martedì 22 giugno 2010

Fiòm 'e mmerd

Incredulità e sgomento a casa Marcegaglia dopo il rifiuto da parte della Fiom di firmare il contratto con la Fiat che avrebbe sistemato una volta per tutte la situazione dello stabilimento di Pomigliano d'Arco. Informata della notizia, la Marcegaglia ha urlato così forte che il padre ha temuto che gli fosse arrivato un altro avviso di garanzia; i domestici sono riusciti a disincastrarlo dalla tazza del cesso solo otto ore dopo: aveva cercato di fuggire in Cile attraverso le fogne usando lo scarico come propulsore. L'accordo avrebbe adeguato Pomigliano agli altri stabilimenti che già da tempo hanno accettato e dove, non a caso, la produzione ha ripreso brillantemente a dare i suoi frutti con piena soddisfazione di ambo le parti: i padroni e Confindustria.
Come nella spianata di Giza dove, dopo settimane di stop provocato dalla trattativa, gli operai sono tornati a fabbricare con rinnovato entusiasmo i mattoni crudi per la piramide di Micerino non appena hanno riconosciuto il loro rappresentante sindacale dal braccialetto attaccato ad una mano che spuntava dal terreno. Oppure come nel caso del Templo Mayor, dove le impalcature si sono nuovamente animate dopo che il capo del sindacato di Tenochtitlan ha spontaneamente firmato l'accordo proposto dalla Fiat potendo così riabbracciare i suoi cari dopo sei mesi di prigionia trascorsi nel cofano di una Punto. Perché a Pomigliano non hanno ancora firmato? Eppure i vantaggi sono evidenti. Innanzi tutto i lavoratori saranno accompagnati allo stabilimento da confortevoli mezzi di trasporto messi a disposizione dall'azienda: saranno prelevati direttamente a casa nel cuore della notte, verranno fatti accomodare sugli scranni della navetta dove saranno poi incatenati per una maggiore sicurezza durante il tragitto. Va aggiunto che la navetta non avrà costi di carburante poiché saranno i lavoratori stessi a garantirne il movimento vogando al ritmo del tamburo percosso dal capo del personale. L'orario di lavoro. L'azienda ha concesso che le otto ore giornaliere siano svolte di fila senza la fastidiosa mezz’ora della pausa mensa; è scientificamente provato, grazie a studi effettuati negli stabilimenti di Birkenau, che l'interruzione interferirebbe con il lavoro dei kapò che, a causa della pausa, perderebbero il ritmo delle frustate rendendole meno efficaci.
Chi sciopererà mettendo in discussione l'accordo con l'azienda sarà spalmato di miele, ricoperto da piume di papera, fustigato nella pubblica piazza con copie arrotolate della Costituzione e poi sodomizzato a morte da energumeni mascherati da Gianni Agnelli. Nei casi più gravi si procederà anche con il licenziamento. In caso di picchi di assenteismo poi, a prescindere dai controlli, l'azienda comunque non verserà i contributi per malattia poiché provvederà a proprie spese, mandando uno squadrone incappucciato specializzato, a far sparire una volta per tutte l'assenteista e a sostituirlo con un lavoratore più produttivo: un neonato cinese.

Giulio Volàno Da il Misfatto del 20 giugno


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