Libera informazione e democrazia: in poesia o in prosa sono i media che controllano il potere, non viceversa.
Pioggia e polemiche in tutta Italia. I media nella bufera. Lamento di una categoria, come l’avrebbe scritto il Vate.
Taci. Su le soglie
del losco non odo
parole che dici
sane; ma odo
parole non nuove
che parlano furie e voglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su candidate
ministre e comparse,
piove su Fini
scaglioso ed irto,
piove su i papi
divini,
su i fatti recenti
all'estero accolti,
su i colleghi ebbri
di promozioni recenti,
piove sulle nostre chiusure
la sera,
piove sulla nostra tastiera
ignuda,
su i nostri patimenti
leggeri,
su stanchi pensieri
che l'anima schiude,
po'rella,
su la favola bella
che ieri
c'illuse, che oggi c'illude,
o Italia.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
apertura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le bande
più rudi, men rudi.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale aziendali,
che il senso professionale
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il Tigì
ha un suono, e Chi
altro suono, e il Giornale
altro ancora, strumenti
diversi
sotto le stesse dita.
E stremati
noi siam tra destre
e sinistre,
d'amare risse travolti;
e il tuo volto stanco
è molle di pioggia
come una sfoglia,
e il tuo bel nome
sbiadisce eccome
trimestre dopo trimestre,
o luogo terrestre
che hai nome
Italia.
Se non siete tipi poetici, mettiamola in modo prosaico. In una democrazia sono i media che controllano il potere, non il potere che controlla i media. Vedere il giornali del Capo che assaltano i critici del Capo non è un bello spettacolo: mi dispiace, Vittorio.
E «Porta a Porta», martedì,perché è stato un errore? Per almeno tre motivi: ha reso retorica una cosa bella (la consegna delle prime case ai terremotati); ha mostrato, con quegli ascolti infimi, che il monologo autocelebrativo ha fatto il suo tempo (forse anche a Cuba e a Caracas, certamente in Italia); ha mostrato che Silvio Berlusconi controlla, se vuole, tutta la televisione in chiaro (spostato «Ballarò» di Rai Tre, cancellato «Matrix» a Canale 5).
Quest’ultimo punto è fondamentale. Solo tonti, distratti e malintenzionati pensano che la Tv non pesi nella formazione del consenso. Non fosse così, spiegatemi perché i candidati presidenziali americani spendono gli ultimi soldi in martellanti spot Tv. Oppure ditemi come mai il russo Putin ha vietato ogni critica dal piccolo schermo. Giornali e libri, passi. Televisione, niet.
Il nostro Capo dice: «Non possiamo più sopportare che la Rai sia l’unica televisione pubblica al mondo che attacchi il governo». Sincero, ma inesatto (tutte televisioni pubbliche criticano il governo). E incompleto. Avrebbe dovuto aggiungere che la televisione privata è sua e — ovviamente — non è autorizzata ad attaccare il proprietario. Ergo, la TV italiana — tutta — dovrebbe star buona: solo elogi, niente critiche. Be’, non è così che funziona una democrazia. E se dicendo questo rientro nel Club dei Farabutti, così sia.
BEPPE SEVERGNINI (Corriere della Sera del 17 settembre 2009) - ITALIANS: il blog di Beppe Severgnini
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