mercoledì 22 luglio 2009

Scudo fiscale: Tremonti dà una mano a mafiosi ed evasori


Era il 13 marzo 2008, in piena campagna elettorale, quando Giulio Tremonti, ospite di Repubblica TV, fece questa promessa agli elettori: Basta con i condoni. «Oggi non ci sono più le condizioni per farli, non li ho certo fatti volentieri, ma perché costretto dalla dura necessità. I condoni sono una cosa del passato» aggiunse inoltre, il futuro ministro dell’Economia. Oggi, un anno dopo, la situazione sembra mutata. Pochi giorni fa un giornalista, facendo notare questa nascente incongruenza, è stato insultato dal Ministro parole poco gentili Il governo infatti, attraverso un emendamento sul Ddl Anticrisi, sta introducendo una nuova norma fiscale che in molti punti ricorda un condono. Le persone che vorranno far rientrare capitali dall’estero, dovranno pagare una tassa del 5% sul totale. Chi aderirà avrà la certezza di non subire accertamenti e vedrà svanire le sanzioni amministrative eventualmente previste nel caso quei soldi fossero illeciti. É previsto anche che questa attività non possa «costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente, in ogni sede amministrativa o giudiziaria, in via autonoma o addizionale». Nonostante questa legge sia stata migliorata (nella bozza iniziale infatti era prevista anche la non punibilità di alcuni reati come la bancarotta o il falso in bilancio) lopposizione ha alzato le barricate. Dario Franceschini l’ha definita «un’illegalità sanata» e «un modo per dire che le regole non servono». Per Antonio Di Pietro , leader dell’Italia dei Valori è «un’impunità bella e buona per tutte quelle persone che, dopo aver guadagnato illecitamente denaro, ora, pagando una misera tangente allo Stato, si rifanno la verginità e il portafogli». Anche Ferrero, segretario di PRC, non usa mezzi termini: «E’ uno schifo» e ironicamente propone che venga «abolito il sostituto d’imposta per i lavoratori e i pensionati, in modo da garantire anche a loro la possibilità di evadere allegramente il fisco». Il ministro Tremonti, rispondendo alle critiche, fa osservare che anche l’ America sta preparando una manovra di amnistia fiscale identica, e invita i giornalisti critici a far le stesse domande pure ad Obama. Purtroppo analizzando le due leggi si riscontrano molti punti importanti che le rendono pressoché agli antipodi. Il primo aspetto che contraddistingue i due decreti riguarda il rimpatrio del capitale. In Italia questo sarà anonimo, permettendo ai mafiosi e agli evasori di far passare senza controlli i loro patrimoni illegali. In America il contribuente sarà obbligato a dichiararsi al fisco. È l’Iris, l’agenzia delle entrate americane che esplicitamente spiega che questo sistema servirà ad acquisire informazioni sui movimenti esteri del denaro, aiutando cosi una futura politica di accertamento. Un altro punto fondamentale riguarda le sanzioni. In Italia si avrà, in poche parole , un condono anonimo dell’evasione. Negli Stati Uniti no. Si dovrà pagare tutto ciò che è stato eventualmente evaso. Il punto che fa sembrare le due leggi simili è solamente quello riguardante il 5% di tasse sui capitali provenienti dall’estero. Già nello scorso governo Berlusconi (2001-2006) il ministro Tremonti si era espresso contrario ai condoni fiscali, per poi ritrattare nei mesi successivi applicandoli sbadatamente. Corrado Guzzanti, come solo lui sa fare , c’è lo ricorda ironicamente: «Un condono è per sempre».
(letteralmente del “testa di c….”), dopo che lo stesso aveva negato di aver cambiato opinione in merito all’annoso problema dei condoni fiscali.


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