A me pare che Sua Santità sia perfettamente al corrente di come stanno andando le cose nelle sue parrocchie.
Ha dato ordine di riproporre agli onori e alle preghiere dei fedeli una venerata immagine della Madonna che, fin dal Medioevo, viene portata in processione quando Roma è minacciata dai disastri: pestilenze, carestie, invasioni di lanzichenecchi o di presunti liberatori.
Non credo che papa Wojtyla abbia ascoltato i discorsi del senatore Bossi, che considera non azzardata una seconda marcia sulla capitale: andò bene al maestro di Predappio, ma non intravedo grandi possibilità per un collega di Cassano Magnago (Varese).
Non ritengo che il pontefice patisca a vedere la cittadella del potere assediata; anche secondo i vescovi è ora di cambiare compagnia.
Nessuno sa però se la salvezza verrà dai Popolari per la riforma, dalla sinistra di govemo, dalla Rete o dai miglioristi, ma è certo che nel mondo c'è un profondo senso di commiserazione per le vicende della nostra Repubblica.
Il successore di Pietro parla cinque o sei lingue e segue con attenzione la stampa straniera; non gli sarà sfuggita la recente inchiesta di un autorevole quotidiano parigino, serenamento intitolata: La seconda caduta deIl'impero romano.
Nel dramma gli stranieri vedono anche gli aspetti comici: e ridono della vicenda del bollo che nello spazio di un mese d'estate, per la brillante iniziativa di un ministro, ha cambiato il prezzo tre volte: e poi i tabaccai non lo avevano.
Mentre esplode la rabbia dei commercianti, un diligente cronista è andato in visita a Cusano, un paesone, per rendersi conto di come i cittadini pagano le imposte: i salariati, secondo le denunce rese pubbliche dal sindaco, figurano con 30 milioni di imponibile, i gioiellieri con 13, i poveri parrucchieri, in media, con 4.
Sghignazzano gli osservatori all'idea che, con la lottizzazione, alla testa di una Usl è finito magari un macellaio. E forse anche del fatto che l'erario sarà severissimo con chi possiede elicotteri, riserve di caccia e yacht lunghi 18 metri.
Onestamente: che cosa pensare di una nazione dove la polizia deve proteggere dall'assalto dei camorristi i camion che trasportano pomodori? Che ha 300.000 falsi invalidi e 15.000 automobili blu e mille uffici postali sottoutilizzati, mentre in Sicilia, alla vigilia delle elezioni, hanno assunto 3000 portalettere?
E che dire delle ferrovie? Stesso personale di quelle francesi, metà traffico. Non si taglia il numero dei dipendenti, si riducono i binari.
La mafia incombe, ma 700 Vip (?) impongono la scorta di 3700 poliziotti.
Di 25 dighe in costruzione, 10 sono inutili.
Un amico di ritorno da un viaggio in Belgio ha sostato in un luogo di grande suggestione mistica, a Bruges: le suore benedettine alloggiano nelle casette che si specchiano sul canale, immerse nel verde e nel silenzio e, come le antiche beghine, pregano per la salvezza delle anime. Ma ci sono anche le esigenze del corpo: e una latrina pubblica è a disposizione dei pellegrini. Però c'è una tariffa: si accettano marchi, franchi, sterline e via dicendo; dove stava scritto lira, una striscia di adesivo copre la cifra. Non la vogliono: e l'italiano o possiede altre valute o se la fa addosso.
A Luxor i ragazzetti assalgono i turisti: se gli dai qualche dollaro, ti riempiono della nostra poco apprezzata moneta.
«Salvi chi può l'Italia» è l'intestazione di una corrispondenza da Roma.
E l'analisi è crudele: evasione fiscale, lavoro nero, carenza dei servizi pubblici, ambiguità dello Stato, ostaggio di Cosa Nostra, e bisogna risparmiare sulle pensioni, sulla salute, sulle paghe, e i sindacalisti che interpretano il malcontento non si salvano con le promesse, ma con gli scudi di plexiglas.
Ed è così che a Torino, a piazza San Carlo, tra i manifestanti, hanno visto una donna incinta che sventolava una bandiera sulla quale aveva scritto: Perché nascano tanti Di Pietro.
Ogni giorno la tv trasmette, con le previsioni del tempo, il bollettino degli arresti di politici, di burocrati e di imprenditori.
Ce la faremo? E gli altri, come se la passano? Sono forse migliori di noi?
L'ho chiesto a uno che viaggia, e conosce tante piazze e tanti pubblici: Luciano Pavarotti. Secondo il critico Rodolfo Celletti rappresenta la tenorilità, secondo il grande Karajan è superiore anche al mitico Caruso.
Ogni volta che si presenta in televisione richiama più spettatori di quanti ne ebbe in tutta la vita lo straordinario cantante napoletano. Time gli ha dedicato la copertina. Negli Stati Uniti è sempre in cartellone: a San Francisco, a Chicago, al Metropolitan di New York.
Ci salveranno, dice, un'immensa fantasia e una storia che ci fa essere filosofi veri. A un italiano non gliela racconti: anche il contadino ha alle spalle millenni che lo rendono scaltro. Siamo una Nazione giovane. In Inghilterra alcuni anni fa era proibito uscire dal Paese con più di venti sterline. Dissi ad alcuni amici: "Non preoccupatevi, vi darò io dei soldi, poi me li restituirete.” Nessuno accettò. A Londra ho tenuto un concerto al parco, decine di migliaia di persone. Uno ha detto al microfono: "Per favore, chiudere gli ombrelli.” Lo hanno fatto subito, tutti insieme. Più si è latini e meno c'è solidarietà.
Siamo usciti da periodi peggiori.
Riccardo Muti racconta che la fatica più grande è stare lontano da casa: con quella sua bacchetta e le sue orchestre è sempre in giro - uno spartito dopo l'altro, le città, i teatri si inseguono, come nelle immagini di un film.
Gli ho chiesto chi è, oggi, che ci fa considerare con rispetto all'estero, che fa parlare di noi; oltre ai mafiosi, s'intende, e ai protagonisti degli scandali.
Fortunatamente, dice, Fellini è il simbolo di un'Italia che interessa gli americani: sono stato tanti anni a Filadelfia. Per la strada senti dire: Sembra una scena felliniana, il che significa che il gigante, nonostante l'ingratitudine dei compatrioti, è difficile da battere. E anche, naturalmente, la nostra arte: Michelangelo, pronunciato male, resiste ancora con Leonardo. Ce li invidiano. Poi l'opera è un messaggio che richiama fortemente l'idea del nostro Paese; più di una illustrazione. Anche per i tedeschi o a Vienna: il settanta per cento dei cartelloni è composto dal nostro repertorio. Senza voler tirare l'acqua al mio mulino, la Scala conserva un grandissimo carisma; ha detto di recente un critico: E’ il monte Everest.
E l'Italia più di colore: Capri, con l'accento sulla i, che fa pensare a un formaggio francese o all'isola dei sogni, la Grotta Azzurra, i vini. Certamente la moda, l'oreficeria. La pizza nel mondo è più famosa della Coca-Cola.
Io sono ottimista. Ci siamo sempre riusciti. Al di là di tutte le cose brutte che leggiamo e che effettivamente esistono, noi possediamo anticorpi straordinari. Ci vorrà pazienza, lavoro, serietà e più attenzione alle forze genuine, non ai litigiosi, agli arrabbiati, a quelli che ci stanno disabituando al dialogo. Io diffido di coloro che posseggono la verità, ma credo che nella natura dell'italiano esista, perché è millenaria, quella saggezza che ci salverà.
Enzo Biagi (I Come Italiani - 1993 - Rizzoli)
Ha dato ordine di riproporre agli onori e alle preghiere dei fedeli una venerata immagine della Madonna che, fin dal Medioevo, viene portata in processione quando Roma è minacciata dai disastri: pestilenze, carestie, invasioni di lanzichenecchi o di presunti liberatori.
Non credo che papa Wojtyla abbia ascoltato i discorsi del senatore Bossi, che considera non azzardata una seconda marcia sulla capitale: andò bene al maestro di Predappio, ma non intravedo grandi possibilità per un collega di Cassano Magnago (Varese).
Non ritengo che il pontefice patisca a vedere la cittadella del potere assediata; anche secondo i vescovi è ora di cambiare compagnia.
Nessuno sa però se la salvezza verrà dai Popolari per la riforma, dalla sinistra di govemo, dalla Rete o dai miglioristi, ma è certo che nel mondo c'è un profondo senso di commiserazione per le vicende della nostra Repubblica.
Il successore di Pietro parla cinque o sei lingue e segue con attenzione la stampa straniera; non gli sarà sfuggita la recente inchiesta di un autorevole quotidiano parigino, serenamento intitolata: La seconda caduta deIl'impero romano.
Nel dramma gli stranieri vedono anche gli aspetti comici: e ridono della vicenda del bollo che nello spazio di un mese d'estate, per la brillante iniziativa di un ministro, ha cambiato il prezzo tre volte: e poi i tabaccai non lo avevano.
Mentre esplode la rabbia dei commercianti, un diligente cronista è andato in visita a Cusano, un paesone, per rendersi conto di come i cittadini pagano le imposte: i salariati, secondo le denunce rese pubbliche dal sindaco, figurano con 30 milioni di imponibile, i gioiellieri con 13, i poveri parrucchieri, in media, con 4.
Sghignazzano gli osservatori all'idea che, con la lottizzazione, alla testa di una Usl è finito magari un macellaio. E forse anche del fatto che l'erario sarà severissimo con chi possiede elicotteri, riserve di caccia e yacht lunghi 18 metri.
Onestamente: che cosa pensare di una nazione dove la polizia deve proteggere dall'assalto dei camorristi i camion che trasportano pomodori? Che ha 300.000 falsi invalidi e 15.000 automobili blu e mille uffici postali sottoutilizzati, mentre in Sicilia, alla vigilia delle elezioni, hanno assunto 3000 portalettere?
E che dire delle ferrovie? Stesso personale di quelle francesi, metà traffico. Non si taglia il numero dei dipendenti, si riducono i binari.
La mafia incombe, ma 700 Vip (?) impongono la scorta di 3700 poliziotti.
Di 25 dighe in costruzione, 10 sono inutili.
Un amico di ritorno da un viaggio in Belgio ha sostato in un luogo di grande suggestione mistica, a Bruges: le suore benedettine alloggiano nelle casette che si specchiano sul canale, immerse nel verde e nel silenzio e, come le antiche beghine, pregano per la salvezza delle anime. Ma ci sono anche le esigenze del corpo: e una latrina pubblica è a disposizione dei pellegrini. Però c'è una tariffa: si accettano marchi, franchi, sterline e via dicendo; dove stava scritto lira, una striscia di adesivo copre la cifra. Non la vogliono: e l'italiano o possiede altre valute o se la fa addosso.
A Luxor i ragazzetti assalgono i turisti: se gli dai qualche dollaro, ti riempiono della nostra poco apprezzata moneta.
«Salvi chi può l'Italia» è l'intestazione di una corrispondenza da Roma.
E l'analisi è crudele: evasione fiscale, lavoro nero, carenza dei servizi pubblici, ambiguità dello Stato, ostaggio di Cosa Nostra, e bisogna risparmiare sulle pensioni, sulla salute, sulle paghe, e i sindacalisti che interpretano il malcontento non si salvano con le promesse, ma con gli scudi di plexiglas.
Ed è così che a Torino, a piazza San Carlo, tra i manifestanti, hanno visto una donna incinta che sventolava una bandiera sulla quale aveva scritto: Perché nascano tanti Di Pietro.
Ogni giorno la tv trasmette, con le previsioni del tempo, il bollettino degli arresti di politici, di burocrati e di imprenditori.
Ce la faremo? E gli altri, come se la passano? Sono forse migliori di noi?
L'ho chiesto a uno che viaggia, e conosce tante piazze e tanti pubblici: Luciano Pavarotti. Secondo il critico Rodolfo Celletti rappresenta la tenorilità, secondo il grande Karajan è superiore anche al mitico Caruso.
Ogni volta che si presenta in televisione richiama più spettatori di quanti ne ebbe in tutta la vita lo straordinario cantante napoletano. Time gli ha dedicato la copertina. Negli Stati Uniti è sempre in cartellone: a San Francisco, a Chicago, al Metropolitan di New York.
Ci salveranno, dice, un'immensa fantasia e una storia che ci fa essere filosofi veri. A un italiano non gliela racconti: anche il contadino ha alle spalle millenni che lo rendono scaltro. Siamo una Nazione giovane. In Inghilterra alcuni anni fa era proibito uscire dal Paese con più di venti sterline. Dissi ad alcuni amici: "Non preoccupatevi, vi darò io dei soldi, poi me li restituirete.” Nessuno accettò. A Londra ho tenuto un concerto al parco, decine di migliaia di persone. Uno ha detto al microfono: "Per favore, chiudere gli ombrelli.” Lo hanno fatto subito, tutti insieme. Più si è latini e meno c'è solidarietà.
Siamo usciti da periodi peggiori.
Riccardo Muti racconta che la fatica più grande è stare lontano da casa: con quella sua bacchetta e le sue orchestre è sempre in giro - uno spartito dopo l'altro, le città, i teatri si inseguono, come nelle immagini di un film.
Gli ho chiesto chi è, oggi, che ci fa considerare con rispetto all'estero, che fa parlare di noi; oltre ai mafiosi, s'intende, e ai protagonisti degli scandali.
Fortunatamente, dice, Fellini è il simbolo di un'Italia che interessa gli americani: sono stato tanti anni a Filadelfia. Per la strada senti dire: Sembra una scena felliniana, il che significa che il gigante, nonostante l'ingratitudine dei compatrioti, è difficile da battere. E anche, naturalmente, la nostra arte: Michelangelo, pronunciato male, resiste ancora con Leonardo. Ce li invidiano. Poi l'opera è un messaggio che richiama fortemente l'idea del nostro Paese; più di una illustrazione. Anche per i tedeschi o a Vienna: il settanta per cento dei cartelloni è composto dal nostro repertorio. Senza voler tirare l'acqua al mio mulino, la Scala conserva un grandissimo carisma; ha detto di recente un critico: E’ il monte Everest.
E l'Italia più di colore: Capri, con l'accento sulla i, che fa pensare a un formaggio francese o all'isola dei sogni, la Grotta Azzurra, i vini. Certamente la moda, l'oreficeria. La pizza nel mondo è più famosa della Coca-Cola.
Io sono ottimista. Ci siamo sempre riusciti. Al di là di tutte le cose brutte che leggiamo e che effettivamente esistono, noi possediamo anticorpi straordinari. Ci vorrà pazienza, lavoro, serietà e più attenzione alle forze genuine, non ai litigiosi, agli arrabbiati, a quelli che ci stanno disabituando al dialogo. Io diffido di coloro che posseggono la verità, ma credo che nella natura dell'italiano esista, perché è millenaria, quella saggezza che ci salverà.
Enzo Biagi (I Come Italiani - 1993 - Rizzoli)
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