giovedì 28 maggio 2009

FANTOZZI SUL TRENO DEI RICCHI

Fantozzi e Fracchia furono inviati in missione speciale a Roma per conto della loro società. Portavano all'amministratore delegato un libro giallo che questi aveva dimenticato sulla sua scrivania. Con un tragico accelerato arrivarono a Milano e di qui dovevano raggiungere al più presto Roma. Non trovarono posto sui treni normali, ma solo sul famoso “Settebello”, il treno dei VIP. Attesero nella sala d'aspetto della stazione per quasi sei ore. Furono ore drammatiche di dormiveglia allucinante, seduti dignitosamente in mezzo a un accampamento di immigrati dal Sud con famiglie e polli. Alle 17,45 partiva il treno: loro si prepararono sul marciapiede alle sedici. Si aspettavano il solito selvaggio assalto ai posti, e quando il treno arrivò si avventarono sul primo scompartimento, buttando sulle poltrone valigie, giornali e berretti urlando “occupato!”. Il conducente li guardò con disprezzo e li fece scendere. Gli spiegò che dovevano aspettare con un gruppo di silenziosi gravi signori che leggevano notizie economiche, lui stesso li avrebbe accompagnati più tardi ai loro posti. Non appena il treno partì, un cameriere in giacca bianca domandò loro a che ora volevano cenare e loro risposero che s'erano portati la cena da casa. Di fronte a loro, alle 8, cominciarono a servir da mangiare a un signore gigantesco che divorava delle cose squisite mugolando. Fantozzi e Fracchia avevano già finito i panini con la frittata e cominciarono a sentirsi male dalla fame. Dopo essersi consultati decisero di ordinare una cena in due. Uno leggeva dignitosamente il giornale mentre il cameriere serviva, poi quando il cameriere si allontanava, Fantozzi, che fingeva di leggere, spalancava la bocca e Fracchia gli passava una paurosa forchettata di spaghetti. Quando il cameriere si avvicinava, Fantozzi fermava di colpo la masticazione e sprofondava nella lettura della terza pagina e Fracchia non rifiutava mai il bis. Il cameriere si stupiva un po' per quanto riusciva a mangiare un omino così piccolo e alla fine portò il conto per una sola persona, ma avevano mangiato per tre. A un'ora da Roma, Fantozzi andò in corridoio a fumare. C'erano due bambini molto belli biondi, figli di ricchi: tutti i figli dei ricchi sono biondi e uguali, i figli dei braccianti calabresi sono scuri, disuguali e sembrano scimmie. Erano dei bambini molto educati e non facevano rumore. Una baby sitter americana bionda li custodiva. Uscirono dallo scompartimento le madri. Erano molto giovani, molto belle, molto ricche, molto profumate, molto eleganti e molto abbronzate: venivano da 2 mesi sulla neve a Gstaad in Svizzera e parlavano della gente che c'era lassù. Fantozzi le guardava con la bocca semiaperta. Le due donne cominciarono a parlare delle loro prossime vacanze al mare ed erano un po' in pensiero perché non sapevano più dove andare: dovunque ormai andassero, dalla Corsica alle isole Vergini, trovavano della gente orribile. Fantozzi si commosse quasi per il dramma di quelle poverette. Il treno entrò alla stazione Termini. Sulla banchina c'era una tragica lunga fila di terremotati siciliani del Belice. Erano seduti sulle loro valigie di cartone (che credo costino ormai di più di quelle di sky, ma loro vogliono solo quelle e al Sud ci devono essere delle ditte specializzate) e guardavano muti il vuoto. Una delle due signore disse: “È stato un anno davvero disgraziato!”. “Meno male” pensò Fantozzi “che si occupano di questi poveracci!” “Perché?” domandò l'amica. E l'altra: “Perché non abbiamo mai avuto a Gstaad una neve così poco farinosa!”.

Paolo Villaggio (Fantozzi)

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