Caro direttore, Nel fondo di ieri il professor Giovanni Sartori, parlando del conflitto di interessi, riferisce due verità, ma, per eccesso di malizia, fa l' errore di collegare l’una all’altra. È vero che il centrosinistra non è riuscito a fare una seria legge sul conflitto di interessi. Ed è vero che nel 2002, replicando a un collega della maggioranza, io dissi che l’on. Silvio Berlusconi era stato informato che non sarebbero state toccate le sue tv; ma aggiunsi che questo era avvenuto «nel 1994, quando ci fu il cambio del governo». È invece falso che la ragione dell’omessa riforma stia in quell’assicurazione fatta a Berlusconi. Io parlai di una questione sorta nel 1994, dopo la crisi del primo Governo Berlusconi. Il governo Dini, che gli successe, essendo un governo tecnico, non avrebbe potuto avere in programma una riforma intensamente politica come quella del conflitto di interessi o dell’assetto radiotelevisivo. A riprova del fatto che non c’è mai stato alcun accordo segreto tra dirigenti Ds e Silvio Berlusconi è sufficiente ricordare alcune vicende.
1) I Ds parteciparono attivamente al referendum contro che si tenne nel giugno 1995.
2) Nel luglio 1995 il Senato approvò, col voto determinante dei Ds, un rigoroso progetto sul conflitto di interessi del senatore Passigli (non del governo) che si fermò alla Camera per lo scioglimento anticipato della legislatura.
3) L’on. D' Alema, dopo che la Camera aveva approvato un testo «morbido», chiamò nel suo primo governo (ottobre 1998) il senatore Passigli, perché favorisse l’approvazione di una legge più rigorosa; il Senato, dopo interminabili ostruzionismi del centrodestra, approvò il testo, ma anche questa volta lo scioglimento delle Camere impedì il voto finale.
4) Nella scorsa Legislatura io stesso sono stato relatore di una seria proposta sul conflitto di interessi che venne approvata dalla Commissione, ma non approdò in Aula anche questa volta per lo scioglimento anticipato delle Camere.
Gli studiosi accerteranno se gli scioglimenti delle Camere hanno impedito l’approvazione di una buona legge o se il rischio che una buona legge fosse approvata ha prodotto gli scioglimenti delle Camere.
In ogni caso, caro professore, a pensar male, lo dico con la stima profonda che ho per lei, a volte non solo si fa peccato, ma si sbaglia anche.
Luciano Violante
IL FONDO DI SARTORI Corriere della Sera (14 marzo 2009) - Pagina 381) I Ds parteciparono attivamente al referendum contro che si tenne nel giugno 1995.
2) Nel luglio 1995 il Senato approvò, col voto determinante dei Ds, un rigoroso progetto sul conflitto di interessi del senatore Passigli (non del governo) che si fermò alla Camera per lo scioglimento anticipato della legislatura.
3) L’on. D' Alema, dopo che la Camera aveva approvato un testo «morbido», chiamò nel suo primo governo (ottobre 1998) il senatore Passigli, perché favorisse l’approvazione di una legge più rigorosa; il Senato, dopo interminabili ostruzionismi del centrodestra, approvò il testo, ma anche questa volta lo scioglimento delle Camere impedì il voto finale.
4) Nella scorsa Legislatura io stesso sono stato relatore di una seria proposta sul conflitto di interessi che venne approvata dalla Commissione, ma non approdò in Aula anche questa volta per lo scioglimento anticipato delle Camere.
Gli studiosi accerteranno se gli scioglimenti delle Camere hanno impedito l’approvazione di una buona legge o se il rischio che una buona legge fosse approvata ha prodotto gli scioglimenti delle Camere.
In ogni caso, caro professore, a pensar male, lo dico con la stima profonda che ho per lei, a volte non solo si fa peccato, ma si sbaglia anche.
Luciano Violante
Confesso di non capire bene a quale titolo il senatore Passigli (semel, semper) si senta tenuto a rispondermi, visto che di lui ho solo scritto un rigo che il suo era un buon testo. Il bello o il buffo è che è stato proprio lui, a suo tempo, a ispirare il mio dubbio. Nel suo libro Passigli osserva che la tattica da seguire, durante e subito dopo il fallimento della Bicamerale nel settembre 1998, sarebbe stato «di approvare norme stringenti (sul conflitto di interessi) in un ramo del Parlamento, minacciando poi di rendere definitiva l’approvazione della legge nell’altro ramo, a meno di un accordo in Bicamerale» (Democrazia e conflitto di interessi, pagina 103). Cosi non fu. Torno a chiedere: perché? Non certo per la ragione che adduce oggi: e cioè che «noi non riuscimmo a varare la nostra legge perché la Lega andò progressivamente alleandosi con il centrodestra». No, non è così: ci fu una finestra di almeno cinque mesi nei quali Bossi avrebbe sottoscritto. Passo alle precisazioni dell’onorevole Violante, che ringrazio. Ho scritto anch’io che la assicurazione di non toccare Mediaset era del 1994; e confermo tutti gli altri punti richiamati da Violante, che però non stabiliscono in alcun modo «che non c' è mai stato alcun accordo segreto tra dirigenti Ds e Berlusconi». D’Alema è sospettabile perché più volte Confalonieri lo ha appoggiato e lodato come persona che rispetta la parola data. Eppoi la passione dell’intrigo D’Alema ce l’ha. Ma può benissimo darsi congettura per congettura che l’intrigante in questione sia stato Veltroni. Chissà. Vorrei solo che la sinistra sappia a chi deve la propria sconfitta. Non credo di peccare di «malizia», onorevole Violante. Ma di curiosità, sì.
Giovanni Sartori
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