Testo:
Buongiorno a tutti, stavo riguardando com’è partita questa faccenda di Fini, lo so che la politica è un’altra cosa, lo so che ieri siete stati in molti alla Woodstock organizzata da Beppe Grillo a Cesena, lo so che lì si è parlato di politica vera, di progetti, di programmi, di idee nuove, quello è il futuro, il presente purtroppo è la melma nella quale ci tocca rimestare perché da quello che sta succedendo dipenderà se e quando andremo a votare, quali leggi passeranno e quali no in Parlamento prima che si spera defunga, il nostro immediato futuro dipende da questo maleodorante presente che ruota intorno alla cosiddetta vicenda Fini – Montecarlo.
Le minacce di Feltri - Allora sono andato a riprendere un po’ di ritagli, il vizio di tenere un po’ tutto e di non buttare via niente, allora forse servirà vedere com’è cominciata questa storia, 28 luglio 2010, sono passati pochi mesi, questo è il primo pezzo che Il giornale dedica alla casa di Montecarlo, Fini, la compagna e il cognato e una strana casa a Montecarlo, questione morale, “un appartamento lasciato da eredità da Alleanza Nazionale, finisce a una misteriosa finanziaria estera, ora ci abitano familiari del Presidente della Camera e nessuno ne sa niente”.
E’ un articolo non accompagnato da commenti, forse il migliore commento è quello che c’è a pag. 3, un altro articolo che dice “rottura a un passo, pronto il partito di Fini, la scissione del Pdl è vicina, manca solo la scintilla per la rottura tra Berlusconi e il Presidente della Camera”. Che giorno era il 28 luglio? Era la vigilia della riunione del vertice del Pdl, nella quale si è deciso di deferire ai propri viri i 3 principali collaboratori di Fini, Fabio Granata, Bocchino e Briguglio e di definire Fini assolutamente incompatibile con il partito che aveva fondato insieme a Berlusconi due anni prima, di fatto l’espulsione dei finiani che nei giorni successivi vanno alla conta e diventeranno i famosi 44 gatti tra Camera e Senato contro i 4 gatti che Berlusconi aveva preventivato che se ne sarebbero andati.
Quindi il giorno prima dell’espulsione di fatto di Fini e dei suoi, Il Giornale piazza il primo articolo di una lunga serie, una serie che è diventata quotidiana, una specie di rubrica fissa su Il Giornale e poi su Libero che il giorno dopo ha cominciato, vedete il 29 luglio Fini non spiega la casa dei misteri, Libero è arrivato il giorno dopo e da allora a fotocopia ha affiancato Il Giornale nella sua campagna contro Berlusconi che è cominciata per Il Giornale il giorno prima dell’espulsione di Fini e per Libero il giorno dell’espulsione di Fini.
Quando Fini viene espulso Il Giornale commenta “colpo di grazia” e subito sotto la casa di Montecarlo, ecco i conti segreti, questo è Il Giornale del 30 luglio che commenta l’espulsione avvenuta il 29, il giorno dopo del primo articolo de Il Giornale uscito il 28, questa è la successione degli eventi, ma c’era già stata un’avvisaglia interessante, datata un anno fa, era il 14 settembre e Vittorio Feltri che da poco si era reinsediato alla direzione de Il Giornale dove aveva subito esordito con la campagna contro il Direttore di Avvenire Dino Boffo, aveva scritto un articolo, era già un periodo in cui Fini e i suoi dissentivano su alcune posizioni di Berlusconi in materia soprattutto di giustizia, di legalità e di leggi ad personam e era una specie di avvertimento alla vigilia della decisione della Corte costituzionale sul lodo Alfano, la Corte Costituzionale doveva decidere ai primi di ottobre e qui si ipotizzavano complotti, la Corte Costituzionale Fini per rovesciare Berlusconi, c’erano le rilevazioni di Spatuzza, di Massimo Ciancimino, mettendo tutto insieme Feltri pensò bene di lanciare un avvertimento a Fini dicendogli: guarda che se la Corte boccia il lodo, disse testualmente “bocciato un lodo Alfano se ne approva un altro modificato e lo si manda immediatamente in vigore, Fini ha l’esigenza immediata di trovare una ricollocazione o di qua o di là, non gli è permesso di tenere un piede nella maggioranza e uno nell’opposizione, deve risolversi subito” a questo punto uno direbbe: sennò? Sennò glielo spiegava Feltri, diceva “perché oggi tocca al Premier, domani potrebbe toccare un Presidente della Camera, è sufficiente per dire ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo, meglio non svegliare il cane che dorme!”.
Insomma, o la dai sempre vinta a Berlusconi, oppure saltano fuori fascicoli, è evidente che questi fascicoli sono lì, se un giornalista fa il giornalista e pensa che un fascicolo abbia un’attualità e un interesse pubblico, sia una notizia, la pubblica, perché invece far sapere: non svegliare il cane che dorme, potrebbero saltare fuori fascicoli, evidentemente perché l’informazione viene usata come un manganello, come una pistola, dice: qua c’è la pistola, anzi è nel cassetto, però te la faccio vedere, se fai il bravo resa nel cassetto, se non fai il bravo la tiro fuori e magari sparo!
Questo non è il giornalismo, questa è un’altra cosa e questo avviene sul giornale di proprietà della famiglia del Presidente del Consiglio, dopodiché il fascicolo a luci rosse non è uscito fuori perché? Perché era già uscito fuori, se ne era già occupato l’espresso, questi a volte usano anche dei fascicoli un po’ tarocchi, magari sul numero ne hanno qualcuno che non è proprio chissà ché! L’Espresso aveva già raccontato che c’era una metresse con uffici prospicienti a quelli di una delle sedi del Parlamento che riceveva uomini politici e loro portaborse di vari partiti, tra cui alcuni vicini al Presidente Fini.
Poi a rilevare che c’erano politici che andavano a puttane con tutto quello che era successo con Berlusconi che non è che ci andava, le riceveva nella sua residenza e ci si faceva pure filmare, avrebbe sortito scarsi effetti il dossier, allora si è proceduto a un altro dossier e cioè qualcuno ha tirato fuori la storia di questa casa, tenete presente che questa casa che oggi viene ingigantita per cui sembra un enorme… in realtà è un alloggetto di una sessantina di metri quadrati, sta al piano terreno, senza vista mare a Montecarlo e che ha un valore che è stato stimato dal condominio del quale fa parte, è ovvio che nei condomini non si ha l’interesse a sottovalutare il valore di un appartamento, semmai a sopravvalutarlo perché così si rivaluta e si sopravvaluta tutto il condominio e quell’appartamento fu valutato quando alla fine degli anni 90 la contessa Colleoni lo donò a Alleanza Nazionale, se non erro 450 milioni di lire, dopodiché, dopo anni in cui rimaneva lì ovviamente di cosa se ne fa un partito di un appartamento a Montecarlo, non l’hanno neanche ristrutturato, quindi era molto malmesso, si è fatto avanti Giancarlo Tulliani “cognato” di Fini, fratello della compagna di Fini, madre delle due figlie di secondo letto di Fini e ha segnalato una società la ?Printemps? che ha sede a Saint Lucia un paradiso fiscale, quindi una società offshore di cui si ignora il vero proprietario, ma si conosce soltanto il legale rappresentante che è un certo James ?Wolfensau?, stesso rappresentante legale dell’altra società che poi rileva l’appartamento venduto da Alleanza Nazionale alla Printemps e che si chiama Timara, anche essa rappresentata da Wolfensau e Timara è quella che poi affitta l’appartamento a Tulliani, per quanto viene venduto l’appartamento? Era stato valutato in origine nel 1999/2000 450 milioni di lire, poi si passa all’Euro, quindi diventerebbero 275 mila Euro, viene venduto a un po’ di più, a 350 mila Euro, è stato venduto a poco? Sicuramente, se si mettevano di impegno riuscivano a venderlo a un prezzo superiore.
Il problema qual è? E’ che questi sono fatti loro, nel senso che se un partito è amministrato da una persona che riesce a ottimizzare i ricavi del suo patrimonio, peggio per quel partito, ma quelli sono soldi privati, beni privati non sono soldi pubblici, non sono soldi nostri, non è una casa del demanio, è una casa pubblica, non c’entrano enti previdenziali, non c’entra niente, non è affittopoli, non è casopoli, è un affare privato tra questa contessa che dona incredibilmente una casa a un partito anziché a un ente benefico, il partito ne fa quello che vuole, ci rimette qualche soldo, il problema qual è? Il problema è: A) che la casa di Montecarlo viene venduta a una società offshore; B) che poi da questa società offshore o meglio da una società gemella la affitta Tulliani.
Teniamo presente cos’è Montecarlo, anche Montecarlo è un paese offshore, anche Montecarlo è un paradiso fiscale, a Montecarlo chi opera? Società offshore, quindi non è come vendere una casa di Roma a una società offshore, stiamo parlando di una casa di Montecarlo che viene venduta a una società offshore che naturalmente è offshore esattamente come Montecarlo; 2) viene affittata da Giancarlo Tulliani che è quello che aveva segnalato la società interessata a comprare. Fini e Giancarlo Tulliani - Questo al momento è l’unico tema di rilevanza pubblica di tutta questa storia, cioè che Fini, visto che la società l’aveva segnalata il fratello della sua compagna, avrebbe dovuto seguire la trattativa in modo da verificare non tanto che la società fosse una società equivoca, perché se vendi una società offshore tu non potrai mai sapere di chi è quella società, quindi non aveva strumenti per capire di chi poteva essere, ma proprio perché l’aveva segnalata il cognato, per accertarsi che non ci fosse qualcuno che ci faceva la cresta e questo sicuramente non l’ha fatto anche se noi non sappiamo se c’è qualcuno che ci ha fatto la cresta e la leggerezza, ingenuità di cui ha parlato Fini, che è abbastanza comprensibile nel senso che in un partito come Alleanza Nazionale che ha un enorme patrimonio immobiliare, donazioni, lasciti, vecchi militanti, vecchie sedi, terreni, ti puoi immaginare che il segretario nazionale deleghi ampiamente il tesoriere del quale si fida, poi è il Sen. Pontone, un vecchio avvocato di Napoli, una persona per bene e quindi lascia fare e lì è lo sbaglio, proprio perché la società l’aveva segnalata Tulliani avrebbe dovuto verificare e magari sollecitare in qualche modo altre offerte, di modo che si aprisse un’asta e il partito incassasse qualcosa in più. Questa è al momento l’unica questione di interesse pubblico che investe il Presidente della Camera e che giustifica il fatto che si parli di questa storia, poi cosa succede? Succede che il fascicolo, il dossier esce, perché? Perché Fini ha svegliato il cane che dorme, si è messo di traverso sulla legge Bavaglio, sul processo breve, ha osato parlare di legalità a aprile nella direzione nazionale del partito quando puntò i piedi contro Berlusconi, quindi è stato dichiarato incompatibile, è stato cacciato, esce il dossier immediatamente e nel dossier cosa si tende a dimostrare? Che Fini è un ladro, che fini è un delinquente, che quindi questione morale è l’occhiello del primo articolo de Il Giornale: Fini non ha alcun titolo per fare la morale a Berlusconi perché è un ladro, questo è quello che vogliono dimostrare.
Naturalmente a casa mia e credo anche a casa vostra se si scopre che c’è un ladro in più rispetto ai ladri già conosciuti in Parlamento e al governo ce ne sono un bel campionario, si prende atto, abbiamo un ladro in più, invece no, loro non vogliono dimostrare che Fini è un ladro per dire semplicemente che ne abbiamo uno in più, per loro se Fini è un ladro, vuole dire che Berlusconi è onesto, loro hanno questa strana matematica, per noi un ladro più un ladro fanno due ladri, per loro un ladro più un ladro fa zero ladri, nel senso che l’eventuale ladritudine di Fini, cancellerebbe la conclamata ladritudine, evasioni fiscali, falsi in bilancio, corruzioni, corruzioni giudiziarie di Berlusconi e del suo entourage.
Quindi l’eventuale ladritudine di Fini elide i reati e le illegalità commesse da Berlusconi e dal suo clan, questo è il tentativo che devono fare, da quel momento ci sono in Italia due giornali che non hanno il compito di andare a vedere come sono andate le cose a Montecarlo, ma hanno il compito in partenza, a prescindere di dimostrare che Fini è un ladro. Se trovano elementi bene, se non li trovano li inventano!
Allora cosa cominciano a fare? Sollecitare Fini a rispondere, Fini risponde nei famosi 8 punti, comunicato di questa estate dice: la casa è stata venduta a quella società su segnalazione di Tulliani quando poi ho scoperto dopo la vendita che Tulliani affittava quella casa, potete immaginare il mio disappunto, mi sono incazzato con Tulliani.
Sarà vero, non sarà vero, questo è quello che dice Fini, immediatamente Il Giornale e Libero tentano di smentirlo, perché? bisogna dimostrare che Fini non solo è un ladro, ma è anche un bugiardo, quindi interpellano mezzo mondo per vedere se Fini mente, ogni tanto pubblicano la testimonianza di qualcuno che dice di avere visto Fini a Montecarlo, nelle vicinanze di Montecarlo, a parte che se Fini fosse stato a Montecarlo, chi di noi non è stato a Montecarlo almeno una volta, non è che tutti quelli che sono stati a Montecarlo, allora vuole dire che sanno e poi bisogna vedere quando, perché magari è stato a Montecarlo dopo che aveva saputo che la casa era affittata dal cognato, era occupata dal cognato o magari è proprio andato a Montecarlo a dirgli di lasciare la casa, visto che si era incazzato.
In ogni caso queste testimonianze vengono abbandonate perché non c’è nessuna che sia decisiva o inoppugnabile che dimostri che Fini prima di quando ha detto di averlo saputo, avesse saputo che la casa era affittata da Tulliani, allora salta fuori il primo scudo umano della nostra storia, un consulente del mobilificio Castellucci che interpellato da Il Giornale dice di avere visto Fini da Tulliani al mobilificio alla periferia di Roma sulla Via Aurelia, posto non certo da vip, comprare una cucina Scavolini da 4500 Euro e dice questo tizio: avevo sentito dire in azienda che era destinata a Montecarlo, però lui non ha elementi, ha la planimetria, il disegno della cucina componibile ma non ha naturalmente il luogo nel quale è stata recapitata, avevo sentito che doveva andare a Montecarlo, voci… la cosa curiosa questo signore dice che per continuare a lavorare in quel mobilificio lui sarebbe tenuto al segreto su quella cucina perché i suoi capi gli avevano detto che non se ne doveva parlare, ma lui cosa fa, eroico, si dimette dal mobilificio e fa dimettere anche sua moglie che lavorava lì, quindi rinuncia a due posti di lavoro, gli unici della famiglia, due stipendi, gli unici della famiglia, rovinandosi l’esistenza per poter gridare al mondo le voci che aveva sentito sulla destinazione di questa cucina che non doveva essere neanche un granché perché era 4500 Euro il costo pagato.
Una cucina di 4500 Euro è proprio una robetta Ikea o forse meno, in ogni caso queste voci poi non trovano conferma, Fini dice: no la cucina è stata presa per una casa a Roma, sbaglia a non farla vedere perché dovrebbe organizzare una visita guidata se i politici hanno un dovere di trasparenza su tutto, abbassati al livello di questi signori, organizza una bella visita guidata con telecamere nella casa romana dove c’è la cucina e così si dimostra che razza di informazione fanno questi, invece si limita a dirlo, però è ovvio, l’onere della prova spetta agli altri, non spetta mica a lui, lui farebbe bene a rovesciargliela subito in faccia quella cucina, però se non lo vuole fare, non è che sia tenuto a farlo, in fondo è l’accusa che deve dimostrare che lui ha comprato la cucina per Tulliani, mica lui che deve dimostrare che non l’ha comprata e non ci riescono a dimostrarlo.
L’atteggiamento di questi due missionari così disinteressati in nome della verità da rinunciare allo stipendio e al posto di lavoro per dare un’intervista a Il Giornale, fa abbastanza ridere, ma non è l’unico caso anomalo di scudi umani pronti a immolarsi e a rovinarsi l’esistenza, la carriera e la faccia, anche per venire incontro alle esigenze del padrone d’Italia.
Viene abbandonata anche la pista della cucina, c’è un imbarazzato pezzo su Il Giornale di Feltri in cui uno dei suoi vice dice: è possibile che la cucina inizialmente destinata a Montecarlo, sia poi stata richiamata a Roma? Ci sono cucine che pagano semoventi con le rotelle in giro per l’Europa in attesa che Fini dica dove devono andare, alla fine Fini richiama la cucina e la cucina rientra mestamente a Roma, dopo che si era già eccitata tutta perché pensava di andare a finire a Montecarlo!
Abbandonano la pista della cucina perché loro sono così, non è che dicono: vi abbiamo raccontato una balla, pestano uno e poi quando scoprono che è quello sbagliato, neanche gli chiedono scusa, cominciano subito a pestare un altro, questo è il loro modus operandi.
Mentre la storia di Montecarlo rischiava di languire, stavano raschiando il fondo del barile, avevano addirittura pubblicato lo stato di famiglia Tulliani, avevano riesumato Gaucci per fargli sputare la sua ex fidanzata tutta la famiglia Gaucci, cose che con il tabaccaio di Gaucci, la schedina del superenalotto, salta fuori una lettera, una lettera datata 16 settembre, firmata da mister Rudolph Francis, Ministro della Giustizia dell’isola di Saint Lucia, Francis scrive questo memo riservato al suo Primo Ministro in cui gli dice: dalle indagini che ho svolto risulta che la società che affitta la casa di Montecarlo a Tulliani, appartiene in realtà a Tulliani, quindi Tulliani finge di affittare l’appartamento di Montecarlo, ma in realtà l’appartamento è suo, lo affitta da sé stesso, quindi Alleanza Nazionale l’ha venduto a lui e allora deducono i segugi de Il Giornale di Libero: Fini ha mentito e naturalmente è sottinteso, è un ladro! Le società Off Shore e il Ministro di Santa Lucia - Naturalmente se Tulliani fosse il proprietario o della Timara o della Printemps o di tutte e due e affittasse da sé stesso la casa, le cose cambierebbero ma non sarebbe la prova né che Fini ha rubato, né che Fini è un bugiardo, perché?Perché è ben possibile che visto che le società sono società offshore e solo il proprietario conosce il proprietario, Fini non sapesse che Tulliani è il proprietario della o delle due società, se Tulliani è il proprietario delle due società, come fa Fini oggi a sapere chi è il proprietario delle due società, può soltanto chiedere a Tulliani e Tulliani può soltanto dirgli: non sono il proprietario oppure sono il proprietario, gli ha detto: non sono il proprietario, come fa a dimostrare a Fini che non è il proprietario? Non esistono carte in mano a uno che non è il proprietario di una società offshore per dimostrare che non è il proprietario di una società offshore, pensate un attimo se qualcuno dicesse di qualcuno di voi che siete proprietari di una società offshore alle Cayman e magari non è vero, voi come fate a difendervi dall’accusa di essere proprietari di una società alle Cayman, dite: non è vero, ma qualcuno dice: eh ma non ci credo, portami le prove e voi come fate a portare le prove del fatto che la società non è vostra? Dovreste portare le prove che dimostrano di chi è quella società, ma come fate a avere le prove sul reale proprietario di una società offshore se non è vostra? Chi ve le dà? Capite qual è la situazione, resta naturalmente anche l’ipotesi che Fini e Tulliani siano d’accordo, che Fini abbia fatto vendere sottocosto la casa alla società offshore sapendo che era di Tulliani e che poi abbiano fatto a mezzo, questa è l’insinuazione che aleggia in questa campagna, il problema è che è un’insinuazione molto grave che andrebbe dimostrata.
Basta dire che qualcuno sostiene così e qualcuno sostiene cosà, l'onere della prova spetta all’accusa, bisogna dimostrare intanto che Tulliani è proprietario di quelle società e poi che Fini lo sapeva prima di vendergli la casa, oppure che l’ha saputo dopo, ma sperava che tutto restasse sotto silenzio e questo non è minimamente provato, quindi fino a prova contraria c’è la parola di Fini che finora non è mai stata smentita e non sarebbe smentita neanche se si scoprisse che Tulliani è proprietario delle società, perché? Perché Tulliani potrebbe averlo fregato e non averglielo detto, avergli detto: faccio da intermediario per le società tizia e caia, senza dirgli: sono il proprietario della società tizia e caia, oppure dicendogli: non sono il proprietario della società tizia e caia mentendogli, può essere!
Sicuramente la versione opposta Fini ladro in combutta con Tulliani è talmente grave che soltanto per pronunciarla bisognerebbe avere qualche elemento e finora sulla proprietà di Tulliani della società di Saint Lucia c’è questa lettera che il Ministro della Giustizia all’improvviso il 16 settembre decide di scrivere al suo Premier di Saint Lucia, è una lettera molto strana, intanto perché siamo in un paradiso fiscale che campa, tutta la sua economia campa di quello, sull’assoluta riservatezza garantita a quelli che portano i loro capitali e che aprono società offshore proprio perché hanno l’assicurazione totale che le operazioni sono top secret, che nessuno le rivelerà, è reato penale a Saint Lucia, rivelare il nome del titolare di una società offshore, quindi il Ministro della Giustizia, almeno questo lo dovrebbe sapere.
Allora perché rivela il nome presunto di una società offshore al suo premier? Perché fa un’indagine per andare a scoprire il proprietario di una società offshore domiciliata a Saint Lucia nel suo paese? Soprattutto com’è possibile che se tu fai un memo riservato per il tuo premier, quindi lo conosci tu e lo conosce il tuo Premier, questo memo 3 giorni dopo finisca su due giornali di Santo Domingo, giornali concorrenti che però guarda caso lo ricevono entrambi, sono i due più importanti giornali di Santo Domingo, Santo Domingo è l'isola dove latita e dove adesso risiede Luciano Gaucci, è un caso naturalmente, ma naturalmente da quando quel documento finisce sui due giornali di Santo Domingo e sui rispettivi siti è ovvio che in Italia qualcuno se ne accorge, l’unico mistero che non è un mistero è per quale motivo sia finita su ?Dagospia? questa lettera, ma è evidente ormai su Internet si trova di tutto e quindi Dagospia che riceve segnalazioni da tutte le parti, appena la riceve la pubblica perché è una lettera firmata dal Ministro della Giustizia di Saint Lucia che aggiunge un tassello importante se fosse vero alla nostra storia, Giornale e Libero ci si fiondano, anche Il Corriere lo pubblicano, anche La Stampa, naturalmente e Corriere la pubblicano dicendo: c’è una lettera firmata da questo Ministro, vediamo se è vero o non è vero, invece naturalmente Il Giornale e Libero l’apprendono subito come la prova che Fini ha mentito e che forse ha rubato, mentre in realtà Fini non ha mai detto sua in contrasto con quella lettera, ha detto che gli risultava che Tulliani aveva intermediato per quelle società e ha detto che secondo lui, secondo quello che gli risulta le società non sono di Tulliani, ma se poi Tulliani l’ha fregato come fa a saperlo Fini? Certamente non si sarebbe esposto fino a quel punto, fino a dire: si riderà quando si scoprirà di chi sono quelle società e che non sono riconducibili alla mia famiglia, se avesse saputo che invece lo erano, soltanto un pazzo sarebbe andato da Mentano a fare quella dichiarazione.
A questo punto un cronista de Il Fatto Quotidiano giovedì scorso Marco Lillo la sera riesce a trovare questo Ministro e gli chiede: l’ha scritta lei quella lettera? Perché c’era anche il caso che fosse un documento falso, la carta intestata non corrisponde con la carta intestata del Governo di Saint Lucia, è diversa, la cartiera ufficiale dello Stato di Saint Lucia dichiara al sito ilfattoquotidiano.it “questa carta intestata non è la nostra” quindi è apocrifa, quindi forse anche la lettera, la firma del Ministro è apocrifa, Marco Lillo chiama il Ministro e quest’ultimo dice: no quella lettera l’ho scritta io, aggiunge: prossima settimana faccio una conferenza stampa, era giovedì sera e il Ministro stava a Ginevra insieme a altri membri del Governo di Saint Lucia, da Saint Lucia (Caraibi) Ginevra, chissà cosa ci faceva in Svizzera, governo in trasferta.
Sta di fatto che mentre Lillo parla con il Ministro della Giustizia un signore che si qualifica come amico della moglie del Premier di Saint Lucia, telefona una redazione di Annozero, la redazione di Annozero fa delle verifiche, non è uno scherzo telefonico e questo signore dà una serie di elementi in cui dice: guardate che quella lettera è falsa, non si capisce bene se vuole dire che è falso come documento o se è falso il contenuto del documento, ma aggiunge, siamo a Ginevra perché abbiamo paura e perché a Saint Lucia c’è un pullulare nelle ultime settimane di uomini dei servizi segreti italiani, libici e russi, guarda un po’, l’asse Roma – Putin – Gheddafi viene in mente proprio a questo signore che telefona raccontando questa cosa e la cosa stupefacente è che il mattino dopo, mentre Annozero mette in dubbio la cosiddetta presunta patacca della lettera di Saint Lucia, il mattino dopo il Ministro Francis è già rientrato a Saint Lucia da Ginevra, credo con un volo privato, non penso ci siano linee dirette così rapide che la sera sei a Ginevra e il mattino dopo sei già a Saint Lucia, sta di fatto che fa una conferenza stampa nel pomeriggio dove conferma che la lettera l’ha scritta lui e aggiunge di averla dovuta scrivere e di avere dovuto fare le indagini su quella società perché c’è una pressione di uomini dei servizi presenti sul territorio che mettono in pericolo il buon nome e l’economia di uno stato che campa sull’anonimato che da un lato è una spiegazione che conferma la presenza di uomini dei servizi che già Il Giornale di Feltri aveva raccontato, citando l’agenzia di Daniele Capezzone il Velino, nostri uomini dei servizi segreti che vanno a Saint Lucia per indagare su una vicenda che riguarda il Presidente della Camera, gli uomini dei servizi segreti se sono regolari e non deviati dipendono dal Capo del Governo, conferma dunque il Ministro che ci sono uomini dei servizi segreti che mettono a repentaglio l’economia di un paese che vive sulla riservatezza e poi lui cosa fa? Mette a repentaglio la riservatezza del suo paese rivelando al Primo Ministro il proprietario, presunto tale di questa società e non prende neanche la precauzione perché questo memo rimanga riservato tra lui e il primo Ministro, tant’è che è già finito sui siti e sui giornali e lui fa una conferenza stampa per confermare ufficialmente il proprietario di una società offshore, da quel momento l’economia di Saint Lucia è rovinata, perché? Perché nessuno andrà più a portare i suoi capitali e a creare società offshore in un paese dove un Ministro fa indagini e rivela il nome del proprietario di un offshore, ma soltanto un pazzo continuerà a andare lì, andranno in un altro posto, alle Virgin Island, alle Cayman … commette un comportamento che nel momento in cui diventa pubblico è un reato il Ministro della Giustizia di Saint Lucia, rivela il beneficiario, il proprietario delle azioni al portatore che sono state depositate al momento della costituzione di questa società violando completamente non solo il codice penale del suo paese, ma le regole minime di riservatezza, tant’è che il capo dell’opposizione laburista, tale Anthony che è stato Primo Ministro dal 1997 al 2007 a Saint Lucia dice: il Ministro non si alza la mattina e si mette a indagare su una società a caso, sarebbe una follia, non è una pesca a campione, ci sarebbe una fuga di massa di miliardi di capitali, il nostro paese si è dato una giurisdizione in materia fiscale e societaria che garantisce l’anonimato e il rispetto del segreto dei dati sensibili, si avviano delle indagini se c’è un’autorità straniera che lo chiede formalmente.Berlusconi e le sue Off Shore - Nel caso di rogatorie o per comprovati indizi che la società nella sua attività sta commettendo dei reati, riciclaggio, frodi, traffici illegali, qui non c’è nessun reato commesso a Saint Lucia, Tulliani non è indagato né in Italia, né a Saint Lucia, c’è una ragione per cui il Ministro deve fare un’indagine sul reale proprietario della società?Assolutamente no, a meno che dice l’ottimo ex Premier di Saint Lucia, non ci sia una richiesta da parte di un’autorità legislativa superiore, ma non mi sembra questo il caso, la procedura in questo caso sarebbe stata diversa, il Ministro avrebbe aperto un fascicolo, avrebbe delegato gli uffici preposti e avrebbe esteso una relazione, tutto alla luce del sole, invece in questo caso c’è una nota confidenziale destinata al Primo Ministro, qualcosa informale, se questa fosse la prassi metteremmo in discussione la nostra legislazione, nessuno si sentirebbe più tutelato dal segreto da noi violare il segreto societario è un crimine! L’indagine, sono certo che è stata sollecitata e chissà da chi, vedremo!
Meglio non anticipare, meglio non fare illazioni, meglio attenersi esclusivamente ai fatti accertati, quindi attenzione, il documento del Ministro di Saint Lucia è autentico in quanto il Ministro dice di averlo scritto, non sappiamo se è veritiero, un conto è che un documento l’abbia scritto io, nel qual caso è autentico, lo rivendico, l’ho scritto io, un altro conto è se quello che ho scritto è vero, questo è un altro paio di maniche, questa è la distinzione che su Il Fatto, pur avendo lo scoop dell’intervista al Ministro, abbiamo precisato subito, attenti non stiamo parlando del Ministro Vassalli, non stiamo parlando del Ministro della Giustizia inglese, francese, americano, tedesco, stiamo parlando del Ministro di Saint Lucia, di un atollo, che fa strane cose, che dice strane cose, che mette a repentaglio l’incolumità economica e finanziaria del suo paese per fare un favore grosso come una casa al Presidente del Consiglio italiano, perché? Questa è la domanda, è l’altro scudo umano dopo quello del mobilificio, la carriera di questo signore è rovinata naturalmente, nessuno lo eleggerà mai più o lo voterà mai più visti i danni che ha fatto all’economia del suo paese, resta ancora la domanda se quello che ha scritto è vero, cioè che Tulliani è proprietario della casa o se non è vero, questo lo potremo sapere soltanto quando qualcuno porterà la carta che dimostra che Tulliani è proprietario, finché non c’è quella carta non si può dire che Tulliani sia il proprietario.
E se anche poi fosse il proprietario bisognerebbe ancora dimostrare che Fini lo sapeva al momento in cui autorizzò la vendita a quella società, in questo caso Fini dovrebbe dimettersi non solo da Presidente della Camera ma dalla vita politica per avere mentito e per avere favorito un suo parente nella cessione di un bene del partito, ma se non si dimostra che lo sapeva, Fini non deve dimettersi né dalla politica, né da Presidente della Camera perché? Perché non c’è assolutamente nulla di eticamente riprovevole in quello che è successo, almeno fino a quello che si sa in questo momento, attenzione!
Il fatto poi che chiedergli le dimissioni sia Berlusconi è veramente strepitoso perché hanno detto che Fini deve spiegare perché ha autorizzato a vendere una casa di 50/60 metri quadrati a una società offshore e perché le case, anche dei tuoi familiari, anche in affitto le devi tenere sotto controllo, se vi capita leggete il pezzo di Antonella Mascali su Il Fatto Quotidiano che oggi è anche sul sito, dove si ricorda che Berlusconi non ha un cognato che forse è proprietario di una società offshore o forse ha affittato una casa da una società offshore , Berlusconi non ha neanche la colpa di avere autorizzato la vendita di una casa a una società offshore, Berlusconi ha o ha avuto 64 società offshore del comparto B very discrete Fininvest, creato a metà degli anni 80 e per tutti gli anni 90 dall’Avvocato David Mills per tacitare il quale fu pagata a Mills una tangente di 600 mila dollari in Svizzera, in più il Cavaliere Silvio Berlusconi possiede tra Antigua e le Bermuda, tutti paradisi fiscali, almeno 6 ville intestate tutte a società offshore, in più è proprietario di una barca di 48 metri del valore di 13 milioni di Euro intestata alla Società Morning Glory Yachting Limited sede alle Bermuda, paradiso fiscale, con tutta quella galassia di società offshore Berlusconi ha pagato tangenti a Craxi, ha pagato Previti perché pagasse i giudici della Mondadori, ha pagato le scalate Standa e Mondadori, ha eluso la legge Mammì controllando tramite prestanomi Telepiù quando non poteva avere più di 3 televisioni e ha fatto tante altre belle cosette che trovate nella sentenza Mills e nelle sentenze All Iberian, tutt’ora per quel sistema offshore Berlusconi ha in piedi il processo Mediaset e il processo Mediatrade che riguardano frodi fiscale presunte, appropriazioni indebite presunte, falsi in bilancio presunti che arrivano fino al 2005 per lui e fino al 2009 per altri dirigenti del gruppo tra cui Confalonieri, il figlio Piersilvio che era insieme alla sorella il vero proprietario delle società Century One e Universal One che stavano a Guernsey nelle isole del Canale, altro paradiso fiscale offshore e che utilizzavano queste due società per conto del padre per incamerare i fondi neri che si accumulavano nei passaggi di proprietà dei diritti televisivi acquisiti dalle major americane a Holliwood. Questo è colui che oggi sta insegnando la morale a Fini, questo è il proprietario dei giornali che fanno la morale a Fini per le case e le società offshore, come al solito chi ha non solo una trave, ma 5, 6, 10, 20 travi nell’occhio fa la morale a quello che forse, ma non è ancora deciso, ha una pagliuzza, passate parola!
Marco Travaglio (Passaparola del 27 settembre 2010)