Mio padre fa il cartunaio, va a prendere i cartoni alla notte. Qualche volta l'accompagno anch'io, e andiamo col furgoncino. Mio padre non so quanti hanni ha, però non è troppo vecchio: un poco è anche giovane! Lui di mattina fa un altro mestiere, e poi si anitira il pomeriggio; dorme un po', magnia, e poi esce la notte a fare i cartoni. Mio padre non è tanto vecchio, però è zelluso, tiene il mellone in testa.1 La domenica ci porta alla messa, e ci vuole bene. Noi nella piazza giochiamo cogli altri bambini, poi lui compra il cartoccio delle paste. Mio padre è molto povero, i cartoni non bastano, perciò si appiccica sempre con mia madre. A Pasqua lui porta a casa il piecoro per scannarlo, ma esso ci fa sempre pena, e alla fine lo regaliamo sempre. E così lui si appiccica un'altra volta con mia madre che gli dice: «Ma che cazzo o puort a fa ogn'anno stu piecoro comm a te, si pò nun tien mai o curaggio do scanna?! Io t'scannass'io atei».
1 E' calvo, non ha un pelo in testa.
Marcello D'Orta (IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO - 1990 - Sessanta temi di bambini napoletani)
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