lunedì 15 febbraio 2010

Il vero sapere porta al giusto agire.

Ho già accennato al fatto che Socrate riteneva di avere dentro di sé una «voce», uno «spirito divino e demoniaco» e che questa «coscienza» gli diceva che cosa fosse giusto. Chi sa ciò che è bene farà anche il bene, affermava. Secondo lui il vero sapere porta al giusto agire. E solo chi agisce in modo giusto diventa «un uomo giusto». Quando ci comportiamo in modo sbagliato, è perché non sappiamo. Per questo è così importante accrescere la nostra conoscenza. Socrate era occupato a trovare definizioni chiare e universali su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato. Al contrario dei sofisti, riteneva infatti che la capacità di distinguere tra quello che è giusto e quello che è sbagliato si trovi nella ragione, e non nella società.
Forse stai pensando che l'ultima parte non sia molto facile da mandare giù, Sofia. Riproviamo: per Socrate è impossibile essere felici se si agisce contro le proprie convinzioni. E chi sa come diventare un uomo felice cerca anche di diventarlo. Per questo chi sa che cosa è giusto agisce anche in modo giusto. Nessun essere umano desidera essere infelice, no?
Che ne pensi, Sofia? Saresti capace di vivere felicemente se continuassi a fare cose che dentro di te sai essere non giuste?
Ci sono molte persone che continuano a rubare, a mentire, a parlar male degli altri. Anche loro sanno che non è giusto, o perlomeno che è scorretto. Ma tu credi che questo li renda felici? Socrate non ci credeva.
Non appena Sofia ebbe finito di leggere la lettera su Socrate, si affrettò a riporla nella scatola dei biscotti. Quindi uscì in giardino. Voleva rientrare in casa prima che sua madre ritornasse, così da evitare un mucchio di domande su dove fosse stata. E poi aveva promesso di lavare i piatti.
Aveva appena fatto in tempo a riempire d'acqua il lavello, che sua madre piombò in casa con due enormi borse della spesa, facendola sussultare. Forse per questo la madre disse: «Ultimamente hai un po' la testa nelle nuvole, Sofia».
Sofia rispose così, senza pensarci: «Ce l'aveva anche Socrate».
La mamma sbarrò gli occhi. «Socrate?»
«Peccato che gli costò la vita», continuò Sofia pensierosa.
«Sofia! Non so più che cosa pensare!»
«Neanche Socrate. L'unica cosa che sapeva era di non sapere niente. Comunque era l'uomo più sapiente di Atene.»
La madre era rimasta senza parole. «L'hai imparato a scuola?» chiese infine.
Sofia scosse energicamente la testa. «A scuola non impariamo niente... La grande differenza tra un insegnante e un vero filosofo è che l'insegnante crede di sapere un mucchio di cose che cerca di inculcare negli allievi. Un filosofo cerca di capire insieme a loro.»
«Ah, ci risiamo con i conigli bianchi, insomma. Senti, esigo di sapere chi sia il tuo ragazzo. Altrimenti comincerò a credere che abbia qualche disturbo mentale.»
Sofia si girò e puntò verso la mamma la spazzolina per lavare i piatti. «Non è lui a soffrire di disturbi mentali. Lui è come un tafàno che punzecchia gli altri. In modo che loro abbandonino il loro modo di pensare vecchio e abitudinario.»
«No, adesso smettila. Mi sembra che il tuo amico sia un po' troppo saccente.»
Sofia si piegò nuovamente sul lavello. «Lui non è né sapiente né saccente. Cerca di raggiungere la vera sapienza. Questa è la grande differenza tra il jolly e le altre carte del mazzo.»
«Hai detto jolly?»
Sofia annuì. «Hai mai riflettuto sul fatto che in un mazzo ci sono lo stesso numero di cuori e lo stesso numero di denari? Ci sono anche picche e fiori. Ma c'è un solo jolly.»
«Ma che risposte, figlia mia...»
«Ma che domande, mamma!»
Sua madre mise a posto la spesa. Poi prese il giornale e se ne andò in soggiorno. A Sofia sembrò che chiudesse la porta sbattendola un po' più forte del solito. Quando ebbe finito di lavare i piatti, salì in camera sua. Aveva messo la sciarpa di seta rossa nel ripiano più alto insieme ai Lego. La prese e si mise a osservarla attentamente: Hilde...

Jostein Gaarder (Il mondo di Sofia - Longanesi)

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