venerdì 7 agosto 2009

Sono l’unico italiano che sia saltato DAL carro del vincitore, anziché SUL carro del vincitore

Lettera ai nuovi arrivati. Chi sono io, perché andai con Berlusconi nel 1999 e accettai una candidatura nel 2001, perché poi l’ho lasciato: lo considero un traditore di tutti coloro che speravano di costruire un’Italia liberale, per non dire del suo tradimento putiniano della Commissione del Parlamento della Repubblica. Sono sicuro che lui non capisca l’enormità di quel che fa e che dice, e questo aspetto disarmante me lo rende umano. Ma occorre chiudere la pagina del berlusconismo e fare la rivoluzione liberale partendo da zero. Faccio notare ai miei detrattori che io sono uno dei rari italiani saltati DAL carro del vincitore e non SUL. Ieri questo blog è stato citato anche su tutti i giornali e media russi.

Specialmente per tutti i nuovi amici (e meno amici) di Rivoluzione Italiana, due parole su di me, così da non ripetere sempre le stesse cose. Io lasciai il mio posto, molto ben remunerato, alla Stampa, per soccorrere Berlusconi nel 1999 - quando era al suo punto più basso - e andai al Giornale con l’ottimo Maurizio Belpietro con la carica del tutto onorifica di vicedirettore editorialista. Dal 2006 sono pensionato e con il Giornale ho un rapporto di collaborazione esterna. Io, come molti giornalisti e intellettuali di area socialista e liberale o ex comunista, pensai che si potesse aiutare l’imprenditore Berlusconi a varare quella rivoluzione liberale che l’Italia non ha mai avuto (e che meno che mai ha adesso) e di cui ha estremo bisogno: libertà, cultura, ricerca scientifica, televisione intelligente, scuola di altissimo livello, premio delle eccellenze, giornalismo libero e Stato laico nel rispetto di tutte le religioni, distruzione a mano armata dell’anti-Stato mafioso che occupa il territorio della Repubblica, decentramento amministrativo federale ma con un rilancio forte delle prerogative dello Stato centrale sul modello americano, creazione di una società con la massima attenzione per i bambini, i giovani e le donne e per queste ultime una particolare attenzione nella ricostruzione del rispetto loro dovuto. Nel 2000 scoperchiai il verminaio dello scandalo Mitrokhin come giornalista e provocai la decisione del governo D’Alema di istituire una Commissione Mitrokhin che fu poi abbandonata dopo aver coperto quasi tutto l’iter parlamentare. Nel 1996 Berlusconi mi aveva già offerto un seggio alla Camera - è sui giornali - lo avevo ringraziato dicendogli di no: “Sono un giornalista, non un politico, la mia prima linea è la verità e servirla ai miei concittadini”, gli dissi e scrissi. Ringraziai e declinai anche un invito di Mario Segni per il suo Patto. Nel 2001 Berlusconi mi propose un posto in lista al Senato con l’intesa di far parte di una eventuale futura Commissione Mitrokhin. Accettai per poter continuare in Parlamento la battaglia che avevo condotto sulle colonne del giornale. La legge per l’istituzione della Commissione fu discussa fra Camera e Senato per un anno e diventò legge nel 2002. Io ne fui eletto Presidente. Tutta la storia di questo immane lavoro che svela la verità su gran parte dei cosiddetti “Misteri d’Italia” è nel mio libro “Il mio agente Sasha” che è uscito da poco e che sta andando, senza aver avuto alcuna recensione, molto bene: 4.000 copie vendute nelle librerie durante il mese di luglio e malgrado la crisi. Considero questo libro il mio testamento spirituale e il rendiconto della più grande e mostruosa operazione di depistaggio che l’Italia abbia subìto, con un tappeto dei morti, l’ultimo dei quali fu “il mio agente Sasha” Litvinenko, assassinato proprio perché era il mio informatore segreto. Visto che Berlusconi era amico di Putin, pensavo- io cretino - che ciò avrebbe costituito un vantaggio: “il nostro grande amico Vladinir” ci avrebbe aperto tutte le porte. In realtà Putin ce le chiuse tutte e con lui fece altrettanto Silvio Berlusconi, diventato ormai suo fratello, il fratello di uno dei più impuniti banditi del nostro secolo, esaltato con applausi che considero vergognosi. Berlusconi e Putin, insieme e in combutta, hanno determinato - il primo passivamente e il secondo attivamente - il massacro della Commissione che Berlusconi all’inizio aveva voluto, sperando di trovare un po’ di nomi “di sinistra” da sputtanare a scopo elettorale. Berlusconi si è comportato, con la sua collusione con il capo del KGB, di fatto come un traditore del Parlamento della Repubblica. Tutto ciò io a Berlusconi l’ho scritto e detto a bruttissimo muso, e glie l’ho ripetuto poche settimane fa quando mi ha chiamato per sapere come mai ce l’avessi tanto con lui. Dal punto di vista personale, che è il meno importante, io sono stato da lui pugnalato alle spalle. Come ho già detto, i dettagli della vicenda sono tutti in “il mio agente Sasha” e non li ripeterò qui, benché su questo blog ci sia tutta la storia, per chiunque abbia la pazienza e la voglia di cercare e leggere. Quando il brigante internazionale Putin ha provocato dopo lunga e accurata preparazione, con provocazioni di frontiera identiche a quelle che Hitler inscenò nel 1939 alla frontiera polacca, l’invasione della Georgia con la scusa che la Georgia tentava di riprendere il controllo della sua regione Ossezia, io corsi a Roma dagli Stati Uniti, era la fine di agosto dello scorso anno e le Camere erano chiuse, per partecipare alla sessione straordinaria delle Commissioni Esteri riunite a causa dell’invasione. Io e Casini fummo gli unici a insorgere contro l’aggressione russa e la ignobile posizione italiana di sostanziale appoggio all’invasione. Due ore dopo mi fu comunicata la fine del servizio di protezione che mi aveva fatto vivere fra due angeli custodi armati per quattro anni, fra minacce di ogni sorta, italiane e straniere. Prima ancora c’era stato l’ignobile tentativo della signorina Maria Rosaria Carfagna, detta Mara, di servirsi del mio nome per usarlo nel suo conflitto con la signora Sabina Guzzanti, di 45 anni, “comedian” di fama internazionale, la quale è certamente anche mia figlia, ma che tutto è fuorché la pupetta del suo papi. La questione femminile dei berlusconismo mi aveva sempre colpito: il signor SB era ed è uno che non lesina commenti espliciti fino alla brutalità sulle donne ed è un uomo che incarna la sconfitta non dico del femminismo, ma di quel po’ di politica di dignità della donna come persona che gli anni Settanta e Ottanta avevano portato, e che oggi appare morta e sepolta. Infine, la morte del Parlamento, malsopportato come un impaccio, e la distruzione di quasiasi forma di checks and balances. Già verso la fine del primo lungo mandato di SB, fra il 2001 e il 2006 (mentre io ero impegnato nella mia lotta all’ultimo sangue per la Commissione Mitrokhin) era chiaro che costui non aveva la più pallida idea di che cosa fosse una politica di riforme liberali e che puntava piuttosto verso una autocrazia personalistica, di tipo aziendale condita con le tecniche dello show televisivo. Il suo applauso spudorato all’invasione della Georgia, la mignottocrazia, il tradimento della Commissione del Parlamento della repubblica italiana, mi hanno convinto che non c’era spazio, possibilità, margine di manovra per influire in alcun modo su SB, ebbro delle adunate oceaniche in cui una platea di persone di mezza età delirava per lui. Nasceva così il berlusconismo di massa, popolare, per nulla simile ad una forma di democrazia liberale, ma piuttosto ad un culto, una setta, una rabbia collettiva espressa da persone frustrate che vedono in SB il vendicatore della loro frustrazione. Questo blog nacque nel settembre del 2006 dopo una serie di miei articoli sul Giornale, intellgentemente promossi dal direttore Belpietro, in cui io scudisciavo dall’interno Forza Italia, dimostrandone l’inconsistenza liberale e l’incapacità ad affrontare con strumenti culturali moderni l’egemonia, fallimentare e sterile, della sinistra. Quegli articoli provocarono uno tsunami di lettere di lettori del centro destra delusi da FI e da SB che inondarono per settimane il Giornale. Feci un data base, fondai questo blog e invitai tutti coloro che avevano scritto a partecipare. Fu così che nacque Rivoluzione Italiana, sulle ceneri di una mailing list che si chiamava Rivoluzione dei Nuovi Liberali, che avevo gestito dal 2001 al 2006. Nel novembre di quell’anno il mio agente Sasha veniva avvelenato ed eliminato, Mario Scaramella attirato sulla scena del delitto affinché apparisse l’assassino e su quell’ondata emotiva mondiale la Commissione Mitrokhin, oscurata dalle televisioni di Berlusconi e della Rai per quattro anni sicché nessuno in Italia ne sapeva nulla, venne massacrata e resa infame: “la vergogna della Mitrokhin”, “la bufala della Mitrokhin”, Scaramella ridotto al rango di pagliaccio, io distrutto fisicamente e moralmente e precipitato in una depressione terrificante da cui sono uscito grazie a mia moglie e a bravi medici, fino alla ricostruzione di tutta la trappola, allo smascheramento di tutte le false interviste di Repubblica, e alla mia interrogazione parlamentare al ministro degli Interni Amato, che si risolse nel silenzio più assordante nella mia inutile e postuma vittoria, di cui nessuno seppe nulla. Berlusconi taceva, parteggiava per Putin che abbracciava ad ogni pie’ sospinto e che rappresentava il nemico contro cui mi ero battuto da solo con le unghie e con i denti, insieme ai valorosi della commissione. Io non ho nulla da rimpiangere. Ho fatto il mio dovere, avrò compiuto molti errori di ingenuità e se tornassi da capo, ripeterei il mio cammino. Io non ho “creduto IN Berlusconi”. Io ho creduto CHE Berlusconi fosse l’uomo che avesse chiesto l’aiuto mio e di tante altre intelligenze per costruire un’Italia moderna, liberale, democratica, libera, aperta, intelligente rispettosa dell’individuo e delle regole. Ha fatto il contrario: ha costruito il suo cesarismo ed ora siamo alla tratta delle bianche, alle sgualdrine con il registratore che ricattano il Capo del Governo della MIA Repubblica e che lo sputtanano davanti al mondo perché lui non ha fatto il piacere che la sgualdrina si aspettava. E’ intollerabile e devo dire che era imprevedibile un tale degrado, lasciando stare Noemi, il racconto del suo fidanzato e tutto il resto, registrazioni fantasma comprese. Il governo di SB lo trovo senza infamia e senza lode, ma la politica estera è disastrosa, amici del pirata Gheddafi cui regaliamo una flotta e del satrapo del KGB da cui dipendiamo per l’energia, ma che ha un suo letto a Palazzo Grazioli. L’Italia intanto ha perso la bussola della democrazia liberale, non sa più neanche che cosa sia. Gli italiani sono stati violentemente rimbecilliti dalle televisioni omologate MediaRaiset, a mazzate di grandi fratelli e isole dei famosi, veline e meteorine, mignatte e mignotte, fanciulle corrotte dal berlusconismo che in piena innocenza non sanno decidersi tra essere una show girl o un parlamentare europeo, ma se hai culo magari farai il ministro. La FORMA della democrazia è devastata e la sua sostanza appare ridotta all’osso. Per questo ho accettato l’invito a resuscitare il Partito Liberale Italiano e farne la zattera su cui racogliere gli italiani profughi dai due partitoni che hanno spaccato e spappolato l’Italia senza costruire nulla e uccidendo la dignità di una nazione. All’estero parlano di noi tutti. Da noi non si parla di noi. Ieri in compenso siamo stati, noi del blog, su tutti i giornali russi. Ultima nota: molti mi accusano di nutrire o mostrare una particolare violenta animosità nei confronti di SB. Errore: personalmente, conoscendolo bene, mi è simpatico. Lui non capisce assolutamente la gravità di quel che fa e dice. Ed è questo l’aspetto più terribile, ma anche quello più disarmante. Però la sua rivoluzione liberale è stata una controrivoluzione liberticida. La sua apertura di spazi di libertà, si è trasformata in un unico ghetto televisivo in cui sui si procede per “book” di ragazzette carrieriste misurate col metro e i centimetri di vita tette e culo. Sul piano internazionale siamo derisi e commiserati. E gli americani non perdonano as SB l’idiozia maggiore: quella di credere di essere il mediatore fra Usa e Russia. Tutto ciò ha precipitato l’immagine dell’Italia indietro, molto indietro. Dunque la nostra Rivoluzione Italiana che era nata per dare al nostro Paese il liberalismo che non ha mai avuto, è più viva che mai. Più necessaria che mai. E io non intendo affatto mollare. Non essendo più giovane, non nascondo subdole ambizioni. Inoltre, lo faccio notare a chi mi insulta, sono l’unico italiano che sia saltato DAL carro del vincitore, anziché SUL carro del vincitore. Il mio carro è quello della democrazia dei Paesi liberi, occidentali, figli delle grandi rivoluzioni inglese, americana e francese (prima parte). E questa, penso, è tutta la storia della mia vicenda che può interessare chi si affaccia oggi per la prima volta su questo blog.

Paolo Guzzanti (7 agosto 2009)


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