venerdì 25 settembre 2009

Petra Reski: “Santa Mafia”


E' paradossale che un libro sia censurato alla fonte. Durante la stampa. Con linee nere ben tracciate nelle pagine. E' successo a: "Santa Mafia" di Petra Reski in Germania. Il libro è stato pubblicato anche nell'edizione italiana con le pagine oscurate. Chiunque potrà tirare a indovinare chi sono i "personaggi" come li chiama Petra "non citabili". Per noi italiani è più facile che per i tedeschi. I capitali mafiosi possono comprarsi l'Europa e lo stanno già facendo un po' ovunque. Petra lo spiega nel suo libro. La Comunità Mafiosa Europea è solo una questione di tempo.

"Sono Petra Reski, ho scritto il libro: “Santa Mafia”, che è uscito in Italia nella casa editrice Nuovi Mondi. Sono molto contenta che sia uscito in Italia, però sono altrettanto amareggiata per il fatto che la prima reazione è stata una minaccia di una querela di Marcello Dell’Utri. Sono riusciti, in Germania, a censurare il mio libro alcuni protagonisti che non volevano essere nominati nel libro e, quando questi personaggi hanno ottenuto questa censura è stata, per me un’esperienza molto umiliante: essere lì, in presenza di questi protagonisti in Tribunale e essere derisa dal giudice non è una cosa semplice da digerire. In Germania, quando il libro è uscito, c’erano pochissime reazioni, a dire il vero, sull’accaduto, perché credo che censurare un libro sulla mafia non sia una cosa che riguarda me personalmente, però riguarda i tedeschi, perché dà un segnale molto particolare alla mafia. Fare tacere un giornalista con una sentenza è una cosa che dà un segnale molto positivo alla mafia in Germania. I tedeschi, purtroppo, si sentono completamente immuni tutt’ora contro il pericolo della mafia, in particolare della ‘ndrangheta; si sono svegliati per un attimo, dopo i fatti di Duisburg, dopo il massacro, però per il resto loro hanno una fiducia cieca nelle loro leggi e, ovviamente, si credono immuni da qualsiasi infiltrazione mafiosa, come è accaduto in Italia e non vedono che i mafiosi si comportano in Germania seguendo le leggi tedesche, non si ammazzano per strada, come fanno in Calabria o in Sicilia. Dunque i tedeschi pensano sempre che questo sia un problema italiano, che la mafia esista solo in Italia, in qualche Paese arretrato del sud e trovo questo abbastanza ipocrita da parte di tutti i Paesi, non solo della Germania, verso l’Italia, tutti guardano male l’Italia anche, giustamente, per il mancato successo nella lotta contro la mafia, però nessuno guarda dentro il proprio Paese per il riciclaggio, in quanto i soldi che vengono guadagnati con il traffico di droga della ‘ndrangheta, per esempio, vengono investiti in Germania e riciclati in Germania: non solo in Germania, anche in Francia, in Belgio, in Portogallo, in Grecia e anche in Spagna.
A differenza dell’Italia, in Germania non esiste il reato di associazione mafiosa: la politica tedesca non ha ancora scoperto questo tema per sé, né la sinistra né la destra, perché intanto i soldi della mafia sono stati benvenuti dopo la caduta del muro, quando c’erano tanti investimenti nell’est della Germania e finché i tedeschi non esprimono una preoccupazione per questo fenomeno mafioso, il politico ovviamente non lo vede per sé un tema che potrebbe sfruttare per avere i voti. Visto che i tedeschi pensano che non ci sia la mafia, in Germania ancora meno c’è il movimento antimafia e, per forza, mi sono sentita molto sola. L’unica cosa per cui devo ringraziare l’Italia è che in Italia non ho dovuto spiegare che cosa è una minaccia mafiosa, hanno capito subito quello che ho detto e mi hanno sostenuta tanti giornalisti, il blog di Beppe Grillo e senza gli italiani mi sarei sentita veramente umiliata e molto sola, per questo volevo ancora ringraziare gli italiani.
Il fatto che Marcello Dell’Utri abbia subito annunciato una querela è un segnale che trovo molto preoccupante per tutta la libertà della stampa. Quando si parla dei crimini e dei misfatti, subito viene emessa una sentenza contro un giornalista per farlo tacere e per questo, ovviamente, la gente non può informarsi: è una protezione che viene data anche da parte della giustizia. Quando sono stata al processo Dell’Utri sono stata l’unica giornalista e mi ricordo anche di altri giornalisti che sono venuti: non c’era nessuno della stampa nazionale. Mi sono stupita di questo fatto, perché se uno come Marcello Dell’Utri..., c’è un processo su di lui e non c’è nessuno delle altre grandi testate, tipo Il Corriere o La Repubblica: questo mi ha stupito, perché si parlava molto del trasferimento di un giornalista, o che ne so, ma non si parlava di Dell’Utri. Tutt’ora, una cosa che ho notato nella televisione soprattutto italiana, è che c’è una mancata informazione della gente. Tanti giovani italiani adesso cominciano a informarsi sui blog, perché sono l’unica fonte per informarsi bene, alla fine. Io trovo che.. fare tacere tutti i giornalisti che fanno il loro lavoro, applicando le leggi contro i giornalisti, lo trovo molto preoccupante."

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