domenica 30 agosto 2009

Quando voleva esprimersi in modo non ufficiale, Craxi usava lo pseudonimo di Ghino di Tacco

Quando voleva esprimersi in modo non ufficiale, Craxi usava lo pseudonimo di Ghino di Tacco: l’idea gli era stata suggerita da un paragone stilato da Eugenio Scalfari nel novembre 1995: “Craxi somiglia a Ghino di Tacco, taglieggiatore e bandito di strada”. Utilizzando il nome del personaggio dantesco, Craxi si esprimeva ufficiosamente; e dietro quello pseudonimo si celava ogni tanto Franco Gerardi, stretto collaboratore del Presidente del Consiglio. Dopo le dimissioni del 27 giugno, Scalfari aveva commentato con una certa soddisfazione: “Oggi la Rocca di Radicofani, dalla quale Ghino di Tacco esercitava i suoi poteri di interdizione, sta per cadere in disuso. Radicofani fu un punto di passaggio obbligato per secoli. Poi un giorno fu costruita l’autostrada e da allora per Radicofani nessuno passa più”. Craxi gli replicò da Caprera: “Ghino di Tacco aveva subito un’ingiustizia …… Lui venne a Roma con 400 armati, si presentò nell’aula del tribunale ov’era in corso un processo presieduto dal giudice che aveva condannato a morte suo padre, e gli tagliò la testa seduta stante … Era uno che andava per le spicce, che non lasciava impunite le ingiustizie: quelle fatte alla sua famiglia e quelle fatte agli altri”. Il “pompiere” Arnaldo Forlani a quel punto si affrettò a precisare che “alla fine il Papa apprezzò Ghino di Tacco e gli concesse un gran beneficio”.


Massimo Pini (tratto da “Craxi – Una vita, un’era politica” – 2006 - Mondadori)


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