venerdì 7 agosto 2009

«Quando capii che la famiglia Berlusconi aveva bisogno del direttore di un quotidiano di partito, non potei più rimanere»

Un ritorno a casa che ha dell’incredibile, se si pensa ai motivi che lo spinsero all’abbandono del 1998 («Quando capii che la famiglia Berlusconi aveva bisogno del direttore di un quotidiano di partito, non potei più rimanere. Non è un mestiere che so fare»), ma che non sorprende se si guardano le cifre dell’operazione e la necessità che ha la squadra di un fuoriclasse del suo calibro. Non è di calciomercato estivo che parliamo, ma poco ci manca. Il clamoroso ingaggio di Vittorio Feltri nuovamente alla direzione de Il Giornale di Paolo Berlusconi ha il fragore di un faraonico acquisto da Real Madrid, più che di un’operazione da mercato editoriale. L’ormai ex direttore di Libero ha ricevuto, infatti, un’irrinunciabile offerta di 12 milioni di euro per rescindere il contratto con la famiglia Angelucci (editori di Libero) e di 3 milioni di euro l’anno come stipendio che lo proiettano al primo posto tra i direttori italiani (nel 2007 il record-man era Paolo Mieli con 1,5 milioni) e presumibilmente d’Europa (Le Monde, 150mila; Libération, 100mila; Nouvel Observateur, meno di 100mila; tutti i giornali britannici, meno di 250mila). Le capacità editoriali di Feltri, aldilà del giudizio personale dei suoi contenuti, sono note da oltre 15 anni e la sua stella nel firmamento dell’intellighenzia della destra italiana brilla di continuo («Di Feltri si può dire tutto, ma il prodotto lo sa vendere come pochi» M. Travaglio). Il crollo delle vendite de Il Giornale, pur in un periodo di fisiologico calo per i quotidiani (si parla di 165mila copie a fronte delle 250mila a cui lo stesso Feltri lo portò nella scorsa direzione) è stato sicuramente un fattore importante per il siluramento di Mario Giordano da parte dei Berlusconi (si parla di suo spostamento verso il TG5). Il momento di caduta verticale del Premier dal punto di vista della comunicazione, e quindi per il suo sistema di potere e di consensi, fanno però pensare ad altri motivi. Quest’ultimo cambio di direttore con un uomo di fiducia ne ricorda infatti un altro. Era la fine 2004, quando un Berlusconi sempre più in crisi come Presidente del Consiglio, che perderà nel 2005 gran parte delle elezioni regionali e poi nel 2006 le elezioni politiche, sorprendentemente rimosse lo storico fondatore del TG5 Enrico Mentana, dopo 13 anni di carriera e un continuo braccio di ferro con Confalonieri, a favore del fedelissimo Carlo Rossella, direttore di società, giornali e telegiornali vicini al Premier da ormai 10 anni. L’affaire Feltri appare quasi una necessità, presumibilmente, di comunicazione di massa e quindi politica, in mesi di continui scandali a danno di Berlusconi, legati a escort e festini a luci rosse. Per sopperire alla mancanza del suo responsabile, gli editori hanno deciso di affidare le redini di Libero, altrettanto clamorosamente, a Maurizio Belpietro, altro uomo forte berlusconiano (fino al 2007 direttore de Il Giornale e successore proprio di Feltri), oggi direttore di Panorama (Mondadori), con un’altra maxi offerta di 5 milioni di euro. Con Belpietro (ex Panorama) a Libero, Feltri (ex Libero) a Il Giornale, Giordano (ex Il Giornale) al TG5 e Mimun (ex TG5?) verso Rai Fiction, resta vacante il solo posto di direttore di Panorama. Si aprirà un altro ritorno, ovvero quello di Rossella? Una cosa è certa: Kakà ormai è del Real Madrid, ma le piste che portano a Cesc Fabregas o Luis Fabiano sono ancora calde.

Gianvito Rutigliano (Diritto di critica – 6 agosto 2009)

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