lunedì 21 settembre 2009

Vediamo i fatti


Quasi un anno fa, il 18 settembre 2008, il prefetto di Latina Bruno Frattasi inviava al Ministero dell’Interno un rapporto sul consiglio comunale di Fondi, una cittadina di 31.000 abitanti al confine tra Lazio e Campania. In cinquecentosette pagine più nove faldoni di documenti, sulla base delle indagini di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, il prefetto Frattasi denunciava infiltrazioni della ’ndrangheta e della camorra dei Casalesi nel consiglio comunale, rapporti di amministratori con boss mafiosi e violazioni delle norme antimafia.
Proposta del prefetto: sciogliere il consiglio comunale in base alle leggi del 1991 e del 2000 che hanno già provocato lo scioglimento di più di 180 Comuni che dimostravano caratteristiche simili. Il sindaco Luigi Parisella, i suoi assessori e la sua maggioranza rifiutano le accuse. Il senatore del Pdl Claudio Fazzone, che a Fondi ha il suo collegio, parla di strumentalizzazione politica ad opera della sinistra. Altri parlamentari del Pdl, come la senatrice Angela Napoli, da sempre impegnata nella lotta alle Mafie, chiedono con urgenza lo scioglimento.
Lo scioglimento di un consiglio comunale viene deciso dal Consiglio dei ministri. Il caso di Fondi ha continuato a rimbalzare di Consiglio in Consiglio e così è stato anche ieri. I ministri, con decisione collegiale - come ha sottolineato il ministro La Russa - non hanno votato lo scioglimento chiesto dal prefetto Frattasi.
Il Consiglio dei ministri - tutti, ripetiamo ancora con il ministro La Russa, dal ministro dell’Interno Maroni al ministro dell’Ambiente Prestigiacomo - ci stanno dicendo che il prefetto si sbaglia, che a Fondi la mafia non c’è e che possiamo continuare a fidarci del suo consiglio comunale.
Ne prendiamo atto.

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