sarebbe stato possibile lo sbalorditivo successo di questa dottrina. Carlo Marx, in verità fu solo uno fra moltissimi, che nella situazione disperata di un mondo in distruzione, individuò coll'occhio lungimirante del profeta i principali veleni e li trasse fuori, per raccoglierli, come negromante, in una miscela destinata a distruggere subito la vita indipendente di libere nazioni sulla terra. Ma fece ciò per giovare alla sua razza. Così la dottrina marxista è l'essenza, la caratteristica tipica della mentalità corrente. Già per questa ragione è irrealizzabile, anzi comico, ogni combattimento del nostro mondo borghese contro di esse; poiché anche questo mondo borghese è imbevuto di questi veleni ed ha un concetto del mondo che differisce da quello marxista solo per sfumature e per individui. La società borghese è marxista, ma ritiene possibile un dominio di alcuni gruppi umani (borghesia) mentre il marxismo tende regolarmente a mettere il mondo nelle mani degli ebrei. Invece, l'idea nazionale razzista ammette il valore dell'umanità nelle sue originarie condizioni di razza. Concordemente con i suoi principi, essa riconosce nello Stato solo un mezzo per conseguire infine, il fine del mantenimento dell'esistenza razziale degli uomini. Quindi non ritiene vera l'eguaglianza delle razze, ma ammette che sono differenti e che hanno un valore maggiore e minore, e da questa ammissione, si sente costretta a pretendere, conforme con l'eterna volontà che domina l'Universo, la vittoria del migliore, del più forte, la sconfitta del peggiore, del più debole. E così rispetta l'idea di base della Natura, che è aristocratica e crede che questa legge sia fondamentale anche per l'uomo più umile. Essa non solo ammette un diverso valore delle razze, ma anche quello dei singoli. Mette in luce l'uomo di valore e agisce così da ordinatrice, di fronte al marxismo creatore del disordine. Riconosce il bisogno di idealizzare l'umanità, vedendo solo in questa idealizzazione la base della vita dell'umanità stessa. Ma non può permettere ad un'idea morale di esistere se questa idea costituisce un rischio per l'esistenza razziale dei sostenitori di una morale superiore: perché un mondo corrotto «negrizzato» resterebbe per sempre privo dei concetti di umanamente bello e del sublime, e di ogni cognizione di un futuro idealizzato della umanità. Cultura e civiltà del nostro continente sono strettamente collegate, con la presenza degli Ariani. Il declino e la sparizione dell'Ariano riporterebbe sul mondo ere di barbarie. Distruggere il contenuto della civiltà umana con la distruzione di quelli che la simboleggiano, appare il più disprezzabile dei delitti agli occhi di un'idea nazionale del mondo. Chi ha il coraggio di alzar la mano sulla migliore delle creature fatta a immagine di Dìo, pecca contro il munifico creatore e coopera alla espulsione dal Paradiso. Perciò l'idea nazionale del mondo, corrisponde alla più profonda volontà della Natura, perché ripristina quel libero scontro delle forze che deve portare ad una prolungata, mutua educazione delle razze, fin quando, mediante il raggiunto dominio della terra, sia facilitata la strada ad una umanità migliore, la quale possa agire in campi posti al di sopra e al di fuori di essa. Tutti noi sentiamo che in un lontano futuro gli uomini dovranno trattare tali problemi, che per risolverli sarà scelta una razza superiore, una razza di padroni, che avrà i mezzi e le disponibilità di tutto il mondo. Com'è chiaro, una determinazione così vaga delle idee di una concezione razzista del mondo lascia ampia possibilità di interpretazioni diverse. In verità non c'è nessuna delle nuove strutture politiche che in qualche punto non si riallacci a questa concezione. Ma quest'ultima, proprio per il fatto di avere una realtà propria di fronte a molte altre, rende chiaro che in questo caso si tratta di concezioni differenti. Così alla concezione marxista guidata da un organismo supremo unitario, si oppone una mescolanza di concezioni che già riguardo alle idee colpisce sfavorevolmente al cospetto del chiuso fronte nemico. Non si vince con armi così fragili. Soltanto quando alla concezione internazionale marxista (costituita in politica dal marxismo organizzato) si porrà contro una concezione nazionale ugualmente e unitariamente organizzata e guidata, e solo se nelle due parti sarà uguale la forza, nella lotta avrà la vittoria la verità eterna.

Tratto da "Main Kampf" (La mia battaglia) di Adolf Hitler

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